#1Libroin5W.: Diego Conticello, “L’oltraggio d’una minima stella rugginosa. Viaggio nella poesia di Bartolo Cattafi”, Mimesis.

 

 breve nota introduttiva  di Grazia Calanna 

Diego Conticello impugna la “visionarietà quasi orfica e razionalissima” di Bartolo Cattafi, studia meticolosamente il corpus poetico, le reminiscenze, le confessioni epigrammatiche, percorre quell’inferno “tutto terrestre”, quel tutt’uno di rotte poetiche-esistenziali («La poesia è per Cattafi il solo, l’unico modo di stare al mondo»), s’immerge letteralmente «dentro il suo sangue», restituendolo intero, a cominciare dalla plaquette d’esordio (“Nel centro della mano”, Milano, Edizioni della Meridiana, 1951); restituendoci “fulminei lampi di pensiero, estrose immagini” che “approdano a concetti lucidi e originalissimi”. Parliamo del volume “L’oltraggio d’una minima stella rugginosa. Viaggio nella poesia di Bartolo Cattafi”, pubblicato da “Mimesis”, nella collana “Punti di vista” diretta da Gianni Turchetta, nell’anno del centenario della nascita del poeta siciliano (Barcellona Pozzo di Gotto, 6 luglio 1922 – Milano, 13 marzo 1979).

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#1Libroin5W

 

 

Chi? 

Il protagonista di questo libro è uno dei più grandi e insieme sottostimati poeti del secondo novecento: Bartolo Cattafi, di cui proprio quest’anno ricorre il centenario della nascita (6 luglio 1922)

Cosa? 

Il libro fa un excursus critico su tutte le opere edite di Cattafi per cercare di scovare un nesso comune che unisce, nella chiave tutta barocca di una lingua martellante e percussiva, con sonorità e ritmi che molto si avvicinano per esempio alla costruzione di una partitura jazzistica nell’uso quasi ossessivo di certe figure retoriche come l’allitterazione, l’iterazione, ecc. per restare in ambito musicale.

Quando? 

L’idea del volume è nata circa dodici anni fa, durante il periodo universitario. Volevo approfondire un poeta validissimo ma spesso snobbato dalla critica ufficiale. Erano gli anni padovani e io, allievo del grande Prof. Silvio Ramat che era stato amico intimo di Cattafi, cercavo di occuparmi di una poesia luminosa e sensoriale che mi faceva e mi fa tuttora sobbalzare dalla sedia per la sua qualità. In più la sfida personale era quella di convincere anche uno strenuo oppositore di questa poesia, ovvero l’altro pilastro della facoltà di lettere, Pier Vincenzo Mengaldo che, nella sua arcinota antologia mondadoriana Poeti italiani del Novecento (Milano 1978), non aveva incluso poeti validissimi quali, per restare anche solo tra i siciliani, Piccolo, Ripellino, Insana, D’Arrigo e, appunto, Cattafi per chissà quali miopi valutazioni personali visto che invece erano presenti molti poeti che davvero poi si dimostrarono “minori”.

Dove? 

Il testo è cresciuto un po’ da sé durante lo studio forsennato raccolta per raccolta delle poesie di Cattafi e devo dire che, essendo stato scritto praticamente tutto a distanza dalla Sicilia, ho potuto mantenere un focus forse meno soggettivo e più lucido su un poeta che è stato peraltro viaggiatore ante litteram, un nomade della poesia e uno sperimentatore vero del concetto di vitalismo.

Perché? 

Volutamente costruito come una sorta di guida al lettore, agile e di immediata comprensione, questo libro si prefigge di sviscerare principalmente il senso delle più importanti poesie di Cattafi e dare quindi un’idea complessiva di una figura unica nel panorama poetico del secondo novecento direi europeo oltre che italiano. A mio avviso un libro adatto anche alle scuole o a chi voglia accostarsi per la prima volta alle poesie di quello che ritengo un genio assoluto della letteratura del novecento, non secondo certamente a nessuno, ma fin troppo bistrattato più in morte che in vita perché in effetti molti ne avevano intuito la grandezza, dall’amico fraterno Raboni a Vittorio Sereni a Carlo Bo o Piero Chiara e Luciano Erba, solo per citarne alcuni.

scelti per voi

 “Cattafi è abile come pochi nel costruire versi colla perizia derivata dall’uso finissimo dell’allittera­zione, dei sintagmi paronomastici, delle rime al mezzo, strumenti questi sistemati come mattoni che si incastrano alla perfezione, a cui si aggiunge la malta di un pensiero illuminato e illuminante, ma tarlato dall’angoscia esistenziale: ne vien fuori una poesia di impeccabile compiutezza fonica e mentale, sempre intenta a smascherare ogni minima aberrazione con vivido spirito metaforizzante.” (dalla quarta di copertina)

Questo saggio si prefigge approfondire l’intero corpus poetico di Bartolo Cattafi, tra i maggiori esponenti della letteratura italiana del secondo novecento – già presente nell’arcinota antologia Quarta generazione curata da Piero Chiara e Luciano Erba – indagandone dettagliatamente le minuterie testuali delle principali liriche presenti in ciascuna raccolta, dagli esordi con Nel centro della mano, fino ai postumi Segni, nell’intento di scovare una vena “barocca” quasi naturalmente insita in liriche assai cesellate da analogismi arditi, da una visionarietà quasi orfica e, al contempo, razionalissima, strutturata grazie all’accostamento di elementi disparati che creano abissali scarti, fulminei lampi di pensiero, estrose immagini che infine approdano a concetti lucidi e originalissimi negli esiti. 

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Diego Conticello – Nato a Catania nel 1984, è stato tra i fondatori del sito Carteggi letterari. Del 2009 un saggio esegetico intitolato Lucio Piccolo. Poesia per immagini “nel vento di Soave”. Esordisce con Barocco amorale (LietoColle, 2010 con una prefazione di Silvio Ramat). Con Le radici del senso è incluso nel XII Quaderno di poesia Italiana (Marcos y Marcos 2015), con una prefazione di Fabio Pusterla. Del 2018 è il libro d’arte ‘U puccieddu, edito da Il ragazzo innocuo con opere di Luciano Ragozzino. Nel 2022 pubblica per Mimesis la monografia “L’oltraggio d’una minima stella rugginosa. Viaggio nella poesia di Bartolo Cattafi”. diegoconticello@gmail.com

 

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