Elliot Erwitt

Io sono scappato, morbido come un gatto son saltato dalla finestra quella notte.
Sono scappato e ho attraversato tutto il prato, inseguito dal canto dei grilli, sotto una grande luna piena.
Sono scappato, ma quella volta mi hanno preso subito.
Arrivato al muro infatti non ce l’ho fatta a scavalcare e mi sono anche sbucciato un ginocchio.
Mi hanno picchiato un bel po’, ma già dopo due giorni sono riuscito a tornare dai miei compagnetti.
Erano tutti nel capannone che preparavano le collanine per l’estate.
Dopo un paio di settimane sono scappato di nuovo, proprio davanti alla bancarella dei tappeti al mercato. Guizzante come un attaccante della nazionale, per tutta la strada, dribblando la gente, le guardie corrotte e i venditori che urlavano, proprio come un campione.
Sono scappato, ma dopo un paio di giorni avevo fame e sono ritornato.
Mi hanno picchiato un po’ di meno e già l’indomani sono potuto tornare dai miei compagnetti, che stavolta erano tutti nel capannone a cucire palloni.
Poi ho guardato il cielo, quella sera, i riflessi della luna sul mare mentre vendevo gli accendini sul lungomare e… sono scappato, come un pesce al pescatore, son guizzato via oltre la rete, con un colpo di coda deciso son schizzato e mi sono rituffato oltre.
Ho nuotato fino all’altra parte del porto, oltre la città, in un’altra città.
È stato proprio qui che ho trovato il nonno.
Ha la barba bianca e grande, ma lui non è il mio vero nonno, che è, forse, ancora in Africa.
Lui mi dà tante cose buone da mangiare, non mi picchia e mi fa tante carezze… troppe.
Quella mattina non volevo le sue carezze e mi sono lanciato dalla finestra della casetta, sono scappato come un palloncino dalle mani di un bimbo, un bel palloncino colorato annodato male al polso di un bambino.
Io non sono più un bambino, non lo sarò mai più.
Il nonno ha cominciato a urlare “Al ladro!!! Al ladro!!!” e ha cominciato a sparare con il fucile.
Io ho corso lungo tutto il vialetto, quello con la strada che va verso il bosco, poi ho visto tutti quei bambini nel furgoncino, alcuni mi facevano le smorfie, alcuni salutavano.

Staranno andando al parco ho pensato.
Chissà magari c’è qualcuno che vuole scappare con me.
Chissà se magari giocheremo insieme.
Adesso mi rialzo e vado da loro, è solo un po’ di sangue, non è nulla, adesso mi riposo un po’, poi faccio una corsa e li raggiungo…
Com’è morbido questo prato… riposerò qui… riposerò… qui.

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