La femme est naturelle. Il piacere e il male nella donna di Baudelaire

Gustave Courbet, Ritratto di Baudelaire
Gustave Courbet, Ritratto di Baudelaire

Baudelaire per anni ha concentrato nella figura femminile l’eros e il palpito spirituale, considerando la carnalità come la ricchezza di emozioni e di forme di bellezza che non sono solo stimoli per il raggiungimento del piacere, ma una spiritualizzazione della natura ambigua, fertile, aggraziata e contraddittoria. Nell’essenza femminile si sintetizzano luce e gioia, mistero e delicatezza, sensualità e perversione e tutto ciò che è complementare e/o in contrapposizione al maschio. Forse questo è il motivo per cui, nei suoi ultimi scritti, deluso dal sentimento amoroso, descrive con amarezza l’amore come un misero ‘besoin de sortir de soi’ come a volerlo definire un atto freddo e istintivo proprio della prostituzione. Eppure è l’amore per la sua donna che gli ha permesso di elaborare e superare il Tempo e la Morte riscattandola dalla ‘promesse de bonheur’ nonostante le innumerevoli smentite in cui ‘la femme est naturelle, c’est-à-dire abominable’. La voluttà diventa una forma consapevole di fare il Male: il sentimento dell’amore prevede sempre un sopruso perché c’è chi subisce e chi agisce come carnefice. Baudelaire cerca di uscire da se stesso e dall’incanto dell’essere femminile: La Mort des amants è l’incarnazione del suo desiderio di spiritualizzare l’amore e con grande veemenza si oppone all’uso del corpo della donna come l’oggetto di sevizie (Une martyre). Si distaccano estasi e spregio perché solo l’artista può essere capace di vedere la donna, contemporaneamente, oscena e affascinante. Les fleurs du mal ricercano l’eternità sentimentale, incarnata nella fraternità altruistica e nella virtù che non ricade mai nella tentazione dei pensieri sensuali. I simbolismi innumerevoli legati ora al sarcasmo, ora al macabro romantico si riprendono e a un tempo si svuotano roteando intorno a descrizioni evocative, erotiche, grottesche, di morte, di innocenza. Così la donna è Le Vampire (donna-satana), oppure La Béatrice (donna-angelo) o una passante (“Un éclair… puis la nuit!  – Fugitive beauté / Dont le regard m’a fait soudainement renaître, / Ne te verrai-je plus que dans l’éternité?”) o ancora la prostituta a cui non è dato il permesso di entrare in dialogo con Dio perché ‘L’éternelle Vénus est une des formes séduisantes du Diable’.

 

 

Le Vampire

Toi qui, comme un coup de couteau,
Dans mon coeur plaintif es entrée;
Toi qui, forte comme un troupeau
De démons, vins, folle et parée,

De mon esprit humilié
Faire ton lit et ton domaine;
– Infâme à qui je suis lié
Comme le forçat à la chaîne,

Comme au jeu le joueur têtu,
Comme à la bouteille l’ivrogne,
Comme aux vermines la charogne
– Maudite, maudite sois-tu!

J’ai prié le glaive rapide
De conquérir ma liberté,
Et j’ai dit au poison perfide
De secourir ma lâcheté.

Hélas! le poison et le glaive
M’ont pris en dédain et m’ont dit:
«Tu n’es pas digne qu’on t’enlève
À ton esclavage maudit,

Imbécile! – de son empire
Si nos efforts te délivraient,
Tes baisers ressusciteraient
Le cadavre de ton vampire!»

 

Il Vampiro

Tu, come lama di coltello

sei entrata nel mio cuore in lacrime!
Tu, forte come una torma
di demoni, folle e in ghingheri,
 
sei venuta a fare del mio spirito
umiliato il tuo letto e il tuo regno!
Tu, infame alla quale son legato
come il forzato alla catena,
 
come il testardo giocatore al gioco,
come il beone alla bottiglia,
come la carogna ai vermi!
Maledetta! Maledetta!
 
Ho pregato la spada rapida
di conquistare la mia libertà;
ho detto al perfido veleno
di soccorrere me vile;
 
macché! Il veleno e la spada
con disprezzo mi hanno detto:
«Sei indegno di essere strappato
alla tua maledetta schiavitù,
 
imbecille! Se pure i nostri sforzi
ti liberassero da quel dominio,
tu stesso coi tuoi baci resusciteresti
il cadavere del tuo Vampiro!»
 
(traduzione di Claudio Rendina)
 
 

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