Nostos, ritorno alla parola
Rubrica a cura di Luca Pizzolitto
Hai un profilo islandese
un chiaro scuro lentissimo
un crepuscolo di campi arati di notte
nella spinosa armonia delle ombre
una tempesta che raccoglie
i suoi cuccioli d’acqua
come le mele di un giardino.
Una stupenda malinconia islandese
non è mai notte
non è mai giorno.
Foresta sparsa di lupi giovanissimi
allattati dalla luna.
Il regno di salire
nel punto più alto di una mano
e gettarsi nell’altro ramo
è il balzo di vivere.
*
Quando viene sera
scavato all’osso dalle guance
il rossore dell’ultimo fuoco
in fondo a un miracoloso quadro di Hopper
lei seduta sul letto
nell’ora più calma della notte
si alza come per destarsi
dalla donna dalla madre
non sai dove va
la finestra è spalancata
la luna e il sole girano come mosche
il bambino solamente il bambino
getta via i pianeti dal letto
batte le mani
come l’aria fosse la porta
il fiato soffia
negli occhi feriti dal vuoto
il pianto e il riso
aprono e chiudono la stessa rosa.
*
Quando il blu prende l’alba
e la posa delicatamente nell’aria
e la colomba rimane impigliata
al gesto di volare
precipita nel gesto
ogni ramo si spezza come una porta
(l’infinita ospitalità del vuoto).
*
Vorrei ricevere la pioggia
immobile come l’airone nel campo
lasciare l’acqua scendere
l’acqua di essere qui
una cosa nuda fra terra e cielo
non essere nulla che il volo
che la preghiera
della preghiera essere l’ombra
ricongiungersi, riposare lì
sentirsi cadere rinascere volar via
Francesca Serragnoli, Non è mai notte non è mai giorno (Interno Libri, 2023)
in copertina, la foto di Emiliano Cribari