Giovanni Santi, Cappella Tiranni
Giovanni Santi, Cappella Tiranni

I nomi Orazio Gentileschi, Hans Holbein il Vecchio, Giovanni Santi e José Ruiz y Blasco vi dicono qualcosa? Sono i nomi di padri (artisti) di figli artisti! Se col tempo i figli hanno, più o meno, oscurato la figura dei genitori, nonché primi maestri, è interessante scoprirne le gesta.
Partiamo dal papà di Hans Holbein il Giovane. Hans Holbein il Vecchio, non meno noto del figlio, nasce nella bavarese Augusta nella seconda metà del XV sec., è considerato l’anello di congiunzione dell’arte tedesca del Tardo Gotico con il Wiedererwachung, il Rinascimento tedesco come sarà poi definito da Dürer. Un’opera, poco conosciuta, ritrae i suoi figli Ambrosius ed Hans. Il disegno, realizzato a punta d’argento, vede i due figli rappresentati di tre quarti: Ambrosius, il maggiore, all’epoca dell’esecuzione del ritratto aveva circa diciassette anni, morirà otto anni dopo, nel 1519, è rappresentato con la sua folta e riccia capigliatura e con un aspetto ormai adulto; Hans, che all’epoca aveva quattordici anni, presenta un aspetto ancora immaturo con lunghi e lisci capelli. Holbein il Vecchio sembra aver preferito occuparsi maggiormente degli sguardi dei suoi due figli: il segno grafico si fa più deciso in Ambrosius e, al contrario, più pastoso, sfumato, in Hans. L’artista ha diversificato anche la resa chiaroscurale per i suoi due discepoli: nel figlio maggiore è più marcata così da sottolineare una corporatura asciutta; mentre in Hans le ombre sono più impalpabili, quindi una figura più robusta. Altro padre degno di nota è sicuramente Orazio Gentileschi, sua figlia è Artemisia Gentileschi, pittrice di scuola caravaggesca. Gentileschi nasce a Pisa nel 1563 e si spostò tra Roma, Marche, Genova, Francia e Londra dove morì nel 1639. A differenza di sua figlia, Gentileschi non abbraccerà completamente lo stile di Caravaggio, nonostante sia stato uno dei suoi amici, ma lo sfrutterà per completare un suo linguaggio personale, con influenze del manierismo toscano e romano con cui era cresciuto; il realismo prettamente caravaggesco si trasforma così in una composizione rigorosa e concettuale che, nelle opere londinesi, porterà ad un progressivo schiarirsi della luce.  L’opera di Gentileschi, qui scelta, sembra ritornare al manierismo, con figure in pose serpentinate e giganti, oltre al cangiantismo dei colori e alla grazia e leggiadria; ma la fase caravaggesca è comunque presente nei forti passaggi di ombre nelle scenografie in cui i protagonisti sono immersi.

Ruiz y Blasco, Colombi

José Ruiz y Blasco non risuona tanto facilmente tra i ricordi delle lezioni di Storia dell’arte, eppure, questo pittore malagueño oltre ad esserne il padre fu anche il primo che si accorse delle straordinarie capacità del figlio, Pablo Picasso. José Ruiz fu principalmente insegnante di disegno, prima a Málaga poi in Galizia e, infine, a Barcellona. Fu principalmente pittore naturalista, in particolare di uccelli. Gli uccelli dipinti da José Ruiz sono generalmente inseriti in contesti di vita o, spesso, enucleati dall’ambiente circostante, assumendo quindi quasi un carattere accademico ed enciclopedico. Lo stile del padre di Picasso è proprio della pittura naturalista che nasce verso la fine del XIX sec. in Francia, sulla spinta dei nuovi impulsi scientifici in particolare nei campi della botanica e della biologia, implicando quindi un certo grado di distacco e di serenità.
Raffaello Sanzio non ebbe come maestro solo il Perugino, ma anche suo padre Giovanni Santi. Nasce a Colbordolo, a pochi chilometri da Urbino e proprio questa città lo influenzerà culturalmente, poiché, all’epoca, uno dei massimi centri del Rinascimento: padre e figlio possono così ammirare a Palazzo Ducale le opere di Piero della Francesca, dei pittori fiamminghi e dei pittori veneti operanti nelle Marche. Giovanni Santi, così come suo figlio, si avvicinerà anch’esso all’opera del Perugino cercando di creare però una composizione più limpida e dai colori intensi e luminosi. Una delle opere più significative di Giovanni Santi è la Cappella della famiglia Tiranni ospitata nella Chiesa di S. Domenico a Cagli. Tutta la concezione dell’altare suggerirebbe un’idea dello stesso artista e qui vi sono raffigurate l’Annunciazione, la Sacra Conversazione e la Resurezione. All’interno di queste scenografie vorrei portare però l’attenzione alla Sacra Conversazione; vicino S. Francesco è raffigurato un angelo: si tratta dello stesso Raffaello. Anche qui, come nel disegno di Holbein, compare il figlio dell’artista ma, a dispetto del pittore tedesco, Santi non ci presenta un atteggiamento sostenuto, ma al contrario, una scena familiare: l’angelo è del tutto assorto nei suoi pensieri. L’età di Raffaello, all’epoca dell’esecuzione, è da attestarsi intorno agli 8-10 anni e forse Giovanni Santi ha voluto proprio cogliere un momento della vita del figlio, distratto e con le braccia conserte che guarda il soffitto mentre tutti gli altri personaggi sono partecipi della scena.

Lot e le sue figlie, Orazio Gentileschi
Lot e le sue figlie, Orazio Gentileschi
Ambrosius e Hans Holbein, Hans Holbein il Vecchio
Ambrosius e Hans Holbein, Hans Holbein il Vecchio

 

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