il cielo è un mantello
rubrica di poesia per bambini

 

Non ti serve una pala per scavare un’anima

Vuoi vedere
che mi tolgo il cappotto?

Vuoi vedere
che mi tolgo il secondo cappotto?

E adesso, lo vedi, il mio spirito, lo vedi?

È una poesia di Ida Travi dal suo libro Tà (Moretti & Vitali).
La leggo a scuola, al primo incontro. Aiuta le bambine e i bambini a sbucciarsi, a capire che la poesia denuda, fa tremare, domanda e ha fierezza. È un atto di coraggio, è audace. Le poesie che amo e che vi porto a scuola sono poesie-piste e poesie-mappe, per perderci se non sappiamo più sognare il mondo e solo obbediamo agli stanchi pensieri di tutti, per orientarci nella notte buia, nelle foreste intricate, nei deserti senza segni apparenti. Nei litigi dei grandi, nel dolore che ci fanno, nelle prepotenze che subiamo, nelle paure che abitano il mondo e ci sbriciolano la gioia. Nella voglia di diventare cattivi. Ci aiutano a tenere tutto insieme, le poesie. Con mani grandi, anche se le abbiamo piccole.
Da sempre, gli esseri umani si sono orientati di notte con le stelle, con luci tenui e non vistose, con segni indecifrabili e non con segnali sfolgoranti.
Una poesia va letta e poi fatta. Va agita, eseguita.
Non abbiate paura della poesia. Non abbiate paura di restarle davanti senza capire, tremate forte nell’assenza di significato apparente, dal tremito spunterà un senso nuovo, un tatto e un fiuto che aprono piste impensate e transitabili.
Toglietevi il primo cappotto. Aspettate. Toglietevi il secondo cappotto. Non fate finta di averne uno solo, la verità non è mai di prima pelle, scaviamo ancora un po’, spogliamoci ancora. E poi lasciamoci guardare. Anzi, chiediamolo fin dall’inizio di essere visti, siamo tanti, nudi e invisibili.
Ci vedete?

Potrebbero interessarti