Gisella Torrisi: Dialogo Assente (e la voce scese in strada)

gisella torrisi

“Il titolo è nato molti anni fa, autenticamente sigillava tutte le poesie figlie dell’allora dialogo assente. Dialogo in quanto all’epoca vi era già una coscienza che tesseva sperimentando la parola e il suo accoltellarne gli schemi, Assente perché rifletteva lo stato alfa in cui si cade quando prende il sopravvento l’ispirazione o nel mio caso: la visione. (…) Lo spirito, quello appunto della poesia, resta tale in tutta le sezioni che vanno dal gennaio 2010 all’estate del 2015, ciò che cambia è l’ambiente che lo ospita, il tempo invece è in una ciclica rivoluzione tra pace e guerra. La prima sezione: Anno zero del 2010 la definirei fetale perché è lì che inizia l’incarnazione della materia o almeno il ricordo che si ha. L’anno successivo è il tempo di portare in vita la coscienza romantica (dunque inquieta) ma anche sollevata di Ella Flaubert. Nel 2012 inizia invece il vero e proprio cammino, quello più sperimentale e agguerrito, la così fatta missione: con Bozza di una rivoluzione e C’era una volta la pioggia, sezioni terza e quarta che camminano distintamente tra loro ma che mantengono la stessa direzione: mettere in discussione e ricercare il cambiamento non solo interiore ma anche sociale, a queste due sezioni è legato il motivo dell’esigenza di un sottotitolo e la voce scese in strada. Infine nell’estate 2015 si aggiunge, come quasi un’appendice, un’altra prova di scrittura con la sezione Piccole conchiglie in cui si svelano tutti i personaggi del passato e del futuro che hanno fatto sì che i luoghi di cui ha vissuto questo percorso prendessero significato. E dove ci siamo ritrovati? Se non dentro i pianti dimenticati della mia anima-terra: la Sicilia.”

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Gisella Torrisi nasce nella provincia Catanese, il 29 settembre del 1991. Sin da piccola la sua vita sembra confluire verso un’unica direzione: la creazione artistica. Osserva bene la realtà che la circonda e ne vede tutti i suoi demoni, cerca per ciò un cambiamento sociale. Più lotta per modificare la realtà e più ne rimane delusa, nulla sembra cambiare, la gente sembra non sentire e morire avvallata dalla loro stessa vita. Ma ecco che fiorisce in lei una nuova meta: il cambiamento individuale. La sua arte appoggia la sua missione, le sue poesie sono semi, le sue parole sono coltelli che liberano il vero. Giovanissima, nel 2012, pubblica il romanzo La perfezione è libertà in cui mostra come con un cambiamento interno si ottiene quello esterno, una storia sui generis che si ambienta in una Sicilia vera, misteriosa e piena di inganni per la mente. Il suo lavoro non ha un fine primariamente editoriale, ma passa dalle piazze, passa fra la gente comune, passa anche nell’alta e sterile società con provocazione. Taglia la carne-tensione, libera il battito, spezza i respiri e li costringe a scendere fino al profondo.

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dalla Prefazione di Dialogo Assente (e la voce scese in strada) di Gisella Torrisi,
Algra Editore, 2017, seguono cinque scelte dall’autore.

copertina Dialogo Assente

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Prima sezione: Dialogo Assente Anno Zero
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Fondo non c’è.

Una vasca piena di specchi
stamani è il mare vitale
quanti riflessi spaziano
in quest’acqua che respira.

Il tuo sospiro dietro l’onda
corta armonia della schiuma
distratto e forte è l’attimo
terrore
non sai che cammino con te
mi basterebbe un tuo sguardo
e non voltarti-, per ferirmi

infrangendo gli specchi
per poi lasciarmi cadere
in una vasca in cui
fondo non c’è.
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Seconda sezione: Ella Flaubert
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Identità

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Grovigli di sangue
movenza passionaria
innalzato l’esistere
intimo dell’ uomo
é la vita che ogni mattina
senza cercarne motivo
si sveglia da ogni punto.

L’identità non mostra
ragione, si sbaglia!
Un uomo senza spezzarsi
non dona riflesso di spirito.

L’identità è un abito stretto
non veste né Osiri né Khepri.
Un uomo senza immenso
è solo l’assurdo suo resto.

Cercando mi persi fra mille ragioni
e del suo senso non trovai posizioni
ma quanti e quanti punti si intrecciano
per comporre una sola immagine?
E quante scritture le stelle leggono in noi?

D’identità scomposte ne sono sempre sicura.
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Terza sezione: Bozza di una rivoluzione
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Cavie del denaro

A cavalcioni sulle paure: tremiamo
finestre aperte ma sui campi d’odio
mostrano la fine d’utopica umanità.

S’assenta la sorte da noi per lasciarne
respiro d’odore e carne viva addosso
per finire poi su piatti freddi di ferro.

Sgomitando rimane freddo il rebif
attaccato ai putridi polmoni induriti
dal nebuloso fumo che incanaliamo.

Morendo distanti cavie del denaro
fra le ultime foto del tramonto morto
ed in noi risorto forse oltre il cemento.
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Quarta sezione: C’era una volta la pioggia
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Cosa rimane della voragine chiamata fame?

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Cosa rimane della voragine chiamata fame?
Stelle e strisce divorate supine nei presidi lunari
e presentimenti di disagi nel cuore eterno ovale
che se nasci a 9 km ti regalano un pezzo di terra
e tante belle parole, non queste in dieci fragili
movenze di coda quando le leggi, alzi le ciglia
e mi sotterri, ops sorridi, evanescente come sei
di quei gatti che hai salvato: Orfeo era nascosto!

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Cosa rimane di un giorno che non lascia amore?
Se vieni a nuoto senza annegare non ti cullano
devi imparare a cullarti da solo, I’ve a memory
il rosso davanti le labbra e sbarre bianco perla
col piede mio e sgattaiolava come Lolita fuori
dalla galera chiamata ninna che lui cullandomi
segnalava il confine in me tra sogno e miseria
con abuso di collaborazionismi con x invisibili.

Cosa rimarrà delle passioni spese senza vento?
Soffi d’affetto, comunità, indignazione, stupore
frigidi sentimenti dentro condivisioni arrapate
di chi cerca l’affetto dentro un colmare svuoto
lasciato sul palmo della mano ad elemosinare
futuro raccogliendo spazzatura, smog, veleno
dividendo quel che resta del tuo pane, Signore
in nome del capitale e diventi aceto in sangue.

Del giorno finito che non lascia amore
ho un ricordo intorpidito, ne ho dolore
passioni consumate senza vento né ali
ingoiate dalla voragine che mi colmasti
a cercare un punto alto viscerale dare
per placarci dentro l’incessante fame.
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Quinta sezione: Piccole conchiglie
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Non dormo qui

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Si segnano le tre
tra guerra e rabbia
anche nel tuo letto

non dormo qui
anche stanotte hai venduto
il mio amore a baci dimenticati.
Ti dissi già del cielo?

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