La/crime/ndays di Giovanna Iorio

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Anteprima

Distici asciutti e disincantati, questi di Giovanna Iorio, dedicati alla sofferenza delle donne maltrattate, vissute empaticamente e con grande intensità. La/crime/ndays, plaquette di 48 pagine, (CFR, 2014), è illustrata con elaborazioni di computer graphics di una fotografia dell’artista americana Rose-Lynn Fisher. Testo bilingue italiano\inglese. Introduzione di Marco Sonzogni. Nota di lettura di Maria Grazia Calandrone.




Per alcuni la scrittura è un vestito – da scegliere, portare, cambiare. Qualcosa che dipende da una serie di situazioni psico-ambientali che determinano di volta in volta il modus scribendi; che mettono la penna di fronte allo specchio. Per Giovanna Iorio, invece, la scrittura è la pelle: non la seconda, come da frase idiomatica, ma la prima. Giovanna, infatti, scrive per essere – le parole sono indispensabili boccate d’ossigeno, per la mente come per il corpo. Non sorprende quindi che tutto ciò che scrive sia vivo, tridimensionale e conduttore di un voltaggio umano e artistico che attinge all’inevitabile e all’indispensabile. In ogni scritto, in versi come in prosa, Giovanna ci lascia qualcosa di sé e lo fa senza risparmiarsi. Anzi, anche quando le parole sono ‘contate’ – come in questi distici: momenti di keening e di canto, veloci e leggeri, eppure pregni di significato, di emozioni, di conseguenze – si mette in gioco fino in fondo. Allora chi la legge, e chi la traduce, deve tenere a mente che tra un battito di ciglia e di cuore Giovanna dà forma a un dono che non deve essere assolutamente perso e sperperato.            

(dalla Prefazione di Marco Sonzogni)

                                                                                                

 

In La/crime/ndays alcune delle lacrime che solcano con il loro lavoro silenzioso la vita quotidiana delle donne, vengono declinate in immagini (Rose-Lynn Fisher) e parole (Giovanna Iorio): di donne già morte che maledicono, di donne che si rivoltano a quello che credevano un destino, che si rimettono uno sguardo di vive negli occhi che erano stati morti dal disamore. La/crime/ndays è dunque un breve catalogo di parole-lacrime di donne che si siano ribellate, che abbiano rivolto contro il persecutore la propria libertà, sono parole lavorate in 43 distici pulsanti, duri, battenti – che sono altrettante suppliche, maledizioni, preghiere e ribellioni, perché la libertà, alla quale ogni essere umano ha diritto, in certi amari casi è necessario sia una dura conquista, significa fare appello a tutto il proprio orgoglio di rivoluzionari.

(dalla Nota di lettura di Maria Grazia Calandrone)

  

 

Inediti

  

Credi di potermi sbattere tra le cosce/ la morte? Qui passa la vita.

 

*

  

Vieni vicino, devo mostrarti una cosa:/ carne, ossa, sangue. Sono viva.

  

*

  

Ho letto il mio nome sul giornale: è sbagliato./ Urlavo e non arrivava nessuno.

  

*

  

Tu non la vedi ma c’è una donna seduta/ sul letto. È venuta a salvarmi.

  

 

*

 

Che cosa credevi di trovarci qua in mezzo?/ Per te le spine del cespuglio.

  

*

  

Mi dicevano che un uomo perde le staffe./ E io? Sono un cavallo libero.

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