Jaca Book
Jaca Book

Poesia di Luigi Carotenuto

Grande controllo stilistico e dovizia di immagini, apparentemente inesauribile, regnano nella poesia di Annelisa Alleva. Come folletti impertinenti, i giochi verbali che troviamo soprattutto nel finire della seconda sezione del libro, omonima, sembrano anche divertissement di una poetica che vola sempre elegante e leggera, anche nel rasoterra della quotidianità, riuscendo a trovare il guizzo lirico, surrealista e fumettistica a tratti, dal riso palazzeschiano, riabilitando il domestico a dignità letteraria. L’acuto principio di realtà dell’autrice rende la chiarezza figurativa e la felicità di scrittura al servizio di un dettato più segreto, che prende le mosse dalla perdita di un familiare, la madre, più esplicito nela prima sezione, Sogno chimico, tracciato poi in altri punti, dove si accenna al rischio di caduta, alla paura di cadere, ossessivamente (vedi pag.40, 41, 95, 109, l’esclamazione “Fortunato se trovi un predellino”, a pag.52). Altro topos, per così dire, è quello legato al dualismo sogno-veglia, che sembrano fondersi e confondersi, ciò nonostante, i due elementi reggono benissimo da soli, e la poesia della Alleva, riesce con arte e metodo, quest’ultimo chissà quanto cosciente, a mostrarci in quale misura convivano l’uno nell’altra, come una medaglia a due facce, maschile-femminile, in una sorta di indistinguibile conciliazione dei contrari. I libri, come i gatti, elementi concreti e simbolici, sembrano i numi protettori dell’io lirico, vegliato nel dipanarsi delle vicende testuali. Storia e Natura appaiono agli sgoccioli, della prima si invoca (e applaude) la “fine liberatoria”, la seconda (stravolgendo la visione leopardiana) “non vuole pesare. / Vuole sfilarsi i costumi di scena”. Resta solida la buona volontà del poeta: “Vorrei pulire le strade come il mio appartamento”.

Potrebbero interessarti

6 risposte

  1. Pingback: gordon
  2. Pingback: shaun
  3. Pingback: jonathan
  4. Pingback: willard
  5. Pingback: Gerald
  6. Pingback: Edward