gli angoli (aprono i loro acuti per ingoiarci) di Sebastiano A. Patanè Ferro

copertina gli angoli - Copia

Ripensando agli anni passati, in modo particolare i 60/70, trovo ovvio il mio risentimento e la nostalgia. Quando leggere Pasolini indicava una posizione politica ben definita (parlo di giovani tra i 20 e i 35 anni) e citare Nietzsche o Marx esprimeva ribellione e desiderio di cambiamento, allora si poteva parlare di ruolo della poesia nella società, un ruolo che non si dissolveva con un attuale “mi piace” ma con una lotta esplicita che imprimeva direzioni. Non si possono dimenticare i grandi poeti che hanno acceso gli animi fino alla rivolta contro il potere in Ungheria o in Cecoslovacchia, ma anche a Cuba e in Unione Sovietica (con risultati differenti che portarono ai gulag o all’esilio i “dissidenti”) le voci dei poeti non si fermavano e la storia ci mostra il riscontro. Certo parlo di poesia di impegno sociale che, però, nulla toglie alla poesia d’amore o “intima” alla quale, da sempre, è stato dato l’attributo di “opera minore”. Oggi è perfettamente il contrario e le “opere maggiori” rimangono, per lo più, voci inascoltate mentre si da libero sfogo ai sentimenti individuali, colmi di  io e di tu che fanno di una poesia uno sfogo personale fine a se stesso. Il mondo cambia e noi con esso, cercare di resistere è inopportuno, perché ci mostrerebbe anacronistici. Ciononostante, mi accorgo del fervore che pare crescere sempre più negli ambienti letterari e, grazie a internet, noto, secondo il mio sentire, che c’è molta più poesia negli ambienti locali o, per meglio dire, nei livelli mediobassi, che nelle alte sfere della poetica. L’editoria fa il suo gioco e solo chi detiene certi poteri riesce a essere impalmato, altri, dovranno attendere improbabili colpi di fortuna alla faccia della meritocrazia.
La poesia dovrebbe rimanere la voce dell’anima cosmica e il poeta, il suo medium, uniformato e quindi lui stesso anima.  In questa fusione possiamo trovare una poesia universale che accomuna e ci rende fratelli, almeno nella parola. Ho ascoltato voci di grande rilievo e spessore, tutti pubblicati da piccoli editori che, poi, non riescono a dare al libro la giusta rilevanza per via dei costi e quant’altro; per contro, trovo libroni che non leggerei neanche sotto tortura, super pubblicizzati e sponsorizzati da critici da diecimila euro a lettura e che riempiono interi scaffali! Non è un buon tempo per la poesia, ma ce n’è tanta in giro e di potente.

 (Sebastiano A. Patanè Ferro)

cop_patane_isbn

Due poesie dal libro “gli angoli (aprono i loro acuti per ingoiarci)”
[Edizioni Smasher  Collana Poesia “Orme di poeti” diretta da Antonella Taravella]
  
# 2 dell’assenza
 
Mi colse di sorpresa quella potatura fuori stagione
la clamorosa ascensione della radice ancora colma d’acqua
e progettati e attesi sottorami ora divorati dall’assenza
Quanto ti somiglio adesso padre mio, quanto sono te!
 
E con tutte quelle lune e quelle barche dove vado senza direzione
se non verso un dolore sistemato dietro la ringhiera…
Mi gira attorno il gelsomino e quell’abbraccio perso nell’ultimo cuscino
senza più parole dietro la scatola piena di polvere soltanto
 
Sfumature in trasparenza nessun enigma chiara aritmetica
giustificatore dell’inesperienza… la roba le api e tutto quel ferro la campagna
sintomi del malessere tardivo del tempo ormai andato del poco ripetuto
ed io, solo di metafora accorcio la distanza
 
Non ci sarà per simmetria nessuna ricorrenza lungo la piena che mi travolgerà
cosi come io stesso sarò altrove quando mio figlio chiederà di me
 
 
 
[il passo non ha tacchi]
 
Nel riquadro in alto vicino al calice
ancora il battere del gelsomino in controcanto
 
le vie della sera vanno e vengono dietro i telai
nelle aggiustate stanze senza impulso e fa male
lo sciamare improvviso dei pensieri, fa male il vuoto
che attanaglia il passo e fa male il passo
perché ti stringe e non ha tacchi
 
e nascondersi nello spessore di un cielo zafferano
così compatto così malato così estraneo
 
 
  

Uno stralcio dalla Prefazione di Anila Resuli

“Divisa in due parti, composte, la prima da 15 e la seconda da 24 poesie, la silloge di Sebastiano A. Patanè Ferro si presenta come un percorso interiore che oscilla tra i tempi verbali di passato presente e futuro, toccando temi diversi che attraversano condizioni alterne dell’animo poetico. La condizione predominante dell’io poetico all’interno di queste poesie è senza dubbio la solitudine, vista non tanto come una presenza negativa nella vita del poeta, quanto una condizione necessaria per valutare quanto nell’io rimane e perdura il ricordo, prevalentemente buono, dell’insieme di attimi e momenti vissuti con persone, luoghi, silenzi, rumori. L’io poetico di questa raccolta non solo si domanda se il passato contiene un’impronta positiva, seppur malinconica, da trattenere dentro, senza poterla dimenticare, ma cerca in questo passato delle corde e degli appigli per potersi proiettare nel futuro. Giocano questo ruolo, oscillando tra passato e futuro, il conscio dell’io poetico e l’inconscio dello stesso, che tratteggia nei personaggi poetici sia attimi del mondo visibile, sia quelli legati al sogno, alla fiaba”.

 

 

sebastiano a patanè ferroSebastiano A. Patanè Ferro nasce a Catania nel 1953 sotto l’acquario di febbraio. Fin da giovanissimo coltiva la passione delle lettere che comincerà a sviluppare con impegno negli anni ‘80 quando fonda il centro culturale e d’arte “Nuova Arcadia” salotto di poesia e sede di numerosi reading. Nel 2010 la Clepsydra Edizioni di Anila Resuli pubblica la raccolta “Poesie dell’assenza” in formato E-book. Presente anche nell’antologia “Fragmenta” del premio Ulteriora Mirari, organizzato e gestito dalla Smasher Edizioni. Nel 2011 traduce Concha Méndez Cuesta, Delmira Augustini e Miguel Hernández ma pubblicherà solo la Cuesta su WSF, Blog collettivo ideato e gestito dall’amica Antonella Taravella. Nel Giugno del 2012, un incidente stradale, per la sua gravità ed anche per le conseguenze disastrose sul profilo economico, lo tiene bloccato e lontano dall’ambiente artistico per quasi un anno. Ciononostante riprende e completa “Ho incontrato un angelo”, un racconto autobiografico scritto nel ’92. Sempre nello stesso anno scrive “Del tempo che si muove appena” un volume di poesie che raccoglie diverse espressioni del poeta che vanno, dal sociale, alla poesia d’amore. Nei primi mesi del 2013 scrive “Marta” il racconto biografico basato sulle vicende del ’74. Attualmente, sue poesie sono rintracciabili su diversi autorevoli blog tra cui Poetarum Silva, La stanza di Nightingale, Il giardino dei poeti, Larosainpiù e Neobar. Gestisce due blog di poesia contemporanea: “Le vie poetiche” e “La casa senza tempo”, oltre ai suoi blog personali quali “La cava della parola” e “Sciaranera”.

 

 

Potrebbero interessarti

3 risposte

  1. Pingback: Eric
  2. Pingback: Wayne
  3. Pingback: Tracy