FLANNERY O’CONNOR DIARIO DI PREGHIERA

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Tradurre il Diario di preghiera di Flannery O’Connor è stato molto complicato. Si tratta di testi scritti da una Flannery ventenne, non destinati alla pubblicazione. Un diario dalle righe dense, dai passaggi veloci, dai riferimenti spesso oscuri, dai ripensamenti e dalle pagine stralciate.
Un diario inoltre sotto forma di lettere; lettere un po’ particolari, che potremmo definire preghiere, perché rivolte a Dio. Flannery parla con Dio e gli scrive, per chiarirsi le idee e soprattutto per sentirlo più vicino. Le preghiere tradizionali, a suo dire, non la coinvolgono più di tanto. La ragazza, che ha appena iniziato a frequentare i corsi di scrittura creativa all’università di Iowa City, chiede a Dio con veemenza di darle una buona storia, di far sì che sia pubblicata e poi, come se non bastasse, fare di fare di lei una mistica…e subito!
La difficoltà di tradurre i pensieri di quella che, a nostro parere, si rivela invece una mistica a tutto tondo, è quella di non snaturare l’impeto, la veemenza di questo suo amore forte e contrastato. Le parole che Flannery usa sono “basse” non letterarie, a volte si ripetono nella stessa riga, mentre la sintassi segue il ritmo del parlato: abbiamo tradotto nel modo “più diretto” possibile, per non ingentilirla, per non renderla “devota”, cosa che sappiamo le avrebbe fatto orrore. Abbiamo cercato di non “standardizzarla”, di usare il minor numero di congiuntivi possibili, di non renderla elegante, perché avrebbe significato imbellettarla.
E Flannery, con la sua scrittura e la sua grinta, non ne ha bisogno. La lettura sarà impegnativa, ma carica di energia e di intuizioni creative e spirituali che solo una grande artista e una appassionata credente può dare.

Elena Buia e Andrew Rutt

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tre passi da Flannery O’Connor Diario di Preghiera (Bompiani, 2016)
Traduzione di Elena Buia e Andrew Rutt, Prefazione di Mariapia Veladiano.

Caro Dio, quanto siamo stupide noi persone finché Tu non ci dai qualcosa. Anche nella preghiera sei Tu che devi pregare in noi. Vorrei scrivere una bella preghiera, ma non so da dove cominciare. Intorno a me c’è l’intero mondo sensibile che dovrei essere in grado di volgere in Tua lode; ma non ci riesco. Eppure, in qualche momento insulso quando magari sto pensando alla cera per pavimenti o alle uova di piccione, l’inizio di una bella preghiera può salire dal mio subconscio e portarmi a scrivere qualcosa di elevato. Non sono una filosofa altrimenti queste cose le potrei capire. Se sapessi tutto di me stessa caro Dio, se potessi scoprire tutto ciò che in me è pedante, egocentrico, a ogni modo insincero, allora che cosa sarei? Ma cosa fare di quei sentimenti che sono ora di paura, ora di gioia, che si trovano troppo nel profondo per essere toccati dalla mia comprensione. Ho paura di mani insidiose Oh Signore che brancolano nel buio della mia anima. Ti prego di essere la mia guardia contro di loro. Ti prego di essere il Rifugio sulla cima del sentiero. Sto conservando la mia fede per pigrizia, caro Dio? Ma questa è un’idea che piace a chi è solo in grado di pensare.

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Caro Dio, sono così scoraggiata riguardo il mio lavoro. Questa è la sensazione che provo. Mi rendo conto di non comprendere davvero quello che credo di comprendere. Per favore aiutami caro Dio a essere una brava scrittrice e a riuscire a far accettare qualche altra mia opera. Certo, questo è così lontano da ciò che merito, che naturalmente sono colpita dalla mia sfrontatezza. La contrizione in me è di gran lunga imperfetta. Non so se mi sono mai dispiaciuta per un peccato nella misura in cui esso Ti ha ferito. Questo tipo di contrizione è meglio di niente ma è egoista. Per averne una d’altro tipo, è necessario avere conoscenza, fede straordinaria. Tutto si riduce alla grazia, suppongo. Chiedendo di nuovo a Dio di aiutarci a essere dispiaciuti per averLo ferito. Ho paura del dolore e immagino che sia quello che dobbiamo provare per ottenere la grazia. Dammi il coraggio di sopportare la sofferenza per ottenere la grazia, Oh Signore. Aiutami in questa vita che sembra così infida, così deludente.

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25 gennaio 1947
Che pensieri maestosi questa sera! Queste cose suonano tutte uguali davvero come sembra? Mi danno tutte una leggera nausea – anche se al momento erano sincere & non ho abiurato nessuna delle mie professioni di fede. Questa sera mi sono immaginata per ipotesi a 70 anni mentre mi dico che ci siamo, è finita, quel che è fatto è fatto, & non mi sono avvicinata di un passo rispetto a dove sono adesso. Questa abiezione morale a 70 anni sarà intollerabile. Voglio una rivoluzione ora, una rivoluzione mite, qualcosa che mi conferisca anche solo un ascetismo da XX secolo se non altro quando passo davanti alla drogheria. Le delizie intellettuali & artistiche che Dio ci dà sono visioni & in quanto visioni, le paghiamo; & la sete di visione non porta necessariamente con sé la sete della sofferenza che ci attende. Guardando indietro ho sofferto, non la mia parte, ma abbastanza per chiamarla così, ma mi resta un enorme debito da saldare. Caro Dio Ti prego inviami la Tua Grazia.

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