Santo Previtera. “Della luce e del colore”, una brillante tappa delle sue sperimentazioni.

La realizzazione di questi lavori che l’amico Franco Cappadonnna ha voluto mettere in mostra, è stata un viaggio. Un viaggio che mi ha visto tornare da carta di riso e inchiostro alle tele e colori ad olio, per rimettermi sul sentiero della nostra tradizione fatta di ricerca continua del vero che sopito dentro di noi spera in un risveglio che lo riporti al suo giusto rango. Guardandomi intorno l’estate scorsa, passata in parte al mare, mi sono sentito attratto dai forti contrasti che la luce provoca sulle spiagge e sui corpi e come essi formino in realtà un tutto armonico che trascende il dato visibile. I lavori che ne sono venuti fuori hanno una fluidità che immancabilmente ricorda la pittura orientale, si è trattato di una scelta che mi ha permesso di rimanere centrato sull’essenza delle figure, così da mantenerle trasparenti ed in un certo senso leggere e quasi disincarnate in modo da non distogliere l’attenzione dalla luce che in fondo rimane il vero soggetto della mia pittura. Ho anche indirizzato la mia ricerca sulla tavolozza, non usando i colori direttamente dai tubetti ma cercando soluzioni tonali pacate, ottenendo tinte “basse” e quindi per definizione, silenziose. La presenza della figura mi ha permesso in qualche modo di esprimere attitudini ed aneliti umani ma il suo uso è legato essenzialmente alla questione compositiva. Usando l’impasto nelle zone di luce per accentuarne la matericità, ho cercato di far riferimento al concetto di luce come materia e viceversa. Con il ritorno all’uso del disegno nella fase iniziale del dipinto ho ritrovato il piacere di tracciare i segni che diventano struttura, dandomi il senso dell’orientamento e quindi la direzione da seguire nella divisione dello spazio pur rimanendo in parte ignaro di dove ciò mi possa portare. Lo paragonerei di nuovo al viaggio, in cui i primi passi danno la spinta verso un orizzonte, che pur essendo netto e visibile, rimane comunque e sempre ignoto, irraggiungibile. In questi ultimi anni ho avuto la fortuna di incontrare e frequentare artisti che stimo molto quali Piero Zuccaro e Giuseppe Puglisi, confrontandomi con loro e seguendone i preziosi consigli e la guida. Usando le parole di Puglisi, ho cercato di “…buttare nel fango certi talenti perché fiorissero con più verità”. Spero che il fango abbia fatto un buon lavoro e che il profumo di qualche fiore giunga agli amici che verranno a vedere le opere in mostra.

(Santo Previtera)

Lontano da dove (2018)

Una mostra personale con un tema ben definito prevede l’articolarsi del lavoro dell’artista in un numero, più o meno cospicuo, di opere che rappresentano le conclusioni artistiche a cui egli è giunto fino a quel momento. Ammirare queste opere vuol dire venire a contatto con il sentire dell’artista, decodificare quegli “incontri” spirituali o reali, inconsci o intenzionali, nel suo percorso e riconoscerli come comuni o estranei. Chiunque avesse visto solo la produzione di Santo Previtera di cinque/sei anni fa, fatta di china, fogli di carta di riso e di una prorompente predilezione per l’arte orientale, oggi stenterebbe a credere alla portata di un tale cambiamento ed a riconoscere le opere attuali come prodotte dalla stessa mano. Vi è poi, però, l’aspetto più immediato ed istintivo dell’arte, che lega a doppio filo l’artista e le sue opere e conferisce la paternità: è il gesto sotteso, è la vitalità dell’esecuzione, è quella firma non scritta ma percepibile. In questo le opere di Santo sono originali ed identificabili anche nella produzione attuale, fatta ugualmente di tratti essenziali seppur mutati nella materia e nel supporto. L’artista si confronta in questa mostra con un tema ricorrente in pittura, quello dei bagnanti, declinato in modi diversi ed epoche diverse, trovando conforto in Cézanne, Seurat, e fino al contesto del Novecento italiano dove l’eredità francese ha attecchito non solo per tema, comprendendo in senso lato la figura umana nuda, ma anche per sentire stilistico. Ciò che appare evidente nei dipinti in mostra è il ricorrere ad un’ambientazione dai toni chiari e, per lo più inazzurrati, in cui il mare non è che uno scorcio ed il cielo smette di essere tale per divenire solo fondale. Costante è l’ombra. Essa spegne i colori, come scia si allunga, prende le distanze, impossibilitata ad allontanarsi del tutto da quella forma che già di per sè non vuole farsi definire, e si fa completamento. Non disturba l’ombra, è parte integrante dell’intero, in fondo è il doppio.
Se la costante è l’ombra, l’essenza non può che essere ciò da cui essa deriva, ovvero i bagnanti, portatori di luce. Fatti di pennellate, accostate e decise, sottese in uno sfondo che pacato li lascia emergere e muoversi, si dispongono sulla tela non curanti di chi li osserva. Non svelano un’identità né si arrovellano su tormenti interiori, consapevoli che la pittura non debba sempre essere inquietudine e angoscia, quant’anche solitudine si avverte. Accennati in superficie, simili ad un felice incontro di colori, ma profondamente pensati nelle pose e nei gesti a tal punto da conferire loro una disinvolta spontaneità, i bagnanti di Santo Previtera mostrano uno spaccato che può collocarsi in una dimensione spaziale indefinita o anche solo immaginata e che ci spinge a pensare che questa non sia che una brillante tappa delle sue sperimentazioni artistiche.

(Laura Cavallaro)

Orizzonte (2018)

 

La mostra sarà inaugurata venerdì 11 maggio, alle ore 18,
presso L’Arte Club, Via Caronda 58, Catania

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