#1Libroin5W.: a cura di Giovanni Tesio, “Nel buco nero di Auschwitz”, Interlinea.

Chi?

L’antologia “Nel buco nero di Auschwitz” altro non è che una raccolta di voci narrative sulla Shoah. Voci di chi l’ha testimoniata per averla vissuta, voci di chi ne ha fatto tema di riflessione, punti di domanda cui la Shoah si presta come atto cruciale di un secolo – il Novecento – pieno di drammi, di tragedie, di violenze estreme. I protagonisti dell’antologia sono dunque non soltanto i testimoni, coloro che del Lager ci hanno dato – in forma diversa: diari, lettere, resoconti, racconti orali e scritti – una conoscenza piagata e diretta, ma anche coloro che – non avendo patito il vulnus nella carne – ne hanno sentito l’urgenza di farsene interpreti e narratori: come Dürrenmatt, ad esempio, o come David Grossman.

Cosa?

Il tema è unico e in un certo senso ossessivo, ma necessario. I patimenti subiti, la schiavitù del lavoro bestiale, la stretta del freddo, la morsa della fame, la destituzione di ogni forma d’umanità. Un tema variamente espresso da persone, come Primo Levi, che hanno testimoniato subito, e da altre, come per tutte Elisa Springer, che ne hanno parlato molto e molto dopo, ognuno con il suo trauma, con la sua individuale forza di parola. Una delle voci più nobili e robuste mi pare di poter segnalare in Etty Hillesum, sia nel Diario, sia nelle Lettere. Ma raccolgo qui anche una poesia di Günther Anders, che mi pare strepitosamente attuale.

Quando?

L’idea è nata come proposta dell’editore, Roberto Cicala, di Interlinea, che mi ha invitato ad allestire una prima antologia, “Nell’abisso del lager”, dedicata a poesia e Shoah. E quindi è stato naturale proseguire nell’impresa con la prosa. Resterebbe, in verità, una terza possibilità sulla prosa saggistica, ma non so se riuscirà mai a diventare progetto.

Dove?

Le due antologie hanno richiesto molto lavoro di selezione, perché l’universo della Shoah è bibliograficamente enorme e sarebbe temerario pensare di poterlo esaurire in un numero per quanto cospicuo di pagine. Ho cercato di fare appello alle mie risorse di “antologista” e ho dunque scavato nell’abbondanza selezionando ciò che mi pareva ineludibile (una settantina di voci, da Anne Frank a Helga Schneider, cercando di non tralasciare voci ormai consolidate, vere e proprie icone della Shoah, ma anche di rivelarne qualcuna di meno abituale occorrenza.

Perché?

Il perché della mia antologia o delle due antologie insieme, che un po’ fanno dittico, è semplice e ad un tempo complesso. Tutto procede dalla mia consuetudine con Primo Levi alla cui opera mi sono dedicato da sempre (e che spero, non dirò di chiudere, ma di coronare, con un volume saggistico che Interlinea pubblicherà nell’anno). Tutto viene di lì, a partire dal termine Shoah invece che Olocausto, che Primo Levi motivatamente non gradiva. Nelle due introduzione – e specialmente in quest’ultima – cerco di dare conto di tutto. Di quanto la memoria sia difettiva ma necessaria, di quanto la letteratura sia criticabile ma decisiva. La speranza è di avere costruito un libro di non banale leggibilità, un appello – senza retorica – alla coscienza delle nostre responsabilità: di noi in quanto umani, di noi in quanto appartenenti ad un mondo morale che non ci “chiama fuori”, che non ci esclude mai.

*

Nel buco nero di Auschwitz. Voci narrative sulla Shoah. Antologia a cura di Giovanni Tesio, Interlinea, 2021.

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