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Edvard Munch

quattro inediti

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Ciclope bianco

Con astute pastiglie imbottisci
la mia mente e nella carne viva
aghi di perdita e stigma
senza tregua mi conficchi.

Datteri dolci dàmmi, ed espiati
spicchi di vita, versi in rime
baciate offri alla mia bocca
arsa dal fuoco di passione!

Io sono Antiope, guerriera ardita,
l’amazzone col seno mozzato,
folle regina che corre a perdifiato
fino alla sorgente divina
che sola sana la ferita.

Con l’ascia bipenne
ti ucciderò, ciclope bianco
che con antico ghigno
la mia testa imprigioni
nella cuffia con scaltri
e duri lacci di menzogna.

Tu che nelle mie viscere entri
senza bussare, tu che mi chiudi
nell’antro del dolore
lasciandomi implume
privata dello scudo e dell’amore.

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Vertigine di silenzio

Si incunea nel cuore
e nella mente,
questo magico fragile amore
rosso come l’amaranto
ghirlanda sacra alle dee…
L’ attimo fugace accoglie
nella gravida conchiglia
le nostre anime unite
in vertigine di silenzio.

E ricomincio ad amarti,
-abitudine mai compiuta-
mentre mi riconosco
nella rossa ferita che ci unisce
– e ci scalfisce il cuore-,
mentre ardo nel fuoco dell’araba fenice
che resuscitata,
alta vola nel cielo
oltre il mistero del tempo.

Battito e cenere di vita
nutre la nostra caparbia intesa,
promessa di gioia infinita
che affranca l’oggi
dal domani più crudele dell’ieri.

E di nuovo risucchiati
nell’onda dell’esistere,
sopravviviamo alla vita
risvegliati
dal fruscio dell’attesa.

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Ladra di sillabe

Sono corsa a sentire la voce dei poeti
sgusciante dai lemuri di affreschi inquieti;
versi di verbi cangianti ho ascoltato,
ed echi di strappi, memorie di esilii
e giocosi bisticci di lemmi
(ora silenti nel palindromo strazio).

Nel poema salvificamente incompiuto
io, ladra ancóra di sillabe,
spiriti accenti cediglie e ideogrammi
ho carpito
per l’ordito del mio quaderno.
Compenetrata al cosmico alfabeto
ora mi sento s-vuotata,
dal mio stesso antico dolore rinnegata.
Nemmeno le rime e le strofe,
un tempo sicuri approdi a folli traversate,
definiscono ora il contorno sfilacciato
di esuli mnestiche assonanze..

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Scorticare

Con spietata pervicacia
espio colpe lontane
– e pur vicine
devo scorticare le mie membra
straziare la mente
– e la memoria
di nefande gesta
– ed egoistici gesti..
tenere aperte con fili
le palpebre
per vedere il film
della mia folle vita
e di una morte
mai finita.

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