“Passato e presente si alternano, si sovrappongono e si intersecano nelle opere di Luisa Zinna. I nostri occhi percepiscono una visione estetica e tale visione viene rielaborata dalla mente in modo da ottenere una chiave di lettura decodificata del simbolo. In questi collage pittorici si nota come surrealismo e dadaismo dialoghino insieme. Le opere presentano elementi onirici, da cui scaturiscono emozioni e pensieri; allo stesso tempo l’artista procede ad un’analisi visiva del mondo contemporaneo e lo elabora in modo quasi dissacratorio alternando maschere, parole, animali e cose. L’artista, attraverso una pittura gestuale e concreta, riesce a rilevare le problematiche del nostro tempo (“The mask of Judas”) e dell’essere umano oramai destinato ad indossare una maschera che cela la sua vera identità e il suo istinto primordiale. Un uomo che per denaro vende non solo se stesso ma anche ciò che ha di più caro al mondo. Luisa Zinna rivela come si sia perso quasi completamente il senso del limite ma, prima o poi, arriverà il momento della purificazione (Sodoma e Gomorra vs Babilonia la Grande), di una nuova genesi del mondo (“Genesi” e “A new World – Rigemerazione) dove tutto sarà completamente diverso da oggi e dove l’amore (King David e Betsabea vs Samson e Dalila”), quello vero e forte, ritornerà ad essere un punto cardine della nostra società. Luisa Zinna è un’artista che riesce a vedere oltre la realtà. Vuole che lo spettatore riesca a comprendere come la propria attualità abbia cambiato tutto il nostro modo di vedere e di esprimersi. L’artista, però, ci avvisa e ci dice chiaramente come potrebbe essere il nostro futuro se avessimo il coraggio, anche da soli, di cambiare”. Con questa motivazione, l’artista siciliana Luisa Zinna ha vinto il Premio della Critica 2021-22 all’Expo Internazionale D’Arte di Salerno “Arte…ggiando. Il viaggio dello Sciamano”; Salerno Palazzo Fruscione, a cura dell’associazione “Il Castello Arte”, presieduta da Bruno Di Cerbo.
Da “dove” nasce la tua arte?
Amo l’arte in genere e in tutte le sue sfumature. La cosa che ho sempre poco tollerato è stata l’arte poco comunicativa, sui generis. Quando vedevo delle “imbrattature” credevo fossero opere infantili… mi chiedevo dei perché e non trovavo risposte. Ho sempre amato i mostri sacri dell’arte classica, ho persino seguito corsi privati ma non riuscivo minimamente ad avvicinarmi ad uno stile. Per un po’ ho “appeso il pennello al chiodo” sino al 2018, quando una mia amica mi diede l’occasione di una collettiva a Milo, offrendomi degli spazi. I miei quadri avevano un sapore espressionista, erano paesaggi “tristi”. Fu una collettiva seria ma frustante. Mesi dopo ebbi l’occasione di partecipare a un concorso nazionale per un memoriale, ma rimasi bloccata su una sedia e a letto a causa di un incidente. Ciononostante, con pochi elementi, tra cui dei giornali e la Sacra Bibbia, ho realizzato il primo collage pittorico che ha dato inizio al genere Surreale Dadaista. “Le Sacre Scritture” vinse il primo premio “Manuel Fodera”, da allora non mi sono più fermata.
Ci racconti un aneddoto legato alle tue prime esperienze artistiche?
L’arte nasce con me e continua con me, ci siamo presi delle pause importanti, ma non ci siamo mai abbandonate. Un aneddoto risale a quando ero bambina, ho ricordi di mio padre che rinfrescava casa e dei suoi berretti di carta, uno era il mio. Adoravo l’odore della pittura e il suo canticchiare. Alla fine in un angolino andai a fare una firma, mio padre lo trovò… Naturalmente feci la finta tonta e per evitare di scribacchiare e colorare ovunque fui tempestata di fogli, colori e penne; iniziai a disegnare e scrivere tantissimo. Avevo un enorme fantasia… ma non scrissi più sul muro.
Qual è la tua più intima definizione di arte?
L’arte è la mia sposa, la ragione per cui il mio vivere le ruota attorno. Non sento la solitudine, perché “Lei” riempie i miei giorni e le mie notti. L’arte è l’amante perfetta, cura ferite e lacune di ogni genere, è la mia sostanza e unica compagna di viaggio.
L’arte salverà il mondo?
Molti dicono: l’arte salverà il mondo. Io non solo lo confermo ma lo sottoscrivo.
L’arte è bellezza, è l’immagine riflessa di Dio. Lo dico da credente. Le mie opere sono molto dissacratorie, ciononostante, ma hanno una comunicazione molto forte. Possono colpirti come un missile o non dirti nulla. Ho avuto importanti riscontri in merito, quindi credo che in fin dei conti ci sia del buono e che non tutto sia malvagio come sembra. Il mondo deve trovare solo delle buone menti e tantissimo buon cuore…
Cosa della tua arte focalizza meglio la tua personalità artistica?
Sono sempre stata in preda alla confusione. Parlo di confusione interiore, quindi alla ricerca del mio sé. Questo l’ho proiettato nel mio percorso artistico il che è stato difficilissimo. Sono effettivamente una “personalità surreale” con tratti dadaisti. In una critica del 2019, la dr.ssa Bognolo, critico e storico veneziano, paragonò il mio stile New Dada, al compianto Mimmo Rotella e Rauschenberg. Sino a quel momento mi sentivo completamente anonima, non riuscivo a piazzarmi e a capire cosa stessi realmente facendo. Ed era ancora più complicato capire se l’utenza riuscisse a rimanere entusiasta. Oggi devo ammettere che ho superato di gran lunga ogni genere di aspettativa.
Quali sono ‘poetica’ e artisti di riferimento?
Sicuramente la poetica dada-surreale, la dissacrazione per eccellenza. Da quando ero ragazza sono cresciuta a “Pane e Dalì”, se volgarmente vogliamo dirla così. Lo portai in sessione durante la maturità come se non ci fosse altro artista al mondo. La mente contorta, lo stile, la libertà di pensiero e il movimento di appartenenza mi aveva letteralmente conquistata. Sapevo comunque che era un soggetto irraggiungibile ma ne avevo ormai sposato il pensiero. Ho sempre ammirato la luce e i colori di Turner, la scultura del Bernini, mi sono commossa di fronte ad Antonello da Messina e al Bramante. Tuttavia ero solo una cultrice del bello ma lontana anni luce dagli stili. Avevo capito che con il mio disordine interiore solo una mente surreale poteva darmi il giusto equilibrio.
Qual è il messaggio sul quale è incardinata la tua arte?
I messaggi sono molteplici, potrei elencarne molti. Essendo dei lavori con tematica surreale, hanno una messaggistica “cripto”, sono dei veri e propri rebus visivi. Dentro alle mie opere si può trovare di tutto: amore, sesso, tradimento, rinascita, morte, odio, divinismo, pace etc… basta guardarci dentro con un po’ di curiosità.
In generale, qual è il colore dal quale ti senti meglio rappresentata e per quali ragioni?
Il colore che mi rappresenta è il “nero”, strano ma vero. Da un fondo nero nascono la maggior parte dei miei lavori surreali. È l’indice del mistero e del dubbio ma è pur vero che è il contrario del bianco. Ho lavorato sui fondi bianchi, ma tendo a coprirli tutti, il nero mi dà una forza diversa. È il grande caos. L’inizio. La Genesi.
Per Albert Camus, se il mondo fosse chiaro, l’arte non esisterebbe per te?
Assolutamente! Nella sfera dei colori ci sono sfumature interminabili! Non vorrei cadere nella banalità, ma pensandoci, il mondo si è creato dall’ oscurità, si è riempito di colori stupendi e di luce. L’arte è preesistente nel mondo già dalle cose che ci circondano, è inevitabile non pensarlo. Siamo tutti degli artisti se ci facciamo caso, in un modo o nell’altro: poeti, scrittori, musicisti, pittori, artigiani. L’arte è dentro di noi, bisogna solo farla uscire fuori. Il mondo che sia chiaro o scuro non rimarrebbe senza artisti.
Oggigiorno qual è la funzione dell’arte?
È una domanda che mi duole tanto, purtroppo rispondo con tristezza. L’arte oggi è diventata un business. Molti si servono dei sogni degli artisti e dei giovani emergenti per portarli chissà dove. L’arte è studio, passione, sudore, condivisione e appartenenza, ma c è molta ignoranza. Così si assiste ad una sorta di sciacallaggio artistico dove non viene curata la bravura del pittore quanto tale ma viene sfruttato e derubato di sogni e delle medesime passioni.
Come hai accolto questo tuo recente premio della critica, a Salerno, in seno alla prima rassegna “arte…ggiando”?
Onestamente non me lo aspettavo. Ho fatto la selezione come molti altri, ho partecipato con una personale a “cinque” nello spazio espositivo di palazzo Fruscione a Salerno, ma non credevo di ricevere un premio così importante, soprattutto perché c’erano dei veterani dell’arte davvero in gamba. La notizia mi è giunta una settimana prima della consegna dei trofei ufficiali: avevano scelto le mie opere. Purtroppo non ho potuto partecipare in presenza, ma il team del “Castello Arte” mi ha reso partecipe di tutto. Il dr. Bruno Di Cerbo, organizzatore dell’evento, è stato affiancato da persone giovani e carismatiche, tra cui la dottoressa Bognolo, critico d’arte veneziano che ha selezionato le opere e le ha recensite. Le sculture e i premi interni sono state opere del giovanissimo Francesco Bosco e la scenografia e la cura delle opere e gli assemblaggi sono state in mano di Maria di Stasio. Un team fresco e pronto alle novità soprattutto avanguardista. Malgrado ero distante, il mio cuore in quei 15 giorni era a Salerno, ma la dedizione e l’amore di questa stupenda squadra ha premiato la mia distanza.
Luisa Zinna – Catania (1982), diplomata al liceo artistico “R.Guttuso” di Giarre, prosegue i suoi studi artistici alla Facoltà di “Letteratura, Arte Musica e Spettacolo” dell’Ateneo di Palermo. Poliedrica e stancanovista, appassionata di letteratura, storia, filosofia, Luisa legge tutto ciò che trova interessante e dalle trame particolari. Nei piccoli ritagli di tempo si dedica ai rompicapo mentali: rebus, cruciverba, crittogrammi, arrivando persino a comporre elaborazioni artistiche incrociando figure e anagrammi, creando dei propri rebus visivi talmente complessi da ingannare chi li osserva… Si diletta con il riciclo creativo, dedicando anche una pagina web a livello amatoriale (Il Mondo di Morgana). Accumula vecchi oggetti per poi dare nuovo spazio e nuova vita; il maggior divertimento è la sperimentazione nell’ uso sia dei colori che degli elementi di composizione. Nelle sue opere non vi è traccia di alcun progetto. Ogni lavoro è frutto di elaborazione strettamente mentale e di studio, anche se molte volte lascia che l’istinto sia il suo “maggior spirito guida”. In una citazione di Salvador Dalì l’artista si rivede parecchio: “Non cercare la perfezione perché non la raggiungerai mai”. Infatti, la sua perfezione risiede nelle imperfezioni… La svolta avviene tuttavia nel 2018, con la prima collettiva d’arte contemporanea tenutasi nella piccola cittadina di Milo (Ct). I suoi quadri, prettamente dal “sapore” impressionista, sono l’intersecazione del suo mondo interiore: l’amore per la natura, il fascino del mare e la ricerca di uno spazio interiore tutto personale, come la solitudine propria di chi è alla ricerca del sé. Il 2018 sarà l’anno delle gratificazioni personali, ma di un cambiamento radicale e di stravolgimento. Un incidente personale, costringe l’artista a rimanere immobile; in quel periodo nasce il “collage pittorico”, l’unico modo che ha per esprimere la sua sete d’arte. Unisce i suoi amori più grandi e li fonde in opere complesse. L’opera “Le Sacre Scritture”, fa da capofila ad altre nove opere ognuno di estrapolazione biblica, di genere surrealista in stile dadaista, che straordinariamente e in maniera del tutto nuovo mette in mostra le vere capacità della Zinna, separandola così dal paesaggistico e dal figurativo. Nasce anche il repertorio ” Miti della musica”, in cui dedica parecchia attenzione a Jhon Lennon, Mercury, Bob Marley, Ennio Morricone e David Bowie. Strettamente in stile dadaista, usa la tecnica del riciclo nelle sei tele, riscontrando diverse critiche positive e annoverazioni in albi di merito. L’artista ha esposto dal 2018 ad oggi in prestigiosi location situati sia in Italia che all’estero: Catania, Taormina, Monreale, Salerno, Cesenatico, Matera, Milano, Acireale e New York. Dal 2020 è uno dei membri interni attivi al “Movimento Surreale” guidato dal presidente Daniele Bonizzoni. Studio e materiali richiedono una lunga e profonda ricerca accompagnate ad ore di impegno, che si sposano ad una vera passione per tutto ciò che è arte.