negli abissi delle vite dove c’è quello che c’è (Andrea Italiano)

Il gatto

Per lunghi lunghissimi giorni un gatto
è rimasto sulla strada non raccolto da nessuno
e le macchine a passarci sopra
ne hanno sparpagliato la carne
alla fine è rimasto pellame trasparente
sfrigolante come alluminio sotto il peso delle gomme
gatti ne muoiono sulle strade e non solo
cani lucertole conigli selvatici persino uccelli
e uomini più di animali
ogni giorno uno spreco di vita incredibile
se uno avesse occhiali per vedere le anime dei morti
davanti avrebbe colonne di fumo che salgono
davanti dietro di lato una gabbia di anime
come si fa a non impazzire?

 

Il giorno di Natale

“Il padrone ha deciso così
il giorno di Natale
resteremo chiusi”
cartello giallo sulla porta affisso da me
uso ancora la parola “padrone”
per dire “datore di lavoro” “proprietà”
o nella declinazione locale “il principale”
parola da museo come “cuore” o “poeta”
eppure la uso ancora due o tre volte al giorno
questa parola me la giro in bocca come fosse caramella
e poi la sputo con soddisfazione
“il padrone dice vuole comanda”
“padrone” per dire “colpa”
residuo vergognoso di una società sottosviluppata
non civile
residuo eppure attuale come le otto-e-un quarto del mattino
o le sette di sera
“padrone” sinonimo di “colpa”
non colpa mia nostra (i cani non hanno colpa)
“il padrone ha deciso che a Natale non si lavora
è una grazia che ci fa”
questo non lo scrivo questo lo penso
“padrone” “politico” “mafioso”
parole che indicano “colpa generica”
colpe generiche come rubare giorni inaridire vite
far credere al favore al miracolo
all’inevitabile scomparsa di ogni forma di diritto
“colpe generiche” dice la gente come noi
sparare in aria per non colpire nessuno
gente qualunque insomma borghesi piccoli
proletari mancati residui di trenta cento anni fa
eppure attualissimi come ottocento mille euro al mese
gente senza palle chiamateci così
colpe gravi invece
però da perdonare
perché in fondo loro ci danno da vivere
duemiladiciassette anni dopo Cristo natu
e non siamo in grado di sfamarci da soli
io con una laurea tu con due lei con tre
in ogni caso più poveri dei nostri poveri genitori
terza media terza elementare al massimo diploma ragioneria
pietra tombale su sepolcri imbiancati
tu hai una soluzione?

 

Tempo perso

Ho passato tutta la sera a leggere Simone Cattaneo
mi è venuto spontaneo immaginare come morirò
sarà volando dal cavalcavia mentre torno a casa
già mi immagino la cacarella il sudore chiudo gli occhi
una specie di orgasmo trattenuto qualche secondo e poi finisce
o forse mi verrà un tumore a quarantacinque anni
così mi sono addormentato con questo magone
che per non sentirlo ho dormito con la luce accesa e la radio
in testa avevo le parole di chi mi suggeriva di non giudicare il male
ma di raccontarlo come parte del male
e che devo raccontare di quando faccio la spia
o di quando auguro sottovoce alle persone di morire
adesso sono di nuovo qui a dare il resto alla cassa
e quasi quasi mi viene da pensare che magari
anche facendo il professore
mi sarei trovato inculato lo stesso
se uno nasce con il destino del ricchione mica se lo può levare
e allora questo lavoro che faccio alla fine non è poi così male
devo smetterla di fare lo sfigato l’operaio sfruttato
i soldi me li danno puntuali
alla sera torno a casa nonostante
e non è tantissimo questo
così mi prefiggo per il futuro di cercare solo cose belle
emozioni bei pensieri bella gente
essere contento di quello che ho
perché c’è gente che non ha nemmeno questo
mi sono riproposto pure di non scrivere più poesie
così se passano i mesi senza scrivere non mi viene il rimorso
come se avessi mancato un appuntamento importante
smettere di scrivere qualsiasi cosa
che tanto non serve a nessuno è tempo perso
quelli che fanno letteratura si sopravvalutano
ma solo i raccomandati qualcuno se li ricorda dopo morti
e poi a cosa serve ricordarsi di un poeta
non ho scelto di fare medicina se fossi stato oncologo
allora sì che farei qualcosa di importante
e non ci sarebbe nemmeno di pensare al post mortem
basterebbe operare bene un malato e già avrei fatto il miracolo
ho passato il resto della serata a guardare facebook
e instagram dove mi ritrovo solo culi di estetiste troie
commesse povere che fanno le dive del cinema ma abitano case popolari
tra qualche anno si sposeranno un mafioso e prenderanno i calci in faccia
come è successo a chi so io
bastarda si alza alle tre del mattino ogni mattino
ho passato un’ora a scorrere il dito sul cellulare
è diventato uno schifo questo modo di vivere.

 

La coca

Felice mi parlava di spaccio
diceva che diversamente dai suoi tempi
oggi gira molta più coca che erba
così lui spiega i bambini sballati di tredicianni
le ragazzine senza mutande a quattordici
non so se dice il vero magari Felice ha sognato
ma passando dallo scientifico tra casa-lavoro
mi sono fermato a guardarle queste formiche sciamanti
le femmine sono più scaltre dei maschi
e ci credo che già se lo prendono appena escono di casa
li ho osservati bene questi figli disperati
sono diventati quello che volevamo
e la coca di Felice esiste
siamo noi che gliela vendiamo.

 

Il mio lavoro

A chi mi domanda che lavoro faccio
dico il domatore nei circhi
ma in un tempo e in un paese
dove le persone sono le bestie più feroci
per questo ci sono giorni che non riesco
e mi salgono con i piedi in faccia
o mi ficcano le unghia nella carne
non era questo il mestiere che volevo
eppure era proprio questo
che per occhi non mi ha dato cannocchiali
ma microscopi
che entrano dentro i giorni oltre ai fondi di bottiglia
negli abissi delle vite dove c’è quello che c’è
un dio affamato c’è
un uomo che muore di fame c’è
è proprio questo che voglio
vedere l’origine di tutto e di tutti
così da dormire senza avere paura di niente
o di nessuno.

 

La morte

Per molti anni è stata solo chiacchiera vento lontano
ha fatto questo ha fatto quello preso 10 100 sei milioni
poi mentre io non c’ero ci fu il primo agguato
che cadde su due amici nel giro di un lustro
ma chi aveva capito cosa fosse
fatto sta che da narrabile ci fu narrata
verso i trenta divenne un fantasma a tutti gli effetti
che nell’ombra ti segue e non lo vedi
come un socio occulto cominciò a prendersene quasi uno all’anno
dal confine delle mura in cerchi concentrici
giungendo al centro della casa
il risultato furono damerini imbambolati
esposti su letti muti risibili stomachevoli
minchia quanto ne ho visti uno dopo l’altro
e cos’è un cane da caccia un vortice marino una corsa al ribasso
quale mossa userà dopo l’ultima
lo squillo notturno l’annuncio inconsapevole
oppure sarà il suono del campanello
e qualcuno che ti dice – “dai, usciamo a fare un giro”
ma quando sarà così sarà meglio
perché vuol dire che l’attesa è finita e il giro è per me
o sorella o fiume carsico o biscia incinta
che quando mordi fai verdi le facce
faccio finta di non conoscerti ma ti ho capita.

 

Vedo

Io apro le luci la mattina
le chiudo alla sera
sono più ricco dei soldi che metto nella cassa
perché possiedo il silenzio in un regno di rumore
vedo le cose quando ancora non sono
le vedo poi quando sono diventate scarti
relitti di fratelli di padri di bastardi
di tempi che si credono super ma non lo sono
quando stanno morendo
le cose
sono nuovamente normali.

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