Anna Maria Carpi, “L’aria è una”, (Einaudi, 2022)

segnalazione letteraria

 

Anna Maria Carpi
L’aria è una
(Einaudi, 2022)

l nuovo libro di Anna Maria Carpi, che raccoglie poesie già pubblicate e inedite, si sviluppa intorno a un io concreto, quasi un autoritratto. Ma lo stile ha ben poco a che fare con la tradizione lirica: è narrativo con una spiccata vena teatrale, è ironico-scanzonato costruito su un linguaggio colloquiale, le parti meditative non sono quasi mai in forma assertiva, ma piuttosto interrogativa. Il cuore del libro è forse nel poemetto La carne è un altro: un uomo è appena morto e, tra la cronaca di quel che succede intorno al suo corpo e impossibili ipotesi di un aldilà, si raggrumano i ricordi intorno a quella vita finita. In un’altra poesia lunga viene rievocato il momento della morte dei genitori, e poi le sepolture di tutti i gatti avuti nella vita. E altri percorsi cimiteriali costellano la raccolta. Eppure in queste poesie la tristezza non alberga. Il piccolo teatro personale e la grande letteratura (dagli scrittori russi a Gottfried Benn, a Celan…) spostano sempre il piano della realtà e dell’ineluttabile un po’ piú in là, in un mondo in cui le rivendicazioni affettive, le contraddizioni esistenziali, le comuni vicende dell’invecchiare (nella sezione «Non c’è piú tempo») sono trasformate in qualcos’altro, in una storia fantastica, forse in un sogno, sicuramente nel rifiuto di ogni maturità che non sia stilistica.

tre poesie

Cara scrittura a mano, eri un conforto.
Torna indietro o in avanti o ritta in piedi,
come fanno i capelli sulle teste.
Dicevi chi eravamo, ci svelavi:
estroverso, introverso, pavido, megalomane,
molto di più non siamo.

Ma chi ti vede più, anche la mia
mi capita di rado sotto gli occhi:
un numero di telefono, un appunto
che a volte non decifro.
E anche la firma, quando mi è richiesta,
è ridotta a ben poco ed illeggibile
quasi avesse paura.


Da un abbraccio di due ancora giovani
una notte nel letto coniugale
vorrei esser venuta. Una luce velata,
stanza in ordine, lenzuoli immacolati,
l’esistenza sicura, i miei parenti e i tuoi.

No, troppa gioia, troppa leggenda,
io non vengo di qui.
Lui non aveva posto né futuro,
lui odiava i parenti,
mezzi niente, e fra di loro c’era
l’età che avanza,
le scenate – l’amore andato a male
è una belva ferita che devasta.
Dopo di me dormirono ognuno in una stanza.
Mi hanno amata,
sempre discordi circa il mio destino,
e il mio destino è diventato immenso.
Io un nulla incoronato
e votato a sconfitta. Oh non del tutto,
ho fatto tante cose
sempre al riparo delle istituzioni:
mi piaceva insegnare.
Ho un posto, uno stipendio come tanti.
Visto da fuori, tutto ben riuscito.
Ma all’inizio lui disse: come me,
tu farai la scrittrice,
e io ho obbedito.

So scrivere, ho una certa mia maniera,
ma tutti sanno scrivere,
ho una casa decente e faccio inviti,
ho un matrimonio in cui si va d’accordo
sulla guerra in Iraq, non su di me –
nessuno può capire la stortura
che significa scrivere, impossibile –
e le scenate che si facevan loro
fra le stanze o in cucina
io le faccio a me stessa.

La macchia dell’origine perdura,
sono quei due che parlano e che dicono:
tu non ci hai riscattati.
Niente di questo,
sono rimasta a mezzo.
La mia ora di gloria è nell’infanzia,
nell’attesa dei due,
e per questo li amo e per questo li odio
sopra ogni cosa.

Li ho tanto odiati,
tanto voluti morti
gli amici,
di cirrosi,
di tubercolosi,
di tutte malattie che finivano in osi.
Non so perché. Sono i giorni, i mesi spesi
ad andare a trovarli.

Guanti e polsini
come Mackie Messer,
libertini variabili, niente hanno mai promesso,
hanno il sacro diritto di cambiare.

Io preferisco Jack lo Squartatore,
il gioco con l’eterno,
preferisco l’amore.

Anna Maria Carpi, milanese, ha pubblicato le raccolte di poesia A morte Talleyrand (Campanotto 1993), Compagni corpi (Scheiwiller 2004), E tu fra i due chi sei (Scheiwiller 2007), L’asso nella neve (Transeuropa 2011), Quando avrò tempo (Transeuropa 2013), L’animato porto (La vita felice 2015), E io che intanto parlo (Marcos y Marcos 2016), Né io né tu né voi (La vita felice 2018), E non si sa a chi chiedere (Marcos y Marcos 2020). Ha tradotto le poesie di Nietzsche, Benn, Enzensberger, Grünbein e altri autori tedeschi. Per i «Meridiani» Mondadori ha curato le opere di Kleist. Per Einaudi ha pubblicato L’aria è una (2022).

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