Pensieri bambini (Rainer Maria Rilke)

Pensieri bambini

Inauguro questa rubrica con l’idea di concentrarvi riflessioni, aforismi, racconti tratti dall’osservazione reale o immaginaria del mondo dell’infanzia, con tutto il suo portato di sogno, speranza e rappresaglia dell’ordine comune, attraverso la naturale anarchia e ribellione ai tracciati prestabiliti e rigidi del vivere comunitario occidentale sempre più a dismisura d’uomo.

Nell’osservazione dei bambini nella scuola primaria ci si accorge che non vi è nulla (o quasi) di realmente automatizzato in loro, ecco perché da insegnanti si fa una grande fatica a tenere in piedi, in un difficile e precario equilibrio tutti i loro processi di integrazione e disintegrazione (dal gioco alla cura di sé, dal nutrimento alla concentrazione, dalla fantasia alla rabbia, dall’aggressività alla tenerezza, dell’altruismo al senso di competizione).
Se non abbiamo chiara, ancora, la nozione di ambivalenza presente nel bambino, l’oscillazione del pendolo emozionale infantile dall’amore all’odio o viceversa, spiegata magistralmente da Melanie Klein (vedi “Invidia e gratitudine” e “Amore, odio e riparazione” con l’allieva Joan Riviere) non possiamo fare alcun passo verso una comprensione possibile dei suoi stati emotivi. Trovo necessaria questa premessa visto lo stupore riscontrato quasi quotidianamente nella maggior parte degli insegnanti davanti alle esplosioni di rabbia di alcuni bambini, perché, come scrive Winnicott, “nessuno capisce che un bambino ha più bisogno di dare che di ricevere” (in “Il bambino deprivato”).
La sfida possibile allora, è, in una coraggiosa autocritica dei nostri strumenti educativi (troppo spesso ridotti a mezzucci, tecniche e strategie per provare ad addomesticare l’anima del bambino soffocandone la naturale originalità) e soprattutto di noi stessi e della nostra abilità di educere, tirar fuori i talenti e lasciar loro spazio e tempo necessari (sempre in rapporto al singolo e non a rigide regole, parametri innaturali di standardizzazione delle intelligenze e dello sviluppo infantile), la sfida dicevo, è racchiusa nelle parole di Rilke, in una delle sue lettere a un giovane poeta, da applicare all’insegnamento: “Se la sua giornata le sembra povera, non la accusi; accusi se stesso, si dica che non è abbastanza poeta da evocarne le ricchezze; poiché per chi crea non esiste povertà, né vi sono luoghi indifferenti o miseri”.

 

il disegno in copertina è di Sveva Calanna, 4 anni. 

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