Max Ernst, Sanctuary x SAVINA web

L’inverno dentro un Antro di Pizia è duro da trascorrere. Qualche brace, e uccelli imbalsamati alle pareti. Nessuna vanità da scrutare negli specchi. Le Pizie sono immortali, però invecchiano. Grave ingiustizia, non ci si poteva lasciare eternamente giovani? No, mille vite tutte da trascorrere fino a sgretolarci e rinascere bambine. Riniziare tutto daccapo, ogni santa volta: che strazio! In alcune ore la Memoria infinita mi salta fuori dalle orecchie. La disintegro a colpi di uccello imbalsamato strappato al muro. La Memoria sa essere nemica, soprattutto d’inverno.

Attualmente mi espongo vecchia, ma solo a me stessa. Di tanto in tanto qualcuno bussa al mio portone pregando, Un oracolo! e io urlo, Vai al diavolo, d’inverno gli oracoli si guastano.

È una menzogna. Semplicemente non desidero vedere nessuno. L’inverno mi fa scontrosa, qualcosa da dire? Beh, Andate al diavolo anche voi.

Io d’inverno giro braci, e sogno giacinti. Certo non mi addobbo l’Antro di alberelli con palline. Un tempo li facevo, e mentre decoravo già pensavo, Due palle dover disfare tutto per l’Epifania! Adesso non lo faccio più, l’albero. E poi, manco nessuno a dirmi, Ma che bello!

Giro braci e sogno le peggiori disgrazie da scaraventare in faccia agli esseri mortali. Li odio in fascio, questi ricercatori del successo. E una volta ottenuto? Ma che se lo spalmino a pomata sulle emorroidi! Piccoli sciocchi, vermicelli di passaggio in questo mondo. Vadano al diavolo!

Le vecchie Pizie hanno il diritto di rendersi insopportabili, di sputare dentro un occhio, di maledire. Quindi tacete il disappunto per le mie parole. Tanto me ne infischio. Parlo d’aria fritta? Impuzzolentitevi i capelli con la mia voce aspra. Oggi è così. Giro braci. Ho un libro nuovo tra le mani, trovato sul portone. Me l’ha lasciato una ragazza giunta a me chiedendo, Sarò amata? Sarò amata?, e io da dentro, Prenditi un cane e non farti più sentire da me.

L’amore!

Però il libro ha voluto donarmelo comunque. Stupida. Appena uditi i suoi passettini in fuga di pianto, sono uscita per prenderlo. Sono poesie scritte da una certa Nina Cassian, nata in Romania nel 1924 e ancora vivente a New York. Secondo me ha il volto di una che non finirà suicida come tutti i poeti grandi. Sembra un po’ una Pizia di Romania, dovrò informarmi. “C’è modo e modo di sparire” (Adelphi) è il titolo del libro. Inizio a leggerlo a saltelli e trovo È indubbiamente un“leggi il mio libro e inebriati/dell’aroma della mia carne.” a Pizia. E poi “E adesso, quale parola domare?” Uhm. “Mi è toccato questo volto strano, triangolare,/questo pan di zucchero o questa/polena degna di navi corsare/e capelli lunghi, lunari, sulla cresta.” È una Pizia. “A chi appartengo? Mi rinnegano antenati e genitori…”

Basta così, troppo comodo leggere a scrocco. Acquistate questo capolavoro di Pizia romena assolutamente disinteressata del vostro giudizio.

Una capace di mandarvi al demonio.

S.D.M.

 

 

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2 risposte

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