Decretare la decadenza ufficiale del vetusto (e desueto) Esame di Stato?

Ernesto Fazioli, Cremona, Italia, 1939 x art raffaella belfiore
Ernesto Fazioli, Cremona (fotografia 1939)



È di questi ultimi giorni la notizia della pubblicazione delle materie esterne per l’Esame di Stato e, inutile dirlo, si è subito scatenato un putiferio circa la reale validità di un colloquio che conclude un ciclo di studi e proietta i ragazzi nella loro nuova dimensione di matricole universitarie. Il ministro della Pubblica Istruzione, Annamaria Carrozza, ha invitato i ragazzi ad avere fiducia in se stessi e nelle proprie capacità e a impiegare il loro tempo in un hobby proficuo: la lettura. Parole belle e incoraggianti, ma poco realistiche. Sempre in questi giorni è apparso un comunicato ufficiale con cui gli Atenei pubblici hanno decretato l’anticipazione dei test d’ingresso per le facoltà a numero chiuso ad aprile, cosa che, con ogni probabilità, avrà l’effetto di portare i ragazzi a dover scegliere tra i due impegni quasi coevi. Non si capisce bene come e in che misura si possa pretendere che i maturandi si preparino dignitosamente per sostenere l’Esame di Stato, quando parallelamente alla conclusione del primo quadrimestre iniziano a frequentare quei dispendiosissimi corsi di preparazione ai test universitari che hanno creato un giro economico spaventoso. Sembra legittimo chiedersi se in tutto ciò non vi sia qualcosa di machiavellicamente pilotato al fine di distruggere quel poco di buono che resta delle nostre istituzioni scolastiche. Si assiste già da qualche tempo, senza alcuna capacità di reazione concreta, allo svilimento della formazione universitaria che, ormai ridotta a una squallida lotteria sotto forma di test e quizzoni, riduce il sapere a mero nozionismo. Adesso ci si mettono anche i grigi burocrati che anticipano, per non si sa quale motivo, i test in un periodo scolastico particolarmente delicato per gli studenti dell’ultimo anno con la naturale conseguenza di sacrificare l’impegno meno importante. Tutti questi elementi, apparsi in un’inquietante, quanto sospetta convergenza, lasciano affiorare una serie di domande destinate a non ricevere entro breve delle risposte ufficiali; in primo luogo, perché autorizzare la traslazione anticipata dei test d’ammissione rendendo così, di fatto, inutile il valore del voto di diploma? Perché svilire impietosamente il ruolo formativo dell’Esame di Stato nella vita di migliaia di studenti? Per quale motivo li si porta a boicottare, quasi implicitamente, l’impegno per la fase conclusiva del loro percorso di studi a favore di enti privati che preparano ai test d’ingresso alle facoltà universitarie dietro compensi ingentissimi, ma non per questo offrendo la garanzia di successo?
Si perdoni l’ironia, ma la proposta a questo punto non può che essere  quella di decretare la decadenza ufficiale dell’ormai vetusto e desueto Esame di Stato. Un colloquio del resto divenuto già da qualche tempo quasi risibile per metodi e contenuti e assolutamente accessorio per l’ingresso dei ragazzi nella loro vita “da grandi”. Molto meglio abrogare questo inutile esame reazionario e contribuire all’arricchimento di chi specula sulla “pseudo preparazione” dei ragazzi ai test universitari e infligge, così, il colpo di grazia al nostro ormai morente diritto allo studio.

 

 

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