FARE PARTE DI UNA STORIA (inediti)

 

Non ha niente per difendersi, il solito chiodo alla nuca
quando si alza. Il mondo è un’opera di notifiche di cui prendere visione.
La rabbia che monta lentamente, sterile come prendere a pugni il muro.
La sente adattarsi addosso. Oltre il muro, altri muri. Più in alto
da qualche parte nell’esosfera un satellite sta riprendendo
una mai vista configurazione di cellule.
Esce di casa, non vuole fare male ma farlo è un’altra storia.
Cerca di assomigliare a uno con un’idea di come vanno queste cose
uno una al proprio posto di cui poi perdiamo le tracce.
Dovrà credere a ogni parola detta per ritrovarsi il centro esatto
della nostra vita. Dove altri hanno fallito.

*

È giusto che io dica in quale confine
ti ho conosciuta. Avevi un angelo ferito nella voce
gli occhi di tutti alla giugulare.
Prima o poi per il lupo finisce male
ora sono io
con le carie e la pelle ricucita alla meglio
una versione da cartoni animati, se riesci a capire cosa intendo.
Volevo che sapessi che negli universi della narrazione
non c’è posto per noi due.

*

Micidiale come un boato in mezzo all’autostrada
Stefi riabbassa gli occhi sullo schermo
Io manco ero nata nel novantadue
però superata da poco Palermo
ricorda come una stele della Mesopotamia
ma nel mezzo della scassata autostrada siciliana.

Qualche anno prima un giorno livido o d’inverno
Pietro R. attaccò un discorso di tacche e incisioni nella pietra
che nessuno rischia di capire perché è passato molto tempo.
Una linea ondulata cambiando contesto può essere ‘Grano’
o ‘Una misura di grano per il mio desiderio’.
Uno saltato in aria ora è un nome di granito, mio fratello.

Ma questo è vivere al di qua delle parole
quanto una libbra di carne al banco del chianchiere.
E le belle giornate di maggio sono tutte uguali
come le famiglie che passano in auto per le vacanze.

Fuori di qui c’è solo mare, un cortocircuito di memorie.
Fuori dal finestrino il paesaggio rimanda grandi futuri.
Uno saltato in aria ora è un nome di granito.

Per questo conta saper ascoltare le pietre
indovinarne come una nudità alla fine delle parole
la linea spezzata che abbiamo chiamato desiderio
e tu devi ripeterlo, Stefi, ripeterlo fino a farla diventare la tua storia.

*

Qui i poeti non hanno molto da dire
perlopiù girano attorno al sole, accendono un interruttore
quando è ora. Da un’altra parte è dopopranzo
un paese sta bruciando, brucia palazzi, paradossi, vecchie icone.

Una bambina nera coi dred
viene avanti incutendo timore, scandendo Jus-tice come un disco rotto.
Qualcosa nel suo sguardo ricorda i figli che non abbiamo abbastanza voluto.

Un uomo per le solite ragioni è stato schiacciato sotto un ginocchio.
Ecco l’occhio del mondo venuto a prenderti
mentre regolavi la fotocamera sui palazzi di fronte.

Prepari il caffè, esci a comprare il giornale, un po’ d’aria:
sempre qualcuno finirà sotto una macchina, nella traiettoria di un proiettile
che ha fatto avanti e indietro tra fusi orari.
A volte trovi una foto o un video sui social, il servizio in televisione.

Riepilogando: sei salvo anche oggi
un uomo è stato schiacciato sotto un ginocchio
una bambina non dovrebbe mai guardare in quel modo.

Quindi la donna dei poeti quando è ora tira giù la serranda
dice vieni a letto, non resisto, si sfila il vestito. Spegne tutte le luci.
Ma questo non lo hai trovato in nessuna poesia
naturalmente è successo con un altro fuso.

Storia reclusa

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