Sky Study circa 1845 by Joseph Mallord William Turner 1775-1851

Ci sono ancora spazi aperti tra gli uomini e le donne di questo mondo qui, a Norimberga, dove vivo da qualche anno, a Venezia, a Palermo, in Ghana, in Giappone.

In quell’isola. Chissà dove. Laggiù. Qui. Là.

Ma dov’è la terra?

Mi vedo ovunque, sparsa sulle strade, travolta dalle auto, dalla gente veloce di andatura e calcolo ma lenta di sogni.

Sembriamo tutti rinchiusi in uno schermo gigante in cui degli esseri viventi non può importarcene più a lungo. Nemmeno di quelli che sono visti, di quelli famosi nella mente di alcuni e di nessuno.

Ma non lo siamo.

Stiamo dall’altra parte. Quella non chiusa.

Quante persone ci devono vedere (non intendo con ciò guardare) o sentire (non intendo con ciò ascoltare) affinché ci sentiamo vivi.

Esseri forti.

Persone di successo.

Ma che è successo, o meglio, che è accaduto.

Che è accaduto di così potente da trasformarci in vuoti a rendere alle macchinette dei supermercati.

Non sono domande. Le domande reclamano una risposta.

A noi non servono risposte. Non ne abbiamo bisogno. E chi le ascolta.

Siamo riciclati, giorno dopo giorno, da un sistema ruota di criceto.

Ma noi non siamo né ruota né criceto.

Siamo il successo.

Non quello che pensano gli altri.

Siamo ciò che sarebbe dovuto accadere, che accadrebbe, che potrebbe ancora accadere.

Una fantasmagorica possibilità.

Siamo gli spazi aperti. La fantasia. L’energia che ci muove gli uni verso gli altri. La gioia prorompente che si sprigiona da ogni ogni attimo del nostro sviluppo.

Siamo il tempo che ci circonda e ci affronta. Ci circondiamo e affrontiamo all’infinito.

Siamo le parole nello spazio tra la bocca e la nascita. Uno spazio di tempo lunghissimo ed effervescente come un talismano benefico.

E se riuscissimo ad essere tutto questo, saremmo allora sostenibili?

Potremmo risolvere tutti i problemi della terra? Le violenze, l’ossessione del possesso, l’ingordigia nei confronti dell’onnipotenza e dell’onnipresenza. La fame di tutto?

No.

Non è così.

Si ricomincia da capo.

Sempre.

Ad ogni istante.

Si deve ricominciare da capo.

Ci sono ancora spazi aperti tra gli uomini e le donne di questo mondo qui, a Norimberga, dove vivo da qualche anno, a Venezia, a Palermo, in Ghana, in Giappone.

In quell’isola. Chissaddove. Laggiù. Qui. Là.

Ma dov’è la terra?

 

 

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