Stampante 3D e mutamenti antropologici

dipiazzaSOLDATOLUNARE

«Come trovasti, o scelerata e brutta / invenzion, mai loco in uman core? / Per te la militar gloria è distrutta, / per te il mestier de l’arme è senza onore» (Canto Undicesimo, Orlando Furioso, Garzanti, 1964). Ricordate queste parole? Secoli indietro, con questi e con molti altri versi, Ariosto scriveva amaramente dell’archibugio. Nato come evoluzione dello scoppietto, si diffuse rapidamente in tutti i campi di battaglia, sovvertendo gli ordini militari fino ad allora conosciuti. È con parole colme d’inquietudine, d’incertezza, che si prestavano versi e versi a un’invenzione che avrebbe cambiato il mondo. «…una città piena di macchinari e di alte ciminiere dalle quali uscivano, snodandosi ininterrottamente, senza mai svoltolarsi del tutto, interminabili serpenti di fumo[,]…a Coketown…c’erano tante strade larghe, tutte uguali fra loro, e tante strade strette ancora più uguali fra loro; ci abitavano persone altrettanto uguali fra loro, che entravano e uscivano tutte alla stessa ora, facendo lo stesso scalpiccio sul selciato, per svolgere lo stesso lavoro…» (Tempi difficili, Garzanti, 1988). Così, Charles Dickens, scriveva di Coketown, città da lui inventata per non urtare più del dovuto una società che non accettava il tono critico e il carattere antiromantico dei suoi romanzi. Fatta per essere il luogo del suo racconto. Doveva rappresentare un modello dal nome significativo (città del carbone) ma geograficamente incollocabile, per trattare le mutazioni antropologiche dell’Inghilterra dell’industrializzazione a lui contemporanea. Molti anni dopo, Pier Paolo Pasolini avrebbe trattato con altrettanta disperazione un nuovo radicale cambiamento della società. L’estinzione progressiva delle classi sociali sottostanti quella borghese e l’appiattimento verticale che coinvolgeva anche i privilegiati dell’alta borghesia industriale. Era il vortice del consumismo. Tuttora imperante. Non sarebbe improbabile assistere a una nuova opera letteraria, di qualche grande talento della letteratura, che avvisi il mondo di una nuova era alle porte. In un silenzio che sa d’imbarazzo, di perplessità autentica e che solo nei luoghi di ricerca scientifica sboccia in sorrisi e speranze, galleggia (per ora) nell’incertezza generale, quella che potrebbe essere l’invenzione che aprirà le porte a una nuova evoluzione (o sviluppo?) dell’umanità.  Da qualche anno è stata inventata la così detta stampante 3D. Il nome non dice granché. Come un cantante dallo pseudonimo anonimo. Come un libro dal titolo male azzeccato. Questa macchina è, però, un’autentica fuoriclasse. È innanzi tutto una stampante in grado di creare, con un’apposita sostanza, una gran quantità di oggetti. Collocabile anche in casa dell’utente, essa non solo produce oggetti d’uso quotidiano dal nulla, ma è in grado di produrre da sé ingranaggi o elementi necessari alla sua stessa riparazione. Le capacità della stampante 3D non si limitano alla produzione di piccoli oggetti, ma si estendono anche alla fabbricazione di oggetti dalle dimensioni notevoli e caratterizzati da progettazioni complesse, come può esserla una casa – costruita con una stampante 3D di notevoli dimensioni. Immaginate una macchina con queste capacità, attrezzata con una delle tante nuove sostanze prodigiose che i laboratori di chimica di mezzo mondo scoprono ogni anno, fusa a nuove tecnologie, idee, implementata in una struttura robotica che le dona una grande autonomia e capacità di auto ripararsi costantemente. Aggiungetevi la possibilità di caricare il suo database con progetti di migliaia di utensili e oggetti via via più complessi. Il tutto replicato in scala mondiale. La stampante 3D esiste già e il suo lancio sul mercato è ormai alle porte. Quando sarà alla portata di tutti, vedremo il mondo dell’industria cambiare, seppur lentamente, per sempre e ciascuno di noi potrebbe diventare per la prima volta il solo piccolo fabbro per se stesso. Ciò determinerà non solo nuovi ritmi di vita, ma anche nuove abitudini, nuovi obbiettivi e modelli, dunque nuovi valori. Un cambiamento antropologico alle porte, comunque difficile da interpretare, che ovviamente non può che fare paura. Perché se da un lato ciascun cittadino potrebbe diventare fortemente indipendente, dall’altro ciò significherà che interi apparati industriali saranno smantellati, con conseguenti modificazioni sociali che potrebbero risultare dolorose e mal supportate da governi e servizi sociali. Pensando a questo aspetto, si possono comprendere bene le perplessità di chi dovrebbe assumersi la responsabilità di fare da tramite. La stampante 3D è più che un oggetto, una macchina. È un’idea. Un’idea che diventerà sempre più nitida e al tempo stesso complessa. Un’idea che fa parte di un mondo delle idee che si sta evolvendo, quasi fosse un miracolo.

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