l’editore racconta.: parola al prof. Gaetano Giuseppe Magro, editore de ‘ilglomerulodisale’.

l’editore racconta

 

Professore Magro, nell’area blog del sito de ilglomerulodisale lei scrive: «Mi riesce difficile, a tutt’oggi, pensare che si scrive sempre la storia degli uomini, mai la storia dei loro sogni nelle diverse epoche storiche» (Il sogno ed i poeti). Ci può raccontare allora il sogno da cui nasce questa avventura editoriale, anche a partire dalla scelta del nome “tecnico” che incuriosisce molto?

Ilglomerulodisale” è un nome coerente con l’idea staminale che ha generato il progetto della casa editrice la quale si occuperà di pubblicare testi di area medica e biologica (per studenti e per specialisti) nonché poesia, letteratura e filosofia con enfasi sul concetto che in fondo siamo “carcasse cellulari gaudenti” alla quale l’evoluzione ha regalato la possibilità di concettualizzare e creare, con astrazioni linguistiche, categorie mentali adatte (entro i nostri limiti neurosensoriali) a comprendere il mondo in cui siamo stati gettati per caso, per dirla con Heidegger. Dunque i nostri libri avranno come tema le cellule, i tessuti, le molecole, le particelle elementari, i concetti filosofici e psicopatologici rivisitati in chiave moderna, tutti insieme ad oscillare tra scienza e poesia in una sorta di incessante pendolarità tra i saperi. “Il glomerulo di sale” è il titolo di una piccola silloge poetica che scrissi circa 15 anni fa e con la quale esordii portando il modello della mia idea di “biopoesia”; in questo titolo si allude al fatto che il glomerulo è l’unità morfo-funzionale del rene, una struttura cellulare fine ed elegantissima che permette di liberare, filtrandolo, il sangue in cui scorrono sostanze tossiche per l’organismo; la meraviglia glomerulare, però, come ogni nostro tessuto, tende ad ammalarsi, diventando un glomerulo sclerotico e calcifico (poeticamente un glomerulo di sale); il termine “il glomerulo di sale” vuole dunque ricordarci che siamo una meraviglia di anatomie microscopiche che, però, tendono ineluttabilmente alla degradazione dei costituenti cellulari: “Nella migliore delle ipotesi/sono un glomerulo di sale/poggiato su una sinapsi di sonno”.

Sempre restando nell’ambito del sogno, mi pare fosse Bion che parlava di rêverie a proposito delle proiezioni di un neo-genitore verso la propria creatura (“Io ti sogno capace di”). Le chiederei dunque cosa sogna a proposito del futuro de ilglomerulodisale? Come immagina la fisionomia della sua casa editrice?

Il mio augurio è di poter produrre, oltre a testi specialistici medico-biologici di alta qualità, opere chimeriche dei diversi saperi umani, tra cui sillogi poetiche e racconti/romanzi che trattino tematiche esistenzialistiche e filosofiche, avendo come baricentro la consapevolezza che l’uomo è un essere cellulare marcescibile prima ancora che “spirituale e/o trascendentale”. Il mestiere di anatomopatologo mi offre una finestra su un mondo che sfugge ai più, il mondo microscopico cellulare di cui siamo impastati e che costituisce il mondo macroscopico, retinicamente intellegibile: siamo fatti di un mondo microscopico infinitamente piccolo che realizza, ad un livello superiore, un mondo macroscopicamente grande, bordato e finito. Nessun uomo accetta l’idea che domani ci saremo se le nostre cellule lo consentiranno e non certamente perché lo deciderà il nostro io cosciente o chissà quale essere superiore; basterebbe un trombo di pochi millimetri su una placca ateromasica di un’arteria coronarica per innescare un infarto che potrà esserci fatale. E tutto finirà. Diffondere capillarmente la visione esistenzialistica secondo domani è statisticamente molto probabile, ma non certo, che ci saremo –per quanto possa risultare deludente ai palati fini che frequentano lo spiritualismo/trascendentalismo- sarà la linea della casa editrice che avrà dunque una concezione/posizione anti-antropocentrica.

Guardando le “intenzioni” del futuro catalogo, spicca una notevole eterogeneità di aree culturali (dalla medicina alla psicologia, dalla biologia alla narrativa, dalla fotografia alla poesia, per citarne solo alcune) che tuttavia sembra convergere verso un centro fissato dalla parola poetica: «La poesia è parola che riesce, un ciuffo di sale in aria, che taglia le albe difettose», scrive lei nelle vesti di editore-poeta. In particolare, la vocazione de ilglomerulodisale si rivolge verso la “Biopoesia”, declinazione di un linguaggio che vuole aprirsi alla realtà medico-biologica non in senso settoriale ma come espressione più globale dell’esperienza umana. Potrebbe spiegarci ulteriormente questa idea?

Biopoesia” è un neologismo che ho coniato per tutti coloro che vorranno utilizzare un linguaggio medico-biologico e/o tecnico-scientifico come telaio delle loro poesie; sono convinto che questo tentativo, apparentemente titanico, pian piano e più o meno clandestinamente, aiuterà la migrazione delle cellule, dei tessuti, delle proteine, del DNA, dei tumori e delle patologie di varia natura, ad approdare, attraverso il varco angusto del linguaggio poetico più tradizionale, sulla sponda di una visione letteraria che da sempre ha trascurato le grandi tematiche biologiche dell’esistenza, interrogandosi soltanto sul senso della vita e della morte, come se queste due entità potessero essere soltanto quesiti ontologici religiosi, filosofici, letterari e non biologici. Da circa 15 anni mi batto pubblicamente affinchè si riconoscano queste due verità: “la verità è microscopica (non macroscopica) e “le cellule vengono prima del pensiero”. Come già esposto, domani ci saremo se le nostre cellule lo vorranno, il che si traduce nel concetto che noi non influenziamo il mondo cellulare che ci costituisce ontologicamente e ci vive accanto parallelamente, seguendo leggi chimico-fisiche che non tengono in alcun modo conto del nostro pensiero, del nostro mondo emozionale-affettivo o della nostra morale: le cellule sono al di là del bene e del male, leopardianamente indifferenti a noi; le nostre cellule sono i veri, non riconosciuti, imperatori del mondo! Va profondamente compreso che la vita è una cucitura magistrale di cellule venuta molto bene, avendo contezza che ciascuno di noi è arrivato su questo mondo senza volerlo e a discapito di miliardi di miliardi di esseri potenziali che, pur potendo, non sono mai nati e mai nasceranno: la vita è per pochi, di tutti la morte. Credo che le cellule meritino la poesia che è stata loro negata nel corso dei secoli. A tal fine si riportano alcuni esempi prototipici di ciò che concepisco come biopoesia:

“appartenere alle cose che non portano a niente/ per non appartenere che a quest’unico assunto:/una cellula triste che ha perso la sua membrana/ nel dialogo a scaglie porose con l’immortalità/ ….e di noi, cellule di ventura,/non resterà che un giro in aria di compasso,/ una punta fissa sulla trabecola morale del niente/ che ci ha partorito in fretta e furia sulla riga/ di un imperdibile nome dove non siamo/ mai passati con assoluta piena certezza/…la parola è un ormone tanto disperato/ che circola impudentemente,/ tocca invano le cose da sempre orfane di umano recettore:/ la parola è la giusta sanzione delle forme”.

Secondo lei il Cantico delle creature di san Francesco può essere un esempio di biopoesia? La visione francescana del creato è compatibile con la sua idea di poesia come «biopsia di dio» (con la minuscola)?

Non credo. La mia è una visione laica del mondo basata sul concetto dell’evoluzione delle specie in senso darwiniano e non sul creazionismo. La poesia di san Francesco è più etichettabile come natural-spiritualistica, una poesia per i tempi straordinaria se pensiamo che il santo non avesse alcuna contezza dei mondi microscopici biologici che oggi invece frequentiamo confidenzialmente. Quando ebbi a scrivere la poesia è biopsia di dio ho cercato di creare una metafora per rafforzare il concetto secondo cui la parola poetica è come uno strumento endoscopico dotato di pinza capace (come si verifica nella realtà medica in presenza di grosse masse tumorali da analizzare) di prevelare piccoli frammenti da una realtà misteriosa (per la maggior parte degli uomini l’essere divino) che ci circonda per tentare di comprenderla (con l’aiuto del microscopio ottico) nella sua interezza. Il poeta, senza averne contezza, è un endoscopista che pizzica la realtà noumenica inconoscibile -in senso Kantiano- per i mezzi limitati del sistema cellulare umano. La poesia è dunque uno strumento umano di conoscenza, una fabbrica di mondi fisici e metafisici che ci appartengono; se l’uomo è un miracolo di cellule evolutesi nel corso dei millenni, la poesia è il miracolo del miracolo umano perché non credo che gli altri esseri viventi, tra cui una lucertola o una cernia -nonostante cellularmente e biochimicamente simili a noi-, siano in  grado di scrivere e/o capire emozionalmente “mi illumino d’immenso” o “portami il girasole impazzito di luce”. Ammetto, però, che mi rimane oscuro come un gruppo di cellule neuronali della corteccia cerebrale possano creare poesia: la loro somma algebrica, connessioni sinaptiche comprese, non spiega comunque ed in alcun modo il risultato finale del linguaggio poetico: l’anatomia microscopica non spiega, a tutt’oggi, il prodotto fisiologico finale che -ai miei occhi- sa di miracolo laico.

Ci può dire come intende (inter)agire ilglomerulodisale nel panorama dell’editoria nazionale, e quindi, in concreto, come avverrà la distribuzione dei titoli nelle librerie fisiche e digitali; se intende partecipare a festival e/o festival dell’editoria; ecc.?

Oltre alla promozione tramite i vari canali social, sono in corso contatti con distributori nazionali e siamo in attesa delle loro proposte; nel frattempo inizieremo a distribuire i nostri libri ad alcune librerie presenti sul territorio di Catania e della provincia di Ragusa e Siracusa. Soltanto quando la casa editrice raggiungerà il traguardo delle 20 opere pubblicate (letterarie e medico scientifiche) -a mio avviso- meriterà la partecipazione ai festival dell’editoria.

Una poesia che vorrebbe aver pubblicato o vorrebbe pubblicare nel suo catalogo?

La poesia che avrei voluto pubblicare fa parte del poema intitolato “il vaniloquio delle cellule ebbre”, commissionatomi dal poeta di fama nazionale Lino Angiuli, e pubblicato da Adda Editore sulla rivista nazionale di poesia INCROCI nel 2014, e che per me rappresenta il manifesto della biopoesia in Italia:

Siamo su quest’arca a remi, senza sapere cosa comporta andare
in mare aperto, ci aspettano orche e balene e altre strofe furiose
da pettinare a caldo sulle minime particelle squisite e indecidibili

ogni forma di vita ha una scialuppa e un tumore che l’insegue
sapientemente, fino all’altissima menzogna degli assi cartesiani:
muoio, dunque sono, l’amaro ritmo dell’io che pensa amplissimo
e solo, da un anfiteatro greco-romano delle andate cellule ebbre.

Gaetano Giuseppe Magro, nato a Donnalucata (Scicli-RG) il 13-03-1966, è professore Ordinario di Anatomia Patologica e Direttore della Scuola di Specializzazione di Anatomia Patologica presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Catania. È fondatore della casa editrice online ilglomerulodisale
In campo letterario ha pubblicato le seguenti opere:

Fontana delle ore (silloge poesia) (A&B editrice 2001)
Non sbagliò il vento (silloge poesia) (Libroitaliano 2002)
Il mare metafisico di Punta Corvo (Romanzo) (Manni Editore 2005)
Impermanenza (silloge poesia) (Edizioni Il Giornale di Scicli 2005)
Il glomerulo di sale (silloge poesia in antologia) (Fara Editore 2010)
Il verso cancellato (silloge poesia in antologia) (BelAmi edizioni 2010)
Le lumache mediocri” (silloge poesia) (LietoColle 2010)
Il vaniloquio delle cellule ebbe (poemetto) (Incroci Adda editore 2014)
Assenza di segnale (silloge poesia) (La vita felice 2020)
Formalina CH20 (romanzo) (ilglomerulodisale 2023)
Poesie singole pubblicate in antologie di LietoColle, Giulio Perrone Editore e La vita è felice

PREMI E RICONOSCIMENTI
Primo premio concorso nazionale “Pubblica con noi” Fara editore (2010)
Primo Premio IX Concorso Nazionale di Poesia “Chiaramonte Gulfi” (2013)
Finalista al premio di Poesia “PREMIO INEDITO COLLINE DI TORINO” per l’anno 2011
Finalista al premio di Poesia “PREMIO INEDITO COLLINE DI TORINO” per l’anno 2013
Segnalazione di merito XVII Premio Nazionale di Poesia Renato Giorgi – Circolo Le Voci della Luna (2011)

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