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L’esteso nastro orizzontale di una tela che si srotola da destra a sinistra, un Eden di tentazioni e di ideali, un’antologia di personaggi: un neonato, tre donne sedute; poco distante due figure vestite di porpora e un’altra che li osserva dal basso. Al centro un uomo coglie i frutti. Due gatti, un bambino, una capra nera. Una statua di un idolo con le mani alzate, qualcuno la osserva. Per ultimo, un’anziana signora rannicchiata su se stessa, sembra attendere, accanto a lei uno strano uccello bianco che tiene una lucertola tra gli artigli, rappresenta la vanità delle parole.
Paul Gauguin, 1897, (olio su tela, cm 139×347,5) Museo delle Belle Arti di Boston. Un titolo, greve, che sembra già un rebus: “Da dove veniamo, chi siamo, dove andiamo?”.
Interrogativi esistenziali a cui ognuno di noi, almeno una volta, anche solo tra sé e sé si sarà posto, tentando di suggerire una più o meno aggrovigliata spiegazione prima che un’altra questione, un altro impegno, un’urgenza lo distraesse. Cosa cercasse di dimostrare poi Gauguin con questo dipinto considerato il suo testamento spirituale, fitto di simboli ed allegorie, lascia ancora perplessi così come il perché abbia condotto una vita all’insegna del viaggio e degli spostamenti prediligendo mete tanto lontane: saranno stati forse i bagliori di una nuova civiltà primitiva che appariva ancora incontaminata e pura; il fascino di un’evasione temporale e cognitiva dall’ambiente parigino; la ricerca di un paradiso perduto, l’abbandono di ogni pretesto e costrizione per andare incontro alla più autentica libertà al fine di vivere pienamente quell’intimo ed estatico momento in cui la pittura celebra se stessa in piena sintonia con gli esseri e con i paesaggi. Possibili risposte.
Il suo senso di inquietudine e di instabilità ci appare come un percorso senza fine, di volta in volta irragiungibile, il placarsi del suo stato d’animo è momentaneo ma allo stesso tempo ogni dipinto, ogni dettaglio, è un invito a riprenderci il tempo delle cose, il tempo del tutto ed a sognare il quotidiano celebrando la bellezza dei luoghi e la loro immobilità in quell’inganno di eterna giovinezza che Gauguin, a torto o a ragione, aveva consapevolmente scelto per sé.
Nei suoi quadri Gauguin narra di rituali di incontri perché l’arte, prima di tutto, consegna alle vite delle storie. Le sue di storie ci mostrano l’ozio nella dolcezza di un pomeriggio d’estate all’imbrunire, il trastullo ed il riposo, l’operosità e lo zelo in pieno giorno. Ci fanno percepire la leggiadria delle donne tahitiane e ci raccontano di un Cristo giallo in croce, spiritualmente più simile al tormento ed alla salvifica attesa rispetto ad una, ben più cruenta, analoga rappresentazione; ci mettono al cospetto di paesaggi fluidi, allargati, che penetrano per colore e forma gli uni dentro gli altri mentre, al contratio, i rami degli alberi si inerpicano nodosi; ci pongono esplicitamente di fronte ai desideri più intimi e privati di un uomo ma senza oltrepassare il filtro della discrezione.
Sono i suoi stati d’animo e sentimenti trasferiti sul quotidiano di una tela. É il rifiuto dei precetti teorici e della prospettiva a favore dell’emozione quale strumento prediletto di espressione del suo paradisiaco mondo. Non a caso si intitola proprio Racconti dal Paradiso la mostra, a cura di Line Clausen Pedersen e Flemming Friborg, di circa un centinaio tra i suoi dipinti e sculture che dal 28 ottobre e fino al 21 Febbraio 2016, è possibile visitare al MUDEC Museo delle Culture di Milano. Grazie alle opere esposte, provenienti da dodici musei e collezioni private internazionali si potranno riconoscere ed analizzare le fonti figurative dell’arte di Paul Gauguin, ripercorrendo le tappe sondate dall’artista: l’arte popolare della Bretagna francese, l’arte dell’antico Egitto, quella peruviana delle culture Inca passando per la cambogiana e la javanese, fino all’arte, la cultura e la vita polinesiana. Una mostra che se anche non sarà risolutiva circa le domande esistenziali che l’uomo si pone sulla propria origine e sulla propria fine, promette però un’esperienza significativa e formativa per conoscere più dettagliatamente uno dei protagonisti più importanti e notevoli del post-impressionismo.

Paul Gauguin, Il divertimento dello spirito maligno, 1894
Paul Gauguin, Il divertimento dello spirito maligno, 1894
Paul Gauguin, Giorno di Dio, 1894
Paul Gauguin, Giorno di Dio, 1894
Paul Gauguin, Donna con fiore, 1891
Paul Gauguin, Donna con fiore, 1891
Paul Gauguin, Chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo, 1897
Paul Gauguin, Chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo, 1897
Paul Gauguin, Autoritratto con Cristo giallo, 1890-91
Paul Gauguin, Autoritratto con Cristo giallo, 1890-91

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