La sacralità di cui è imbevuto il poemetto Maria e Gabriele – L’accoglienza delle madri di Cinzia Demi – puntoacapo, 2015, ci rimanda a misteriose immagini liturgiche e terrene lungo il viaggio interno-esterno ed esterno-interno. L’autrice muove la parola chiarificatrice e simbolica nella realtà partendo dalla donna, dalla madre, dal concepimento del figlio scolpendo versi come emblemi di storia universale. L’interno include l’intimità dell’appartenenza e l’origine, l’inizio, la partenza, la nascita e la rinascita. L’esterno, invece, avviene attraverso la riscrittura delle cose del mondo, dei personaggi, segni di possibilità comunicative lontane e plurime. Le quartine sono l’espressione poetica e materiale dello spazio in cui l’autrice visualizza la propria esperienza creativa e dialogica: l’immagine poetica è sfida sociologica tra l’ascolto/accoglimento e la distrazione/allontanamento, perché mette in circolo il confine da esplorare tra il visionario e l’azione. La paura dell’abbandono e il rischio di vedere in frantumi il senso della vita viene misurato nel mistero dell’Incarnazione, la Carne Santa procreatrice, grazie all’Annuncio dell’Angelo. In questa parte centrale del poemetto Cinzia Demi tesse la tela dell’amore antico e schietto, un sentimento familiare credibile e dal sapore intimo, popolare, assoluto. Qui si completa la grazia, l’affidamento a un progetto divino plenario e immaginoso. Tutti i nomi dell’amore: Maria, Gabriele, casa, madre, via, consegna, affidamento, accoglienza, vita, coraggio, meraviglia, dono. Ognuna di queste parole, distinta una dall’altra, deve essere pronunciata a toni bassi, sottovoce per non disperderne il tono profondamente intimista e folgorante. Ognuno di questi nomi non si è smarrito nel tempo nonostante siano intrisi di fuoco ed energia consumata dai secoli. Demi non le lascia sfuggire, anzi, imprigiona ogni ipotesi di significato dell’amore in una dimensione mistica e umana che parte dall’inizio della conoscenza fino al punto di arrivo, il cuore mondo, senza moralismi o ovvie meditazioni. Non c’è un animo senza ardore, non c’è solitudine, ma domande sottese ai grandi misteri che corrispondono e trovano risposta nell’azione del tempo che mantiene viva, tesa e luminosa la fiamma dell’ispirazione, della rivalutazione, della bellezza.
da Maria e Gabriele – L’accoglienza delle madri di Cinzia Demi (puntoacapo, 2015)
Sono venuto a compiere
la visione santa.
Dio mi guarda, mi abbacina…
Ma tu, tu sei la pianta.
Rainer Maria Rilke
Annunciazione (le parole dell’angelo)
dal Libro delle immagini
[…]
La casa di Maria
non mi pensate come
se fossi un reliquiario un tempo
avevo appesi ai miei chiodi
gli angoli e le vesti della festa
ero le gesta lo spirito
di una donna innamorata
della sua normalità
in me avvenne il miracolo
l’eccezionalità
insieme entrammo
nella storia in noi fu
l’oasi d’ascolto
che a Dio dette la gloria
nel silenzio smarrito
che vedemmo
farsi mistero farsi ordito
*
un senso sono qui
per dare un senso
alle emozioni stelle polari
o anfore del buio
alla potenza del destino
che si fa ombra
in un fremito di grembo
all’accoglienza che chiede
spazio alla nostra vita
e non al tempio
come la madre che
accolse il figlio
sapendo quanto fosse
seme e poi embrione
già nella voce dell’angelo
già nell’Annunciazione
*
le madri sole vi dico
conoscono l’attesa
le madri sole hanno
nel corpo l’accoglienza
l’infiorescenza del polline
portata fin sulle curve dei ponti
sui pennoni sui barconi
di pece e amianto
quando pulsa la marea
della sera quando si alza
un canto un canto che
pare un tepore di nulla
rubato agli uccelli notturni
alle ricolme acquasantiere
dei gommoni alle mani
che benedicono lo stesso
[…]
portata e raccolta
dal mistero dell’angelo
a una semplice donna
una che non è ancora storia
una che non è Madonna
“Rallegrati, piena di grazia,
il Signore è con te” le dice
aprendo l’insenatura
formando un disegno
sul corpo che è già
ricolmo e che brucia
mentre si adagia sul fianco
*
mentre cerca o crede
e ha già capito
che il suo ascolto
sarà il futuro
la fecondità la forza
del domani stringerlo
quel ventre col sorriso
già pieno d’amore
voltarsi a quella luce
chinarsi al suo volere
ora può ripassare le parole
accennare a un saluto
non temere
le fattezze o l’ardore
compiuto è il passaggio
impaginato il messaggio
*
e raccolto in un diario
aperto e quotidiano
scritto con i gesti
col segno della croce
raccontato a voce
in quell’ultima periferia
del mondo questa è la storia
di Maria la storia di Maria
che vide l’Angelo del Signore
che accolse il Salvatore
che si fidò di una parola
data ne fu per sempre
trasformata questa
è la storia che si racconta
ancora per l’accoglienza
che venne data