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John Constable

Tra tutte le nuvole possibili scelgo quelle patata.
Non per la loro forma o per l’uso che se ne possa fare ma per il senso che hanno nel cielo e che danno alla terra ormai quasi priva di esse.

Una pioggia di bucce di patata mi fa fensare alle recentissime elezioni in America, a qualche vicino di casa con lo sguardo di terra, alle idee-patatina commestibili e fragranti da consumarsi a passeggio o davanti alla Tv, ai molti sentimenti o alle parole buone che finiscono nella spazzatura comune.

Le nuvole-patata sono troppo pesanti per fluttuare nell’aria, pensano i più, sono state create per galleggiare nell’olio bollente, per danzare sulla padella o meditare nel forno a 250°.

E invece no.
Perché spesso ciò che si pensa non corrisponde alla realtà, alle patate.

È un tema fondamentale, ancor più fondamentale delle fondamenta di una casa.
Perché un tema non subisce danni dalle catastrofi naturali o umane.

Un tema è un po’ come le patate di una volta.
Se ne sta nascosto sotto sotto finché qualcuno viene a prenderlo, al momento giusto; né troppo presto né troppo tardi.

Ecco perché scoppiano molte guerre nel mondo, perché straripano fiumi, franano montagne, si aprono varchi nel suolo, terribili terremoti scuotono gli orti e i giardini.
È tutta colpa delle patate o, per meglio dire, per l’insensato uso ed abuso che se ne fa.
Ciò le ha costrette a trasferirsi lassù nel cielo blù, dove cinguettano sui nidi di puré.

Oh patate, care e dolci patate, per favore venite giù.
Tornate tra di noi.
Riportate la semplicità e l’umiltà sotto la superficie del mondo, laddove vivono e proliferano le radici, le speranze, le idee croccanti e grandiose dei bambini.
Perché di bambini ce ne sono sempre meno e di adulti pure, come le fontane che scompaiono con le loro freschezze.

E allora, per favore non mangiate le nuvole-patata.
Perché le nuvole-patata siamo noi.

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