GRANDART. Modern & Contemporary Fine Art Fair

Matteo Massagrande, L’ingresso, 2017, cm 100×120. Courtesy Galleria Punto Sull’Arte

 

Sembra che qualcosa stia cambiando nel mercato dell’arte contemporanea. Per la prima volta dopo anni, l’ultima Italian Sale londinese di Sotheby’s, all’inizio di ottobre, è stata un flop: 18 milioni e mezzo di sterline in totale e più di un quarto dei lotti invenduti. E considerato che ai tempi d’oro i risultati erano ben altri (41 milioni e mezzo di sterline per Sotheby’s nel 2014, 43,2 per Christie’s l’anno dopo) la cosa deve farci riflettere. Queste sono le vendite nate all’inizio del millennio da una felicissima intuizione proprio della casa d’aste di New Bond Street sulla scia del successo di una serie di mostre dedicate oltremanica agli artisti italiani. In una manciata di anni le Italian Sales diventano un appuntamento fisso dell’autunno, con Christie’s che si aggrega subito e con gioia. Ed è una marcia verso il successo che nemmeno la micidiale crisi del 2008 riesce ad arrestare. I protagonisti di queste vendite sono Castellani, Fontana, Bonalumi, Burri, Boetti, Scheggi, Melotti, Accardi e i loro colleghi del concettuale più hard, e alcuni di loro in una quindicina d’anni vedono le cifre delle aggiudicazioni moltiplicarsi per trenta o anche per quaranta: un’orgia di successo.
Il punto, forse, è proprio questo. C’è da domandarsi se il concettuale più hard non abbia stancato. L’asta di Sotheby’s che ha raccolto così poco ha visto uno dei suoi cavalli di battaglia, Lucio Fontana, con metà dei lotti invenduti. Eppure, a sorpresa, proprio in quell’occasione una Natura morta di Giorgio Morandi ha raddoppiato la stima iniziale, passando di mano per 1.448.750 sterline, e considerato che il record d’asta – del 2015 – è di 2,5 milioni di sterline, questo è un risultato di tutto rispetto. Che sia il segnale di una nuova voglia di pittura e di tradizione? Di tornare ad acquistare quell’arte per cui l’aggettivo “bello” non suoni come una definizione sospetta ma come un segno positivo? Probabilmente sì. Lo conferma un’altra aggiudicazione eccellente di qualche mese fa: un Autoritratto di Achille Funi messo all’asta da Il Ponte a Milano con una stima timida – tra i 5.000 e i 7.000 euro – è passato di mano per 48.000, segnando per l’artista la terza aggiudicazione di sempre. Forse il vento sta proprio cambiando. Su questa convinzione nasce a Milano una nuova fiera d’arte. GrandArt – il cui nome prende ispirazione dal fulminante saggio L’art cahé, firmato dalla giornalista francese Aude de Kerros – raccoglie arte moderna e contemporanea che si muove nell’ambito del saper fare, delle tecniche artistiche tradizionali e della storia dell’arte.

Fabio Giampietro, Hyperplanes, 2016, sottrazione di colore ad olio su tela, cm 140×180. Courtesy Fabbrica Eos, Milano

Sono sempre più convinto che solo un sano e giusto equilibrio tra l’esecuzione tecnica e l’idea formi la vera opera d’Arte. E’ inutile dire il contrario… la linea, la fusione, il mistero dell’impasto, il chiaroscuro ecco quello che fa parlare le cose nel quadro.
Ecco l’idea eterna. Il soggetto viene poi.
Umberto Boccioni

Dal 10 al 12 novembre 2017, The Mall, nel quartiere di Porta Nuova a Milano, ospita la prima edizione di GRANDART. Modern & Contemporary Fine Art Fair.

GRANDART, promossa da Ente Fiera Promoberg e da Media Consulter, in collaborazione con ANGAMC (l’Associazione Nazionale Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea), s’inserisce nel panorama fieristico milanese come una vera novità.
GRANDART è una nuova fiera dell’arte moderna e contemporanea dedicata a tutte quelle gallerie e artisti che si muovono in quel perimetro della pittura, della scultura e delle arti applicate che mantiene uno stretto legame con le tecniche, con la poetica dei materiali, e con la grande storia dell’arte.
GRANDART accoglierà un nucleo di gallerie italiane e internazionali, selezionate da un comitato scientifico, composto da Bianca Cerrina Feroni, giornalista e critico, Martina Mazzotta, curatrice, Angelo Crespi, giornalista e critico, Lorenza Salamon, gallerista, Federico Rui, gallerista, Stefano Zuffi, storico dell’arte, scelte basandosi su criteri in cui i valori del “saper fare” e la tensione verso soluzioni chiamino in causa la categoria di bellezza, da rintracciare nel presente.

A una serie di protagonisti del panorama classico-moderno, tra i quali spiccano vere e proprie riscoperte, si accompagnerà un panel di nomi dell’arte contemporanea e di giovani emergenti. Tra le iniziative proposte da GRANDART, l’omaggio a Gianfranco Ferroni che presenta 15 opere di uno dei protagonisti della figurazione italiana del secondo Novecento ed esponente di spicco del Realismo esistenziale.
Come afferma Angelo Crespi, “GRANDART vuole essere una fiera che omaggia la tradizione pittorica italiana in una città, Milano, che ha visto nascere e affermarsi alcuni importantissimi movimenti artistici, come lo Spazialismo di Lucio Fontana, l’arte cinetica, l’arte nucleare, il Realismo esistenziale e altri ancora, ma anche vent’anni di distanza da quell’Officina milanese che aveva nella figurazione la sua cifra espressiva più caratteristica”.

Alfio Giurato, Figura, 2016, olio su tela, cm 100×70. Courtesy Federico Rui Arte Contemporanea, Milano
Federico Romero Bayter, Cantiere I, 2014, olio su tela, cm 150×200. Courtesy Sifrein Galerie, Parigi
Matteo Massagrande, L’ingresso, 2017, cm 100×120. Courtesy Galleria Punto Sull’Arte
Mirò, Panchemin III, 1957, acquarello su carta pergamena con fondo litografico, cm 53×80. Courtesy Galleria Proposte d’Arte
Renato Guttuso, Carrettiere siciliano addormentato, 1946, olio su carta intelata, cm 75×100. Courtesy Galleria de’ Bonis
Paolo Paradiso, New York at his best, 2014, olio su tela, cm 120×90. Courtesy Galleria Ponte Rosso, Milano , 1996, olio su tela, cm 200×150. Courtesy Galleria Studio Vigato
Christian Balzano, Pelle viva Pashto, 2016, pirografia su pelle, diam. 124 cm. Courtesy Casa d’Arte San Lorenzo San Miniato (PI)
Pep Marchegiani, Jesus Daniel’s, 2017, stampa hd su acciaio mirror. Courtesy Galleria Colonna
Salvo, Primavera, 2007, olio su tela, cm. 80×130, Courtesy Bugno Art Gallery, Venezia

 

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