Antologia di poeti contemporanei. Tradizione e innovazione in Italia (MURSIA)

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«Chi scrive una poesia (e dunque anche chi la riscrive leggendola) sperimenta tutta la possibile ambiguità e comprensività del linguaggio. Strozzata apparizione, rito demente e schernitore, discorso sapiente, pantomima incorporea, gioco temerario, la nuova poesia si misura con la “degradazione dei significati” e con la “instabilità fisiognomica” del mondo verbale in cui siamo immersi». Troviamo calzante la riflessione di Alfredo Giuliani per introdurre la lettura del volume «Antologia di poeti contemporanei. Tradizione e innovazione in Italia». Daniela Marcheschi, curatrice della raccolta edita da “Mursia”, fornendo singoli e ricchi profili bio-bibliografici e critici, ritenendoli «variamente rappresentativi e validi da molteplice angolazioni», propone ventuno poeti italiani: Pier Luigi Bacchini (“poesia geologica e cosmica nella percezione di un male onnipresente e nella precisione naturalistica e fisica dell’osservazione dell’universo e delle cose della terra”), Giampiero Neri (“il linguaggio nitido e funzionale, la forza enigmatica e allusiva sprigionata in crescendo dai componimenti”), Franco Loi (“capace di piegare il linguaggio alle proprie urgenze espressive come ben pochi nel panorama internazionale”), Fernando Bandini (“caratteristiche sia di nitore della lingua sia di apertura stilistica ne caratterizzano la cifra”), Elio Pecora (“colpiscono l’attenzione non riduttiva al particolare concreto, lo stile semplice, l’ironia che può sfociare in fulminanti epigrammi”), Jolanda Insana (“rende originale la sua poesia il tono risentito ed eticamente pugnace, la visionarietà, il ‘surplus’ vitale nei sommovimenti e nel ‘furor’ di una lingua che mira alla musica semantica”), Nanni Cagnone (“in un’ammirevole giovinezza poetica ha pubblicato raccolte di straordinaria intensità e fra i testi più belli della poesia italiana contemporanea”), Anna Cascella Luciani (“poetessa di rango per la costruzione architettonica dei versi e per le tematiche che affronta: l’imperfezione costante dell’esistere, la perpetua manchevolezza di un insieme che non sa o non può farsi compiuto”), Giorgio Manacorda (“ottiene alcuni dei suoi risultati migliori, che risaltano nel colloquio dolente con se stesso, nei toni alti, e assorti, in cui una «Wunde» o «ferita» insanabile mostra tutta la sua gravità di perdita, ma può trascolorare anche in elegiaca mestizia”), Cristina Annino (“cerca un modo tutto suo di rappresentare le cose e di restituire matericità alla parola, che per lei è comunque sempre mezzo di significazione e di visualizzazione immaginativa”), Maurizio Cucchi (“un narrare che, da un lato, indica lo spaesarsi nel mondo delle cose, del linguaggio proprio di chi non sa definire se stesso e ciò che lo circonda; ma, dall’altro, si afferma come ostinata ricomparsa, come istanza di radicamento”), Lino Angiuli (“poesia che ha la sua energia nella concretezza dello sguardo antropologico e nel dinamismo: è voce netta di un intelletto e di un corpo sensibile che si protendono verso cose e parole, perché a tutte queste si può dare forma”), Assunta Finiguerra (“l’intelligenza di capire che la parola è corpo, è la vita, e che un poeta deve parlare come sente profondamente, cercando di misurarsi con le parole che lo abitano, il loro variabile peso. Sceglie così, con raffinata consapevolezza, di esprimersi nel dialetto di San Fede”), Biancamaria Frabotta (“ironia fino al sarcasmo nell’attenzione civile, ma anche volontà di comprendere in sé presenze semplici e confortanti nel loro vivere per vivere, come quelle delle viti, dei fiori in campagna, dei cani, degli uccelli, della natura che mite ci attornia, nasce e muore di continuo: la vita nel suo enigma”), Guido Oldani (“restituisce alla poesia un valore civile e di discorso in attrito con il mondo, di costruzione di una alternativa ideale allo stato delle cose”), Roberto Piumini (“poesia dai ritmi spumeggianti come una danza, dalla gioiosa naturalezza dello stile”), Maura Del Serra (“la scrittura teatrale agisce positivamente su quella poetica, ispirando accenti più distesi e discorsivi, che alleggeriscono la tensione metaforica nei toni dell’ironia e in uno guardo pieno di ‘pietas’ per gli esseri umani esposti al male e per le occasioni del quotidiano”), Amedeo Anelli (“slittamento e arricchimenti di campo, le parole e le loro valenze foniche, sono come il guardasi allo specchio della lingua e del mondo”), Margherita Rimi (colpiscono “il linguaggio poetico che si articola prevalentemente nell’agile semplicità della paratassi, la vitalità di una ispirazione originale”), Antonio Riccardi (“l’io lirico è sempre in un ‘a tu per tu’ con se stesso e le cose all’insegna dell’etica, di un’interrogazione della verità che si misura con la fedeltà agli affetti, con la necessità di testimoniarli”), Paolo Febbraro (“la sia scrittura poetica predilige la ricchezza comunicativa della parola e l’andamento discorsivo, ma dall’intonazione nobile, anche quando si tinge di ironia amara”). Un testo arricchito dal capitolo conclusivo, “Per Orientarsi”, all’interno del quale sono segnalati riviste (cartacee e online), siti e blog, sia per approfondire la conoscenza dei poeti inclusi nell’antologia, sia per conoscerne di nuovi. «Perché – scrive la Marcheschi – allestire oggi un’antologia della poesia italiana contemporanea? Perché, per fare letteratura, è indispensabile, continuare a inventarla, crearla e ricrearla ogni giorno e, per dare un contributo anche piccolo alla creazione di una nuova letteratura, è necessario fare costantemente il punto della situazione, dello stato dell’arte. È necessario esserle fedeli».

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nove poesie scelte da Antologia di poeti contemporanei.
Tradizione e innovazione in Italia
a cura di Daniela Marcheschi, Mursia, 2016.

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Pier Luigi Bacchini

Precetti 2

Tu, C. porta gli abiti
e le corone
e i profumi e intona il coro.
Allontànati per sempre
e ascoltaci come echi.
Altri amori tasteranno l’epidermide
del bambino
e altri ricordi andrai trasformando.

Ecco la stanza è chiusa nessuno entra tutti sfuggono
solo il pare che rigermini
con uccelli e insetti.
E dentro noi coi timpani perforati,
con le orecchie slabbrate
s’inizia il lavoro dei microscopici guardiani
di tutta una vita.
Già pronti a sopraffarci.
Il segno che ci ha distinto
sulle nobili famiglie degli animali
non è più,
e il silenzio trasuda anche dai marmi
cavati dalle montagne lungo il mare.

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Jolanda Insana

Io Repubblica

se la res publica non è cosa tua non è cosa
di pescecani grassatori e mosconi stercorari
com’è che sguanti la manaccia artigliosa
per sgraffignare da magnaccia?
andrò di porta in porta
spalancherò la bocca
per non essere svenduta
e prima di schiattare soffocata
t’incoscio e schiaccio la testa infardata
itterico Verre impalcato in Parlamento
dopo le rapine

non voglio essere sfregiata
voglio essere curata
io Repubblica malata

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Nanni Cagnone

LXIII

Disuguale, aspra fortuna
della conoscenza,
se a causa sua
non devo ripetermi
né tenere in serbo semente
per me solo,
imparando invece mescolanza,
quel facile accordo di colori
nel tramonto.

Accanto a quel che disse,
accanto a quel che scrisse,
ci furono
intentate belle giornate.

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Cristina Annino

2
Si fa sabbia

Si fa sabbia così, si sfalda
al vento di casa mia. Accusa
altre cose deboli, la cecità,
per esempio. Io non so
cosa dire quando siede su me come
fossi cemento. Oppure
vola, ci credo, va via, si stende
altissimamente e in largo.
La guardo con quella
paura dei nani per un monumento.

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Maurizio Cucchi

[da Piccolo album]

Dicono che l’amore si trasforma
passando dal fuoco al più tenero abbraccio,
ma più conta che le sue radici
cieche insistano scavando
tra parole e silenzi intrecciando
nella pace i comuni destini,
il calore commosso degli occhi,
i cammini, la pietà, le carezze
che per sempre, anche se un sempre
che ha una fine, ci terranno vicini

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Guido Oldani

Cucire

vorrei tu fossi l’ago del rammendo,
io il tuo refe doppiato a trapassarti
sgomitolato da me stesso inquieto
e posti insieme noi, siamo un cucire.
è un verbo di lavoro e ha un senso caro
di coppia che rinsalda opposti lembi
ma, soli, tu puoi solo le punture
e io afflosciare, rete senza un mare.

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Amedeo Anelli

Il Gelo

Apparivi con
la pioggia e l’ombrello
al passaggio dei treni
nel rumore di vetri tintinnanti
a tua volta figura
nel gelo e nel silenzio:

come un alito
dal vetro sbrecciato
il gelo, la condensa
– il caldo dentro
e anni e anni.

1 gennaio 1988

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Margherita Rimi

Dove mi porti (con dedica)

Parlami così. Come si fa grande.
Come da qualche parte il tempo ricomincia
quando carta su carta è conta disuguale
quando io sono farfalla e tu sulle mie ali.
Parlami così.
Come risulta il mondo alle domande
quando alla fine non diventano parole.

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Antonio Riccardi

3.

Si fa come se la fine non ci fosse.
I principii di una morale provvisoria
mutevole, come invalicabili…

Ognuno sul campo dello scontro
aspetta che il ferro accenda
la polarità dell’altro ferro.

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Paolo Febbraro

«Buongiorno, mi dia tre etti del cadavere
di un manzo. Però mi raccomando, che sia
di quello che non ha sofferto andando
al macello, del più sciocco, fidente o
soprappensiero, cui l’ultimo muggito
non abbia striato la carne d’incubo
e maledizione contro la nostra biblica
autorità, e autorizzazione. Un bel vitello
con la nervatura non ustionata
dalla memoria d’un cancello.
Che stia bene col brodo leggero,
la frutta di stagione e l’aroma
del vino novello. Mi dia di quello».

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