Cinzia Demi sulla poetica esistenziale di Ion Deaconescu.

Cinzia Demi, lavora e vive a Bologna, dove ha conseguito la Laurea Magistrale in Italianistica. È operatrice culturale, poeta, scrittrice e saggista. Dirige con Giancarlo Pontiggia la collana di poesia under 40 Kleide per le Edizioni Minerva (Bologna). Cura per Altritaliani la rubrica “Missione poesia”. Tra le pubblicazioni: Incontriamoci all’Inferno. Parodia di fatti e personaggi della Divina Commedia di Dante Alighieri (Pendragon, 2007); Il tratto che ci unisce (Prova d’Autore, 2009); Incontri e Incantamenti (Raffaelli, 2012); Ero Maddalena e Maria e Gabriele. L’accoglienza delle madri (Puntoacapo , 2013 e 2015); Nel nome del mare (Carteggi Letterari, 2017). Ha curato diverse antologie, tra cui “Ritratti di Poeta” con oltre ottanta articoli di saggistica sulla poesia contemporanea (Puntooacapo, 2019). Suoi testi sono stati tradotti in inglese, rumeno, ungherese e francese ed è lei stessa traduttrice per testi nelle lingue neolatine: è stato pubblicato a settembre 2019 il libro di Ion Deaconescu “L’eco, solo lei”, in traduzione italiana dal romeno per Puntoacapo.
È caporedattore della Rivista Trimestale Menabò (Terra d’Ulivi). Tra gli artisti con cui ha lavorato: Raoul Grassilli, Ivano Marescotti, Diego Bragonzi Bignami, Daniele Marchesini. Tra gli eventi culturali, quelli che ricorrono come appuntamenti fissi sono: “Un thè con la poesia”, ciclo di incontri con autori di poesia contemporanea, presso il Grand Hotel Majestic di Bologna, e il Festival “Populonia in Arte”.
Le abbiamo rivolto tre domande in quanto traduttrice del libro Ecoul, doar el del poeta romeno Ion Deaconescu. L’eco, solo lei è uscito per Puntoacapo, lo scorso settembre 2019.

Quali le motivazioni di questo avvicinamento alla cultura poetica romena?

Recentemente ho letto la biografia e alcuni testi poetici di Mihai Eminescu, poeta a cui tra l’altro Ion Deaconescu ha dedicato un’Accademia e un Festival internazionale di poesia a Craiova. Mi ha davvero colpito molto questo autore che è addirittura venerato in Romania, tanto da dedicargli dei veri e propri canti patriottici. La sua poetica è piena di liricità, d’immaginazione, di sogno potente e malinconico che non possono che rapire il lettore in una dimensione “altra”, fatta di pura bellezza e di contemplazione. Inoltre Eminescu non perde mai la sua profonda fede nella missione del popolo, dei pastori, dei contadini, di quegli umili eroi che, lottando per secoli, hanno saputo conservare la propria lingua e le proprie tradizioni contro mille invasioni e contro mille dominazioni. Ecco, credo che mi abbia avvicinato molto alla cultura romena proprio la conoscenza di questo poeta e l’essere stata in Romania, proprio ospite di questo Festival Internazionale, mi ha fatto comprendere, ancora di più, quanto la poesia sia importante per questo popolo: non c’è una sola persona che si incontri per caso per strada che non conosca il nome di questo grande poeta… non so se si può dire lo stesso di noi.

Perché hai scelto di tradurre la poesia di Deaconescu?

In realtà è stato Ion Deaconescu a scegliere me… ci siamo incontrati in Italia, al Festival Internazionale di poesia di Como, ci siamo ascoltati reciprocamente e ci siamo piaciuti… poi lui si è avvicinato e mi ha chiesto di tradurre le sue poesie. Io mi sono spaventata un po’ perché era davvero una prima esperienza di traduzione, in una lingua che conoscevo poco… ma lui mi ha detto: non importa, studiati le poesie e scrivile come se scrivessi una cosa tua. Mi ha colto di sorpresa ma è stato un invito così sincero e determinato che non ho potuto rifiutare. In realtà non è stato proprio così facile anche perché, davvero, non volevo diventasse solo una cosa mia: la traduzione è un’esperienza forte nella vita di un autore che deve rispettare, assolutamente, il dettato poetico di chi traduce, anche se è ovvio che non trattandosi mai – nel caso della poesia – di una traduzione letterale, è destino che ci si appropri del significato dei versi rielaborandolo in una forma nuova. In fondo questo è anche il lato più affascinate di questo lavoro, ovvero la possibilità che viene data proprio dalla poesia stessa di essere interpretata anche in modo diverso, elaborando un’esegesi della parola e dei suoi significati, un’ermeneutica dal sapore antropologico, che riproduca versioni compatibili e comparabili che tuttavia devono, per avere valore, restare anche indipendenti le une dalle altre.

Qual è la concezione di poesia di Deaconescu, secondo te?

La sua poesia è un continuo dialogo con i grandi autori romeni: Cioran, Eminescu, Marin Sorescu e questo la rende grande, universale. Giuseppe Manitta, il prefatore del libro, ha scritto che Deaconescu è un autore post moderno, e che l’Io presente nei testi sembra comunque annientarsi per lasciare il posto al dubbio, alla lacerazione, alle domande esistenziali. In parte sono d’accordo. Ma credo che alla base della sua poetica vi sia una profonda religiosità: il Dio di Deaconescu è presente nei versi come uno a cui porre domande ma anche come una divinità che accompagna il poeta, a cui affidarsi per provare a ritrovarsi. Le domande che si pone l’autore sono esistenziali e concentrate sull’interiorità dell’uomo, sulla sua essenza e, come dice bene Manitta, egli: “si interroga, infatti: «cosa succederebbe mi chiedo/ se venisse fotografata/l’anima?». Questo è il vero obiettivo: fotografare l’anima, non tanto e non solo nella sua visione monadistica, ma anche nel rapporto con l’altro”. Ecco che la parola allora diventa: “escavazione di qualcosa che andrebbe meglio definita, perché inconoscibile, e come desiderio di ricerca o di identità. Da qui la necessità della ‘mancanza’, dell’imperfezione, sino a farne un’ulteriore preghiera a Dio: «così ti prego/non togliermi il mistero della mancanza». L’eco del titolo è, dunque, sentire un’appartenenza distante, la profondità della voce che viene dall’interiorità, ma che deriva anche dal mondo esterno, un modo per riconoscersi nel mondo e riconoscerlo”.

Aparat de fotografiat sufletul

Ne fotografiem tot mai des
Şi întotdeauna părem fericiţi,
Surâdem fără jenă,
Ne luăm de după umeri,
Ne aşezăm solemn
Ca şi când vom aluneca
În eternitate.

Ce s-ar întâmpla, oare,
Dacă s-ar fotografia
Şi sufletul?

 

Fotografare l’anima

ci fotografiamo sempre più spesso
e sempre sembriamo felici
senza imbarazzo
ci prendiamo da dietro le spalle
ci sediamo solennemente
come quando scivoleremo
nell’eternità

cosa succederebbe mi chiedo
se venisse fotografata
l’anima?

 

*

 

Cerul palmelor

Cuiele, Doamne, ţi-au .nflorit
În mâini.
Dacă trebuie,
Deschide ochii şi vei vedea
Cum albinele îşi lasă mierea
Pe unghiile tale de ceară
Şi ramuri înverzesc pe crucea
Ce seamănă mai mult a pasăre
Gata de zbor
Spre taina jertfei,
Desferecând ceasul şi învierea.
Cuiele, Doamne, cocori
Însângeraţi pe cerul palmelor.

 

Nei palmi del cielo

i chiodi Dio sono fioriti
nelle tue mani
se necessario
apri gli occhi e guarda
come le api lasciano il miele
sulle tue unghie di cera
e i rami diventano verdi sulla croce
che assomiglia di più a un uccello
pronto a volare
verso il mistero del sacrificio
smantellando il tempo e la resurrezione
i chiodi Dio gru
sanguinanti nei palmi del cielo

 

*

 

Ecoul, doar el

                               Lui Emil Cioran

Uită-mă, te rog, să mă uiţi!
Să fiu mai liber vreau, nerăsfăţat de iubirile tale,
Doar cu cimitirile mişcătoare din sufletul
Prea plin
Şi cu umbra ce m-a părăsit
Lăsându-mi trupul fără ajutor.

Nu te mai gândi la mine,
Salvează-te uitându-mă,
Nu-i aşa că se cade să ascult
Îndemnul strigătului,
Alegând spaima timpului, deşertul
Şi ochiul de veghe al amintirii neiertătoare,
La presimţirea unui amurg iertător?

Uită-mă, aşa cum ploaia nu-şi mai aminteşte

Baobabul şi statuile negre mângâiate de soare,
Pustiul şi nisipul care nu mai rabdă
Foamea umbrelor.
De ce m-ai ales tocmai pe mine drept sprijin,
Toiag şi umăr,
Când singurătăţile tale sunt viaţă şi vis,
Parfum îmbătător şi dulce otravă?

Uită-mă! Acum ai rămas aproape singur,
Ca o idee n care nu te poţi ascunde.
Dacă vreodată lacrima ta va picura
În ochiul meu întors spre tine,
Cheamă-mă şi-ţi va veni în ajutor – ecoul, doar el.

 

L’eco, solo lei

                         a Emil Cioran

dimenticami ti prego di dimenticarmi
non ho bisogno del tuo amore
voglio essere libero
solo con i sepolcrali movimenti dell’anima
troppo piena
e con l’ombra che mi ha abbandonato
lasciando il mio corpo senza aiuto

non preoccuparti di me
salvati dimenticandomi
non ascoltare chi cade
l’invito di chi urla
scegliendo la paura del tempo il vuoto
e l’occhio che veglia sui ricordi non perdona
il presagio di un tramonto indulgente?

dimenticami così come la pioggia non ricorda

il Baobab e le statue nere confortate dal sole
il ragazzo e la sabbia che non sopportano più
la fame delle ombre
perché hai scelto proprio me per il tuo sostegno
il tuo bastone la tua spalla
quando la tua solitudine è vita e sogno
esaltante profumo e dolce veleno?

dimenticami ormai sei rimasto solo
come un’idea in cui non puoi nasconderti
se mai la tua lacrima cadrà
nei mie occhi rivolti a te
chiamami e ti verrà in aiuto l’eco, lei sola.

Ion Deaconescu è nato nel 1947 a Târgu Logresti, in Romania. Docente presso la Facoltà di scienze sociali di Craiova, attualmente ricopre la carica di president dell’Accademia Internazionale di Mihai Eminescu. É poeta, scrittore, romanziere, critico letterario, traduttore. Ha pubblicato oltre cinquanta volumi tra poesie, romanzi, critica letteraria e traduzioni. I suoi libri sono tradotti in molte lingue e ha ottenuto numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali tra cui il Premio per la diffusione della Cultura e della Poesia al Festival Europa in versi, Como 2017, il Pjeter Bogdani Prize, assegnatogli da International Writers Association (Brussel, 2016), e The Excellence Prize (International Spring and Poetry Festival, Instambul, 2017).

Potrebbero interessarti