Stanley Spencer, From up the rise PACILIO
Stanley Spencer, From up the rise

Molte credenze relative alle popolazioni primitive, evidenziate dagli antropologi culturali, rilevano che la mente umana e la creatività sono sempre state attratte dall’ombra, in particolare dall’ombra del proprio corpo. Sappiamo che ogni individuo è seguito o addirittura incollato alla propria ombra che, se particolarmente inserita nella coscienza, viene percepita buia e profonda. Carl Gustav Jung prende in considerazione il lato oscuro della vita cosciente dell’uomo e definisce sotterraneo dell’anima, ricordando Dostoevskij, questo spazio che è dietro o sotto la maschera dell’agire sociale. L’ombra è considerata demoniaca e perversa dal pensiero religioso perché si pensa, che è qui che agisce il male e il magico mondo della morte. Quando le popolazioni non avevano la scrittura come strumento di comunicazione l’ombra rappresentava un tabù perché veniva a identificarsi con l’anima. Gli indigeni delle isole Salomon, infatti, se calpestavano l’ombra del re venivano puniti con la morte. L’ombra è associata, in molte culture, a paure socioculturali e ancestrali. I poeti, invece, hanno adoperato l’ombra come luogo della rinascita fenicia, dove si vive, da quando si è bambini, la regola della fantasia e la consapevolezza della voce più intensa, potente dell’io. Il pensiero umano, sia percettivo che intellettuale, indaga sulle cause degli avvenimenti tenendosi il più vicino possibile al luogo dove i loro effetti si producono. In tutto il mondo l’ombra è considerata come una propaggine dell’oggetto che la proietta. Il concetto sottostante è che l’oscurità non appare come un’assenza di luce ma come una sostanza positiva di buon diritto. Questo secondo io trasparente dell’individuo è identico o connesso con la sua anima o forza vitale. Porre il piede sull’ombra di una persona è un’offesa grave, e si può uccidere un uomo ferendone l’ombra con il coltello (Rudolf Arnheim – 1954, Arte e Percezione visiva). Se si acquista la consapevolezza di una percezione positiva dell’oscurità, l’ombra può essere riconosciuta come il nostro doppio che protegge e diviene la parte più disponibile all’io cosciente.  Il popolare racconto di Stevenson Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde, ci convince a governare la nostra coscienza per non trasferire sull’altro il buio, il non conosciuto affinché non ci sfugga il dominio delle responsabilità con la nostra parte dentro/fuori. La nostra parte psichica si pone innumerevoli interrogativi. Se l’ombra rappresenta il male allora la luce rappresenta il bene? Quindi come giudicare il comportamento sociale, psicologico e creativo dell’uomo? Il termine “ombra” nasce nella ricerca psicologica e in particolare nella ricerca psicologica di Jung. Ci sono dei precedenti, ma sempre di ordine psicologico. C’è tuttavia un corrispettivo dell’ombra nei miti di tutto il mondo. Indubbiamente ci si può divertire a trovare in moltissimi miti quest’aspetto negativo dell’uomo. Però è solo apparentemente negativo, perché se ben relazionato all’io cosciente – che se ne deve assumere la responsabilità – in qualche modo diventa positivo, o meglio diventa un propulsore della vita psichica. In genere l’esempio più pregnante dell’ombra dei miti è quello che si trova nei miti degli indiani d’America, il trickster, il briccone buffone, che poi, talvolta, si dimostra essere un aiutante magico, che risolve situazioni che sembravano irrisolvibili nella vita. Però non si deve pensare che l’ombra sia rappresentata solo dal trickster. Qualcuno ha voluto vedere, un corrispondente del trickster nel Mercurio della mitologia classica. Abram Kardiner – è stato un grande storico, fenomenologo delle religioni –  si è sforzato di approfondire questa somiglianza. Ci sono probabilmente molti altri esempi di ombra nei miti. Perciò, ripeto, il termine nasce nella psicologia, ma noi possiamo trovare delle vaste corrispondenze nella mitologia. Noi dobbiamo dividere il concetto o la metafora dell’ombra dal concetto di male. L’ombra è male solo in quanto rimane scissa da noi, inconscia, negata, assolutamente separata dal resto della personalità. Sono contento che sia stato introdotto il concetto di male, perché appunto, in una interpretazione un po’ superficiale dell’ombra, si potrebbe pensare che il male nasca solo dalla proiezione della nostra ombra. Ahimè, no! Il male morale esiste, eccome! E dobbiamo combatterlo in tutte le maniere. Sarebbe assurdo per esempio pensare che personaggi come Hitler, Stalin, i grandi dittatori del nostro secolo, Salazar, eccetera, siano esclusivamente il frutto della nostra proiezione. No, sono delle persone assolutamente possedute dal male, hanno a che fare ben poco con la nostra proiezione d’ombra. Però il concetto di male viene evocato, nell’analisi dell’ombra, perché noi sentiamo l’ombra come qualche cosa di negativo. Qui è anche una questione di linguaggio. Direi che, parlando dell’ombra, è sempre meglio parlare del negativo che è in noi, piuttosto che del male. Il male è un concetto troppo antico, troppo aulico, anche troppo potente, per essere evocato in un argomento di psicologia di tutti i giorni. (Mario Trevi L’ombra dentro di noi, 31/1/2011). Quando si è bambini l’ombra ricopre un grande significato; addirittura le si dà un ruolo ben preciso. Solo crescendo si tende a dimenticarsi di lei accantonandola nel mondo dell’inconscio come un superamento liberatorio della sua rappresentazione buia e ambivalente. L’ombra fa paura e farsi percepire puri esorcizza il male cui ci si può abbandonare (Adriana Gloria Marigo). Nell’età adulta l’ombra subisce un’importante metamorfosi fino a diventare un Doppio di Sé ambiguo: sono i romanzi e la scrittura poetica a manifestarci la macchia che ci portiamo dietro come il nemico, il persecutore o addirittura  il perturbante. La poesia sa inseguire la vita e i suoi significati inafferrabili e originari. Si spinge verso le marginalità, spesso idilliache, ponendosi in una posizione laterale (accanto) alla Storia (Leopardi, Pasolini). Si tratta di un ascolto evocativo-ideologico-paesano che sembra porre il poeta di fronte a un compromesso intimo. L’ombra è un dormi-veglia (Octavio Paz) che spesso testimonia un lavoro compiuto in una terra sotterranea fatta di vetri, quindi visibile nelle varie immagini nascoste ed enigmatiche. Il compito della poesia è quello di saper dialogare con gli elementi metaforici del linguaggio di ogni giorno in cui le ombre recuperano integrità, verità. Ognuno di noi può incontrare il mondo in un atto amoroso.

 

 

 

 

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