#1Libroin5W.: Martina Ásero, Quello che resta, Nous.

#1Libroin5W

Chi?

Una bambina che vive dentro una scatola, assalita da incubi che la disorientano e la intimoriscono. Un bambino che appare all’improvviso e le propone di seguirlo in un viaggio magico nei luoghi dell’immaginazione. Una donna silenziosa che galleggia su una piscina con un costume giallo indosso, intraprendendo un altro viaggio, più introspettivo e lenitivo, dentro sé stessa.

Cosa?
Quello che resta è un libro su ciò che rimane quando crediamo di aver perso ogni cosa. Nella nostra mente abbiamo il potere di mantenere in vita ciò che ha finito il suo percorso fisico e di immaginare scenari che non si sono ancora concretizzati. È un libro sull’elaborazione della perdita e sul potere incommensurabile dell’immaginazione creatrice. È anche un tributo al potere dei classici della letteratura e del loro valore comunicativo.

Quando?
Nell’ottobre del 2018 a mio padre è stato diagnosticato un glioblastoma. Nei mesi in cui ho assistito al suo repentino deperimento fino alla dipartita ho provato un profondissimo sconforto, che mi ha portata a richiamare la più antica delle perdite della mia vita: un mio fratello gemello che non è riuscito a nascere. Ho scritto il libro in un paio di mesi, nel cuore di quel periodo emotivamente molto doloroso.

Dove?
Il romanzo è ambientato in luoghi onirici e allegorici: la fonte dell’abbondanza, la grande biblioteca, la valle dei ricordi… Sono isole del nostro subconscio. Io ho scritto il libro in un bar di Pedara, il paese in cui insegnavo all’epoca, durante le ore buche, su fogli bianchi A4 da stampante, con una matita ben temperata.

Perché?
Ho scritto Quello che resta per cercare di ritrovare nei luoghi dell’immaginazione dei rifugi stabili nei quali poter tornare ogni volta che avrei voluto rintracciare un’oasi di conforto e pace. La stesura di questo libro è stata indispensabile per la tempesta che vivevo fuori e dentro. Attraverso una storia con tre personaggi senza nome volevo però andare oltre me stessa, desideravo che la mia esperienza potesse diventare più simbolica e così permettere ad altre persone di potersi ritrovare nel viaggio dei bambini e nei pensieri della ragazza. E magari trovare conforto nei momenti di difficoltà.

Scelto per voi
(due passi del libro)

 

Libertà
Dove c’è tempo tutto ha senso, ma solo se il tempo non è una strada. È dove le ore ritornano su se stesse ripetendosi all’infinito che non si può avere paura di nulla. Tutto ritornerà, tutto si ripeterà.
Solo chi ha tempo sa mutare il tempo in tempo.
Dondolando sull’acqua, con gli occhi chiusi, poteva avere l’impressione che il tempo si fosse dileguato. Fuori da tutto, fuori dalla legge.
Il tempo non basta solo se pensiamo che esiste.
Sei più libera adesso che non devi obbedire a nulla?
Saresti più libera se non esistesse altro che questo dondolare per sempre?
Dicono che la libertà sia possibile solo quando il dolore e il bisogno e la solitudine stringeranno le costole dei viventi e ciò nonostante ci si sentirà sciolti e leggeri.
La brezza soffia, l’acqua tremola. Il tempo s’inganna. Non esiste prima o dopo o durante, solo un eterno sempre. Eterni mattini, eterne notti, eterne estati. Non una corsa, ma un cerchio.
-Ripeterò me stessa nel dispiegarsi nell’eterno tornare – pensò la ragazza.

Pagina 30

Il bambino si era arrampicato su per una scala a chiocciola che conduceva a un corridoio rialzato con altri scaffali, delimitato da una ringhiera. Ci si appoggiò con entrambe le braccia.
-La conosci la storia di Atlante?
-Non le conosco queste storie così vecchie.
-Te la racconto io. Atlante era un gigante a cui era stato dato il compito di sorreggere il mondo.
-Tutto il mondo?
-Sì, il pianeta Terra. Lo sorreggeva proprio qui tra la spalla e la guancia. – disse il bambino, imitando goffamente la posizione.
La bambina lo guardava da sotto, tenendo il collo sollevato.
-Era molto grande questo gigante per fare una cosa del genere.
-Certo era un vero gigante. Era forte e robusto e stava sotto e sosteneva il peso della Terra. Così le persone dovevano solo stare lì e godersi il fatto di essere vivi, mentre alla pesantezza pensava Atlante.
-E ora? Che fine ha fatto il gigante?
Il bambino aveva messo l’indice e il medio sul corrimano della ringhiera e li stava facendo passeggiare.
-La gente ha smesso di credere che esiste. E così la terra non ha più qualcuno che la sorregge, deve fare tutto da sola e ogni cosa è diventata pesante.
La bambina non rispose. Sembrava riflettere.
-Funziona così anche per le persone – riprese il bambino e il suo indice fece una piroetta – Hanno smesso di credere nelle emozioni e ora deve fare tutto la testa. Deve fare un lavoro che non le spetta, capisci? Per questo è pesante. invece dovrebbe essere la parte più leggera, perché è quella più alta, più vicina al cielo e alle stelle.
-Sai molte cose per essere solo un bambino.
Il bambino si mise a cavalcioni sul corrimano elegante e si lasciò scivolare finché non toccò terra con i piedini.
-Le so proprio perché sono un bambino. Poi cresci e le hai dimenticate.

Pagine 37-38

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