Il nuovo libro di Carmelo Pistillo, Poesia da camera (Kammerpoesie) pubblicato per Stampa 2009, è in effetti una raccolta di liriche pensate come fossero camere, cioè luoghi nei quali poter dar voce alle vicende del proprio racconto esistenziale, che è sempre e inevitabilmente in costante relazione con quello degli altri nostri simili. Si viene così a creare, appunto, una casa libro, uno spazio abitato dai nostri bisogni più umani e profondi, soprattutto là dove l’amore ne richiede continuamente la presenza, anche se spesso è proprio la sua mancanza a renderlo vuoto. In queste stanze fisiche e mentali attraversiamo la comune esperienza dell’esserci, nel tentativo continuo di una osservazione sul mondo circostante che ci possa far sentire più partecipi alla vita stessa e un po’meno oppressi da quel senso di universale solitudine al quale siamo uniti come condizione inevitabile. Pistillo ce lo dice muovendosi ora con movimenti di più ampio respiro ora con un’asciuttezza efficacemente incisiva, sempre nel contesto di un linguaggio piano e costantemente controllato.
LA VEDUTA
Vive qui una diversa e intensa notte
con le più grandi stelle,
quelle più lontane
che ancora si contano
con le dita del tempo
per un miraggio d’intimità.
Obbedendo a un vangelo
senza testimoni e forse
uscendo per la prima volta
dalla stanza delle mie ossessioni,
al di là di ogni stagione
le mie mani s’illudono
di rubare la salvezza delle tue.
Alcune figure femminili, mai del tutto chiare o presenti, compaiono e si alternano nelle varie sezioni del libro, quasi fossero fugaci apparizioni che riportano in sé l’antica memoria di un contatto sempre sfuggente. Ecco che allora è la madre a farsi prima e più antica relazione d’amore, origine e presupposto di ciò che portiamo appresso nel cammino accidentato del vivere. E’ forse questa illusione il senso più fecondo e illuminante che, come Pistillo ci fa vedere, insiste nonostante il dolore che ne deriva dalla sua inevitabile perdita. Eppure la consapevolezza che qualsiasi altra donna non possa più interpretare il pieno ruolo di madre porta a una più serena accettazione, a una trasformazione possibile e forse più vera, nel dolce sorriso di una figlia.
MATERNITA’
Nei lucidi occhi di ogni sua veglia
mi ha amato per sempre.
E’ un sigillo radioso
nel cortile, mia madre,
rinata nel sorriso di mia figlia
che cresce con l’idolo eterno di Rodin,
dove il bacio che trema
resiste e illumina il seno.
L’amore è forse uno dei temi più scivolosi nei quali un poeta possa cadere. Ma Carmelo Pistillo non si abbandona a semplicistiche paturnie sentimentali da riversare sulla pagina, sa bene che sorvegliare la forma è una delle qualità principali che chi scrive in versi deve saper mettere in pratica. Così il percorso complessivo del libro si allarga, tocca ciò che c’è di più intenso nel nostro occupare le stanze della vita, questa casa che tutti ci troviamo ad abitare e che ha un ordine sconosciuto a noi stessi. E che la condizione del sogno, del libero muoversi attraverso il tempo e lo spazio, altro non è che la sola e più vera condizione della conoscenza. Proprio questa, forse, è l’innocenza che guida il fanciullo, perenne presenza anche in età adulta, alla ricerca costante di una rigenerazione continua, di una metamorfosi che ci possa smarcare da una realtà eterna e falsamente solida.
Sono l’ultimo inquilino
di questa casa vuota.
Ogni diluvio è dimenticato.
Né tu, né io, né nessuno di noi
può dare prova di quel principio
quando ero, sono e non sarò più.
Secondo la liturgia elementare
del sonno, la casa verrà abbattuta.
In ogni stanza c’è un ordine
segreto come un libro chiuso.
Ma non è lo stesso giorno,
non è lo stesso grido. Prendetelo,
è un angelo che dorme.