come la zanzara che ti tiene sveglio

La mia poesia è femmina

I miei versi sono tutte donne.
Le mie rime sono tutte bambine.
Non c’è strofa che non porti la gonna,
non c’è virgola che non vada dal parrucchiere,
non un apostrofo che non sia ben stirato.
Le parentesi son tonde
perché aspettano un pensiero,
i punti interrogativi sono le grucce
nei quali appendo le domande,
gli esclamativi, invece, li evito,
come certi uomini.
Gli accenti sono saltati in padella,
delle eufoniche non riesco a liberarmi.
La mia poesia è fatta in casa,
profuma di crostata appena sfornata.
La mia poesia ha le mani piccole,
ci tiene a stare in forma
e non mangia carne.
La mia poesia sono io,
femmina.

 

Raptus

Se vieni non dirlo,
non avvisarmi in nessun modo.
Non voglio sapere in quale giorno,
né l’ora, se vieni in auto, in moto,
a piedi o perfino a cavallo.
Che sia un raptus,
che io sia tra le più ignare delle Sibille.
Vieni al mio cospetto senza parole,
solo con mani e volontà.
Non farmi replicare, non indugiare,
se esiti tu, esito anch’io.
Vieni preparato,
tirerò su difese ben studiate.
Non farti incantare,
non mi ascoltare,
fai come Ulisse con le sirene.
Portami con te,
facciamo strada insieme,
troviamo Itaca o Atlantide,
la Terra di mezzo o
il Paese delle meraviglie.
E voi, fatemi un favore,
a quel punto, non mi cercate.

 

Spulciando

Mi piace quando spulci tra i tuoi libri
per trovare versi per me.
Con l’indice scorri la libreria,
scaffale dopo scaffale,
qualche volta ti fermi,
ne sfogli uno,
fai no con la testa,
lo rimetti a posto.
Mi piace quando ti metti sulle punte
per lo scaffale più alto
che quasi non ci arrivi,
e quando ti chini,
ben piegato sulle gambe,
come ti ha insegnato il medico,
per via del mal di schiena.
E quando poi, infine,
trovi quello che stavi cercando,
quelli degni, come dici tu,
ecco, in quel momento,
mi piace come cerchi i miei occhi sorridendo,
come se avessi trovato
due tesori: i versi e me.

 

Agosto

Ogni agosto te ne vai.
Dici di pensarmi,
ma il tuo pensiero non arriva con la risacca,
né con lo scirocco.
Ogni agosto mi lasci,
visiti musei, città accaldate,
(percorri le anse dei miei pensieri).
Dici che m’avevi accanto
davanti a quel quadro di Chagall,
quello dell’uomo che tiene per mano
una donna che vola.
Ma qui non arriva arte
e nemmeno bellezza
a sollevare da terra
a dare altezza, rendere
leggera l’attesa.
Dici di pensarmi a ogni tramonto,
quelli interminabili d’estate.
Ecco, capisci la differenza?
Io ti penso a ogni alba.

 

Relazione

Lo sapevo sin dal principio
che la nostra non era una relazione stabile.
Vai, torni, prendi, insisti, fuggi.
Quando sei qui, vuoi tutto:
attenzione, dedizione,
sentimento e scrittura.
Sei come un sassolino nella scarpa,
come quel ritornello che ti martella sin dal mattino
e non ti abbandona più,
come la zanzara che ti tiene sveglio,
come il cane dei vicini che abbaia tutto il giorno.
Quando finalmente ti decidi,
siedi accanto a me e resti
finché non abbiamo finito.
Poi, mi ringrazi con un cenno
e già non ci sei più.
See you later poesia.

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