Vincent Van Gogh Notte Stellata sul Rodano NOTTURNI
Vincent Van Gogh Notte Stellata sul Rodano

Sapete cosa dovette essere decisivo, all’interno delle dinamiche consapevoli che portarono in antichità uomini a unirsi, in luoghi diversi del mondo antico, per la fondazione delle democrazie? Il rispetto. Questo concetto astratto esprime una forma di comportamento e un modo di intendere la vita e coloro con i quali condividiamo quest’esperienza in cammino perpetuo. Anch’io, come altri, sono vittima della mancanza di rispetto, soprattutto verso la mia volontà, la mia intelligenza, la mia dignità, i miei avi ecc. Ciò che mi rattrista è la totale superficialità e faciloneria, quasi innocenza, con cui persone di varie età mancano bellamente di rispetto, soprattutto senza accorgersene, fino a credersene addirittura grandi difensori. Non per forza la mancanza di rispetto si denota negli atti eclatanti; al contrario la maggior parte delle volte sta in apparenti piccoli incidenti.

Rispettandosi si riconosce l’identità altrui, la libertà di scelta altrui, l’indipendenza altrui, il valore netto dell’altro al pari del nostro. È quella sana distanza istintiva che una consapevolezza non prova naturalmente dentro di sé nei confronti di un altro, una distanza che non è separazione ma una delle componenti armoniche dell’esserci insieme. In una società la quale insegna che le differenze di ceto, che determinano il benessere di un soggetto rispetto ad altri, sono l’espressione di un maggior diritto all’esistere e al possedere, il senso di compartecipazione comune alla vita svanisce e come tale svanisce la democrazia. In democrazia, e ancor più nell’anarchia, rispettare l’identità altrui è una condizione fondante dalla quale non si può prescindere. Eppure questo valore, che in Italia sta svanendo, come i fumi di un fuoco notturno abbandonato da viandanti che prendono altre vie, è tutt’ora, e lo sarà sempre, indispensabile per far molto più che instaurare un regime sociale migliore.

Essere rispettosi significa, in primo luogo, riconoscere che la diversità non solo è possibile e reale ma che ne è anche accettabile la sua esistenza ed osservazione all’interno del nostro sistema mentale. Rifiutare di accettare l’esistenza di altro è un passo che precede solo in linea temporale il rifiuto dell’osservazione dell’altro. I due fatti sono però contemporanei. L’Ego è portato per sua stessa natura a rifiutare tutto ciò che nega il suo sistema di idee, la sua idea del mondo, poiché è essa legata all’idea che Ego ha di sé. Ego costruisce la sua idea di mondo e insieme costruisce l’idea che ha di sé. Negare l’altro è negare il diverso ovvero rifiutare una rielaborazione dell’idea che si ha delle cose del mondo, del mondo stesso e, dunque, Ego si rifiuta di rivalutare sé. Perché rivalutare se stessi, per Ego, significa ammettere che la precedente interpretazione che si era data di sé era sbagliata e ammettendo lo sbaglio Ego teme di negare le sue stesse capacità. Di conseguenza, dato che Ego fonda se stesso proprio sulle idee che è in grado di incastrare tra sé con il senso di cui riesce a essere capace, il timore che si cela fondamentalmente dietro tale comportamento di rifiuto è quello di non esistere. Di conseguenza, più Ego è sicuro di sé, più grandi saranno le difese che schiererà per proteggere il castello d’idee che si è costruito. Sta qui un paradosso per cui qualcuno estremamente sicuro dovrebbe prendere delle immani precauzioni per difendersi, come se fosse incredibilmente pauroso. Difatti, in realtà, Ego più è “pompato”, più è innalzato a divinità nell’altare psichico della persona, più egli, per paura di perdere il proprio primato, si rinchiude in se stesso, alla disperata e perenne difesa dei propri confini.

In una società che innalza l’Ego e lo abitua a sentirsi sempre più importante, fino a essere la sola cosa importante, esso mancherà totalmente nel riconoscimento altrui e dunque nel rispetto. Paradossalmente, proprio questa civiltà evoluta, con i suoi medici, figli e figlie di dottori vari, avvocati, ministri, giudici, scienziati e scientisti, notai, professori, ballerini ecc., costruisce un grande ritorno, forse addirittura il più grande regresso, a un’epoca in cui il rispetto per l’altro non c’era e lo spirito doveva ancora saggiare i venti del mondo.

Voglio concludere con un aforisma sublime, una divina indicazione data da un uomo che conosceva i caratteri dell’Uomo ben più di quanto si è soliti ritenere, Bruce Lee: «Svuota la tua mente. Sii senza forma. Senza limiti, come l’acqua. Se metti dell’acqua in una tazza, l’acqua diverrà tazza. Se la metti in una bottiglia, diventa come la bottiglia. In una teiera, diventa come la teiera. L’acqua può fluire o spezzare. Sii come acqua, amico mio».

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