ph Fan Ho

rubrica, fotoracconto

Se qualcuno un giorno finalmente la chiamasse “schiena di drago”, voglio che sia precisato che sono stato io a dare questo nome a quella maledetta scala che porta da Heyo a Toho.
Sì, proprio quella, con quei suoi maledetti gradini ripidi in salita e rapidi in discesa!
Quella dannata scala che solo un duecentocinquanta poteva realizzare!
Sì, esatto, un duecentocinquanta!!!
La mia casa dà proprio su quella insopportabile scala, quella scala che, quando il fiume Chu straripò, divenne essa stessa il fiume, portandosi via tutto quello che avevamo.
Riuscimmo a scappare in tempo e ci radunammo sulla collina; quando tornammo mio padre rimase di sasso nel vedere che erano rimaste solo le mura della casa.
Non pianse, non disse nulla, rimase a guardare pietrificato che nulla era rimasto integro e che tutti gli sforzi di una vita erano stati trascinati via dalla corrente in piena.
Qui si è sempre costruito tutto in armonia con la natura, senza cercare di dominare il suo volere, poi, chissà quando, è arrivato questo costruttore duecentocinquanta!!!
Sì, era un duecentocinquanta!!!
Non sai cosa significhi? Tu non sai cosa abbia significato per me!
Un’estate, quand’ero giovane, sono scivolato e mi sono rotto un braccio! Sono rimasto a casa per ben due mesi, mentre tutti gli altri erano a divertirsi al fiume!!!
Inoltre ho la nomea di quello che arriva sempre in ritardo, per colpa di quella schifosissima scala.
La fermata del bus è proprio in cima e io la odio, gradino per gradino, la odio e la temo e non ci corro su quelle lastre di pietra!!!
DUECENTOCINQUANTA!!!
Non capisci? Lo capisco io! Quando quella sera Lin mi ha baciato e mi ha stregato, eravamo proprio su quella scala, piovigginava e i suoi capelli neri erano lucidi come brina; la maglietta, appena trasparente per via dell’acqua, mi faceva intravedere le sue forme. Sono stato il suo schiavo per anni, prima che mi lasciasse per Kito.
Vivevo solo per lei, eppure non capivo che mi usava, giorno dopo giorno. Maledetta scala!!!
Per colpa di un duecentocinquanta, ogni volta che vado a fare la spesa mi spezzo la schiena su quei gradini!
No, i gradini non sono duecentocinquanta, chi ha fatto quella scala è un maledettissimo duecentocinquanta!!!
Che vuol dire: – Cos’è un duecentocinquanta? Non lo sai??? Scusami… davvero non lo sai? – Qui da noi è un modo di dire molto diffuso.
Mi vien da ridere, sei stato ad ascoltare per tutto questo tempo le mie imprecazioni senza capire nulla!
Devi sapere che un giorno, più di duemila anni fa, mentre il riso fioriva, arrivò in paese un ufficiale dell’imperatore. Molti anziani trovarono che la decisione dell’ufficiale di aumentare le tasse, per andare in aiuto di una remota zona della Cina, fosse giusta perché, donando una parte delle decime maggiorate a quella regione caduta in malora, se ne prospettava la salvezza.
Tuttavia qualcuno, prima che la legge diventasse effettiva, approfittando dell’oscurità, si introdusse nell’abitazione dell’ufficiale e lo uccise.
Il paese cadde nell’oblio, ma l’imperatore, uomo furbo e disciplinato, finse di apprezzare il gesto, affermando che la giustizia aveva fatto il suo corso naturale.
Ordinò che una ricompensa di mille liang d’oro fosse messa a disposizione dei responsabili dell’assassinio.
Si presentarono quattro persone, forse solo avide ma non colpevoli, convinte di spartirsi, appunto, duecentocinquanta liang a testa, ma l’unica cosa che ottennero fu l’esposizione delle loro teste sul patibolo, facendo così la figura degli idioti.
Un duecentocinquanta è un imbecille, uno scemo, uno che si crede furbo, ma non lo è.
E ora che ci penso bene, sono io il duecentocinquanta, perché me la prendo con una scala, invece che con me stesso, per tutte le stupidaggini che ho fatto nella mia vita e per tutte le lamentele che ti ho messo in testa.

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