#1Libroin5W.: Elisabeta Petrescu, “Begole sull’ego di un Pinocchio. Machiavelli trattato bis-trattato ”, FVE.

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Chi? 

In un atemporale ogni dove, Pinocchio da grande Star incontra e sollecita le maestranze di Machiavelli il quale dalla rugginosa ombra del tempo coglie ponderatezza e buon consiglio. Con intermittenze si affaccerà una misericordiosa Gemma Caelestis, irromperanno il Volpone Yang ex militante cubista e l’Aristogatta persa del Tabar’Yin. La ripartizione delle bande politicanti compiace la sfera dell’egocentricità: Testimoni oculati non schierati, Levulosi, Destrosi, Estrosi Paludosi, Pappagoni (quattro minimalisti fantastici!). Pur Balanzone si sbilancia e decide da buon dottore della legge di mettere, dalla commedia dell’arte, un piede nell’opera teatrale Begole sull’ego di un Pinocchio. Machiavelli trattato bis-trattato.

Cosa? 

Se ammettiamo il senso letterale della parola rivoluzione ciò che oggi avviene nell’Occidente civilizzato è soltanto una alchemica unità della mondanità che sta coltivando mire illusorie per una vita principesca priva di regalità interiore. Insurrezioni telegrafiche cavalcate di altre insurrezioni accodano circuiti di selfie in appoggio a qualche ideologia. Il filosofo rumeno Petre Țuţea affermava: “l’unica vera rivoluzione in tutta la storia umana è la venuta di Cristo. Il resto sono tecniche di colpo di stato nella lotta per il potere!” Un Pinocchio oppure l’infante medio (come ho intitolato l’adulto immaturo in Ionescamente. Io ne esco come?, Ensemble 2019) sviluppa dipendenza perché è fortemente attaccato al risultato del primo incontro con un maestro (vedi Le chiare veggenze di un Pinocchio. Metamorfosi degli insegnamenti di Confucio nel bel paese con lodi, Mimesis 2020). La brama di potere assoluto è insidiosa e la società moderna del progresso e del benessere sventola quotidianamente un traguardo più che reale, da reality show. La sceneggiata è dietro l’angolo, imprevedibile è il confessionale, il Vero re è l’unico Re. 

Quando? 

Appassionata degli studi della teologa Annick de Souzenelle, ho maturato con gli anni l’idea di puntare i “riflettori” sulla necessità dell’evoluzione del genere umano, schiavo da tempo della molteplicità del potenziato-seducente genere televisivo che nell’ultimo secolo ha declinato il “palinsesto”. Attraverso la satira, il testo è intrattenimento con una finalità istruttiva. Se penetrare i testi sacri è arduo, farsi penetrare dalla risata, purché sia complesso, è salutare e coinvolgente.

Dove? 

Mi ricordo che avevo visto Pinocchio di Comencini nel periodo degli anni tra 70 e 80 in Romania. In parallelo, ma difforme, si dipanava il mio film interiore. I cittadini erano trasformati in burattini, Geppetto ci aveva tolto il riscaldamento. Il Gatto e la Volpe apparivano ogni sera in televisione per riproporre con un linguaggio legnoso il mantra quotidiano, stiamo prosperando e meravigliosamente bene! Non conoscevo e non immaginavo alcuna Fata Turchina e qualsiasi Grillo parlante poteva essere pericoloso. Le forze dell’ordine, su cui non si poteva scherzare, incutevano paura. Lucignolo era l’unico che riusciva a migrare nel Paese dei Balocchi e le orecchie da somaro erano una segreta punizione di qualche Mangiafuoco assai unto, servile delle autorità del regime e della polizia segreta. Già la vita era un circo senza alcuna gioiosa attrattiva. Al televisore immagini in bianco e nero correvano e il grigiore di quegli anni diventò ancora più lugubre, recinto dei nostri sogni. Il grigio cenerino di quel tempo è diventato humus. Ciò che scrivo adesso su questo poliedrico personaggio è la mia zelante e riguardosa rivisitazione da grande e vi assicuro che è molto appagante!

Perché? 

Ridere e sprofondare nella riflessione… Comparse nel qualsiasi Tempio, prosternazioni nei santuari social dell’io, soddisfa più una massa di fedeli ambiziosi o l’ambizione di essere fedele al sé ontologico? Possiamo impugnare la libertà se la scostiamo dalla verità e dall’ordine naturale delle cose, se nella relazione instaurata con l’altro l’ambizione detta la bizzarria di fare il burattinaio? L’universo è stretto per chi vive nel proprio girotondo, in un nodo irrisolto rivestito da stoffe colorate e cartapesta dorata. Nel testo teatrale Begole sull’ego di un Pinocchio. Machiavelli trattato bis-trattato, un Pinocchio pieno di risorse ci ispirerà quella libertà che insorge in chi restituisce all’altro un seme di luce certa dalla propria identità profonda.   

 

scelto per voi 

ATTO PRIMO

III.

 

La scena si abbuia improvvisamente, risplendono sul fondale i cartelloni per i saldi, con scritte perlopiù in inglese. Al posto dell’immagine dell’incastro che si dissolve si staglia un trono vuoto. Grevi rintocchi di campane in lontananza. I personaggi gravitano sulla scena con un copione in mano attendendo di scoprire ognuno il proprio ruolo e la propria posizione.

TRIBUNO DA PICCIONAIA, FRATE STROZZAPRETI DA VOMITORIO, DESTREGGIATORE, MERCATANTE in coro polifonico:

Don don!

Il nero venerdì scampana,

scontata al massimo la pena…

MERCATANTE avvicinandosi a Pinocchio si scosta dal gruppo:

Qualsiasi pena è stata contrattata.

Volendo,

si può comprare tutto Sire,

(additando al fondo della scena un carrello da supermercato colmo di insegne reali)

la laurea, il trono…

PINOCCHIO, incantato alla vista del trono apparso miracolosamente, incuriosito dal carrello, risponde indispettito:

Sulla Via del Sale

un solo dono?

Grazie,

pago dei vostri sconti?

Dall’ombra

il mio cono,

al cocco e stracciatella,

con sale nella zucca,

vi sfida a duello.

Vi straccio… straccivendoli!

Ci rivedremo a Filippi,

è mio

il trono!

DESTROSI con ostentazione:

Nobile radica di pino!

ESTROSI PALUDOSI, TESTIMONI OCULATI NON SCHIERATI guardandosi tra loro:

Nobile radica?

LEVULOSI urtati:

Nobile pino…

albero bello

diventato il trullo

di una saga.

Sorridendo Destrosi si guardano complici tra loro, Levulosi mugugnano sfavorevoli, Estrosi Paludosi diventano sibilanti. Testimoni Oculati Non Schierati spettegolano. Appena la situazione apparsa chiara per tutti, Mercatante con il carrello avvicina Pinocchio.

 

DA PASSERELLA DAMERINO levando dal carrello il mantello per metterlo sulle spalle di Pinocchio:

Prototipo del contraffatto

d’armellino.

BURINO SGUARNITO… di buone usanze:

Andava meglio la palandrana.

TOTEMICO prendendo dal carrello lo scettro per consegnarlo a Pinocchio:

Questo è il primato

della cultura di macchia e sottobosco.

STECCHINO D’ALFABETA costernato verso il pubblico:

Tossine d’ignoranza!

Conciato dall’abbiccì fungino

lui fungerà il sapere.

 

Machiavelli in totale disaccordo con quello che succede scuote la testa.

PINOCCHIO esaltante come un bambino alle giostre:

Da schermidore

ho vinto con i punti

un giavellotto!

TRIBUNO DA PICCIONAIA secco:

Già, da galeotto.

SALTIMBANCO ALLOPATICO togliendo dal carrello la spada per porgerla a Pinocchio:

Al nostro Re di Picche

la sua spada.

PORPORINO ANTITITANICO verso i Levulosi:

… di Damocle s’intende.

CINICO tagliente:

La spada taroccata nella roccia.

CENTRALINO BIPOLARE estraendo dal carrello la corona per posizionarla sulla testa di Pinocchio:

Come il regno,

un diadema è per sempre.

TRONCONICO mimando verso il pubblico il gesto dell’incoronazione:

Di dure pietre con le spine.

DESTROSI compiaciuti, non uditi da Pinocchio:

Da genio,

Pinocchio è in trappola!

LEVULOSI sempre scontenti:

… per le faine.

 

Pinocchio investito di pieni poteri gira in delirio intorno al trono per impossessarsene e allontanare i presenti.

PINOCCHIO toccando il trono con avidità:

Inerpicate svelte scimmie

fatemi largo,

tornate nelle vostre officine,

correte fiere a fare i contadini,

basta ingaggi

inghippi

e brigantaggi.

Risorgerete dall’impero

d’impuro fango,

nel pandemonio,

come i semi di loto.

CENTRALINO BIPOLARE vacillando la testa:

Oh, onorevole

stai coltivando il proprio torto

e con un quiz

intorbidisci acque chete,

ricorda che fosti preso per la gola

quasi premorto,

adesso furoreggi

con cranio d’ariete

e magnanimo ti allochi

un forestiero specchio

degno di un’allodola

o, di bassi natali,

di un allocco.

CINICO sottovoce verso il pubblico, senza essere udito da Pinocchio:

A naso e, occhi a croce,

Pinocchio vede sorci

rossi bianchi e verdi.

Di coda paglierina

l’ardito

la pigna al balzo prende.

PINOCCHIO becca contento il battibecco:

Ben venghino signori

entrate allodiali

e poca aneurina,

perché mi sta scoppiando

il ceppo neuronale

con vizio incendiario.

ALBINO MACULATO glorificando, FRATE STROZZAPRETI DA VOMITORIO colpevolizzando Pinocchio, tutti insieme:

Torcete il suo profilo?

Tracciate sbilanciando

la memoria

di un braccio di ferro

che con un sol respiro

e valgo di ginocchia, 

facendo lavorare un’industria

di meningi e menisco,

cercò la quadratura

del cerchio e delle sfere

per ripiegar l’inferno.

Perdindirindina!

Da un buco nell’acqua

lui ha cavato un regno!

PINOCCHIO con la mano destra immobile sul trono, carico di sé, cerca impacciato di fare i conti palpando di mignolo, indice, anulare, pollice la punta del naso:

            … più una loggia imponente,

            un gran loggione…

GIROCONTO, CINICO girano il fumo:

… con palchi e appalti

per ogni discendente

di poltrone

rampante e adorante

di mazzette.

MELANCOLICO METADONICO illuminandosi alla vista lampante di una fata punta il dito:

Affatto liquefatta

la fata senza trucco

tartufa ‘na fanfaluca a flambé…

GEMMA CAELESTIS, in tuta stellata e con copricapo brasiliano a forma di cometa, nella parte destra della scena in posizione elevata, dove sarà visibile ogni volta che apparirà, dopo uno sguardo di verifica del nuovo stato in cui si trova Pinocchio risponde scomparendo:

Guarda chi fiata

saresti tu codesto che faceva

la pioggia e il bel tempo

… ai tempi di Noè!

Da fata,

sta per venirmi un magone.

(Con tono premonitorio)

Vedrete delle belle.

Tra Levulosi scoppia l’ilarità, Estrosi Paludosi sogghignano, Destrosi sono infastiditi, l’estasi continua per Pappagoni.

 

DA PASSERELLA DAMERINO con aria sottomessa offre a Pinocchio un mega catalogo di haute couture intitolato Appeal Regale:

Con gli omaggi

dal Monsignore della Casa Regale

e rionale.

PINOCCHIO con gli occhi al cielo cercando di ricordare:

Ho già sentito di costui

l’ideatore…

(guardando Da Passerella Damerino per cercare conferma)

della gala… ntina?

DA PASSERELLA DAMERINO ancora più sottomesso:

Non ha l’ingegno di uno chef,

esamina i costumi…

PINOCCHIO burlando:

L’abito

non fa il monaco?

Un Monsignore

con costumi?

DA PASSERELLA DAMERINO rialzando lievemente la testa:

Illustra etichette

non sol’ per i re nudi…

PINOCCHIO stufato e risolutivo invitando con un cenno Da Passerella Damerino di andarsene via:

Son già vestito.

Ovvero troppe etichette

son fuori moda.

(Sfogliando il catalogo alterna tra impetuoso e meditabondo)

Lasciam la gala

per tornare a galla.

Guai a chi molesta e protesta!

(Sventolando dei cartigli)

Voglio con lodi patteggiar,

semmai,

la pace eterna,

or sono circondato

in arena

da un cumulo

di muli e cuculi

che, quatti quatti, cantano

una gran

quiete dopo la tempesta.

MACHIAVELLI con accuratezza:

“Si deve considerare che non è cosa più difficile a trattare, né più dubbia a riuscire, né più pericolosa a maneggiare, che voler introdurre nuovi ordinamenti. Chi li vuole introdurre ha per nemici tutti coloro che dai vecchi ordinamenti traggono vantaggio, ed ha come tiepidi difensori tutti coloro che dai nuovi ordinamenti trarrebbero vantaggio.” [1]

Tic, tac, zap, crac… Vari rumori insospettiscono Pinocchio che immediatamente si distrae dagli insegnamenti di Machiavelli. Dopo che ha risfogliato veloce il catalogo strappa qualche pagina a lui gradita che piega con molta cura, per poi tenere strettamente al petto come fossero delle reliquie. 

PINOCCHIO gesticolando continua contrariato:

Se qualche lazzaron bastian

mi mette dei bastoni

tra le ruote,

sfogliate le frasche

col saltar dei pali,

tarpate le ali,

dorate in padella

un’aria olearia

di pillola amara

poi, con bacchette e karatè,

sempre in prima classe,

mandate tutti a scuola,

indottrinate

nel piantare pini

baracca e burattini,

pertanto, svelti

sbocconcellate ogni mia parola!

(Cercando di drizzare la punta del naso alla fronte [???], pensoso andante ma non troppo, Pinocchio continua)

Prendete stanza alla gavetta,

(di colpo irriflessivo s’improvvisa ballerino)

io raggiante

danzo la gavotta,

(trionfante)

ero la stella della danza

una volta!

MACHIAVELLI rimbrottando Pinocchio:

Eri ragliante

imbrigliato,

con le camelie alle orecchie,

infiocchettato

e con la coda tra le gambe.

Caro gigione,

sii memore di quando

ballonzolasti una quadriglia

per sua maestà l’imperatore

di tutte le principali corti

d’Europa.

(Con autorevolezza)

Troppe vertigini,

se ora sei Altezza,

abbassa i toni

per poter brillare.

PINOCCHIO incassando al volo il rimbrotto, giustificativo:

La mia mente prilla,

soffro di vorticismo.

Adesso

(inghiottendo a secco)

gentilmente andate

a movere sterpaglia,

calligrafare scritte d’epitaffi.

Io

(guardando Machiavelli con la speranza di un’approvazione)

con umiltà mi accentro

per lustrare medaglie

e sottomessi sbaffi.

Pinocchio si affaccenda in varie cose futili relative al trono e alla propria immagine. Ai lati della scena piccole barricate scompaiono affinché la sala del trono sia un tutt’uno e diventi permeabile prima con la corte e poi con il cortile.

ZOLFINO MONOTONICO si lamenta:

Il nostro fannullone,

rodato ‘n enigmistica,

un’infula s’infila

dietro l’altra

in parte pedonale,

ciò che è residuale

in tregua linguistica.

TIRAMISÙ A VITA davanti a un aperitivo:

Opino che il nostro opimo

è un lupo pecoraio,

pasticcio pecoreccio

insomma,

pasta reale trafilata al bronzo.

EMICRANICO si gratta il capo:

Il sommo capo Aquila

con penna

e granfia grafica,

da gran perito oculato,

ha fatto intervistare

‘l flagrante bozzo.

SOMMO CAPO AQUILA autorevole, che indossa un copricapo con maestose penne:

Augh!

È solo un aquilone

questo capino,

un’irruzione nella mia vista,

griffato e mugolone

sfarfalla impagliato,

turlupinando

sproloquia da tronista

ir-reale e populista.

EMICRANICO si gratta il capo a due mani:

Il rompicapo di un fuori classe?

SOMMO CAPO AQUILA:

Direi di un aclassista.

DESTROSI rivelando superbia guardano a lungo Levulosi:

Il nostro divo boschivo

reciso e recidivo

scarpina in riva al mare

per gettare a mollo

un polpo di spugna.

Nobilitato disseta

e propugna

un mare di orate trasudate…

LEVULOSI quasi invidiosi guardano verso Destrosi:

… e rane confluite in piscina.

PINOCCHIO sorpreso nella sua concentrazione dalle parole “orate e rane” scatta:

Tutte pettegole

orate, triglie fritte, rane

reclamano aver

sempre ragione.

Voi date retta solo a me,

(cercando di offrire una soluzione si leva la corona per grattare la testa)

è meglio pedinar la verità.

(Rivolgendosi solo al pubblico)

È singolare, vero?

(Soddisfatto dalla soluzione, dopo una breve pausa continua autoritario)

Voglio firmar le carte da parate,

che va di male in paggio,

che coraggio!

Acqua in bocca

e ciò che è potabile potate,

poi dalla brocca 

affoltate

i pesci e i beccapesci

in un barile.

Risotto all’affogata!

(Verso il pubblico)

… assenti volgarità e parolacce,

sapete ridere?

Ridete astanti,

un riso a crepapelle!

GIROCONTO, ZOLFINO MONOTONICO terrorizzati all’istante, verso il pubblico:

Ci vien la pelle d’oca,

finite le parate,

scoperte son le carte

di ultima belata.

Velina non conciata,

che scarta in palinsesto,

consegna i ragguagli

né bionda, rossa, mora

è l’unica che conta

il lupo non la magna,

non fa pure la lana

e non guida un gregge

si regge

senza lena…

Non è una bazzecola,

avete indovinato?

Ma si è lei…

la cartapecora.

Beeeee, fruuush, flip!

Vari rotoli di pergamena si srotolano dall’alto. C’è corsa tra i vari personaggi per strappare i rotoli. Chi riesce se lo porta con sé fuori dalla scena, chi non riesce insegue furtivamente i pseudo-vincitori.

[1] Machiavelli, Il Principe, cit.

 

in copertina Elisabeta Petrescu, foto di Alessandro Menichini (interior designer)

 

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