Wassily Kandinsky, L'elefante, 1908

 

La notte ho sognato elefanti
tutto un gomitolo animale
lungo la strada. Negli occhi
avevo la gioia di chi ritrova
un’infanzia perduta.
Ieri notte ho sognato piccoli
elefanti, in Thailandia, carezzavo
la loro testa e il ragazzo in groppa
sorrideva al sole.
D’improvviso mi ha trafitto
un ricordo di tanti anni fa
in Francia un incidente stradale
un cartoccio di zucchine falciate
dalle ruote di un camion di traverso.
Avevo frenato per la strada scoscesa
decine di metri, e il nero dei miei
pneumatici finiva nel bosco, tra i faggi,
e serviva agli uccelli per riposare.
Mio fratello era appena morto
e forse tentavo nel cunicolo del cuore
di raggiungerlo; una ventosa aspirava
da dentro il cuore e le animelle,
nella testa friggeva il sangue e la nausea
continuò per ore, specie all’ ospedale.
Questa notte ho sognato altri elefanti,
avevano negli occhi una luce bucata
dai faggi, poi hanno messo una maschera
di pneumatici, neri, per non vedere:
ero così infelice che avrei voluto morire
un’altra volta. Poi la testa tirò verso il cielo,
c’erano miliardi di stelle nascoste
sotto il velo, mi svegliai nell’aria,
in questo mondo perduto.

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