C’è una poesia che crede all’urgenza di volgere in atto le parole che esprime. I versi di Nadia Cavalera (L’astutica ergocratica, Joker edizioni) nascono da un’esigenza attiva dell’autrice, sempre impegnata a proporre soluzioni consapevoli ai problemi politici che attraversano il Paese. Un “manifesto regesto” che mette a fuoco la degenerazione umana a più strati sociali, generazionali (“Uomini incerti”, “femmine omologate scosciate dentro sfregiate fuori tutte tirate siliconate”, “giovani bambini mort’ammazzat’arrotati drogati stuprati”), di una terra desolata dove “l’aria brucia intorno” con la “speranza incartapecorita”. Colpevoli di aver avuto pazienza anche gli uomini più retti, ai quali la Cavalera propone di bandire la parola usurata democrazia, paravento dei potenti, continuamente tradita, dando risalto all’astu, la popolazione attiva e lavorativa, unico vero motore civile, puntando verso un’ergocrazia, “cono rovesciato meritato”, e dare voce, spazio e campo d’azione a chi conosce il sacrificio e il senso di uguaglianza. Per una dignità paritaria “il ripristino del welfare scippato in ciclica altalena antisociale” e una livella terrena, da vivi, che si associ a quella universale della morte. Il discorso in versi della Cavalera è figlio di una passione civile mai sopita, in un’intemperante stesura metrica a tamburo battente, martellante come il ritmo tribale giovanile, ansioso ancora di verità non manipolabili.
(Luigi Carotenuto)
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L’astutica ergocratica
Uomini incerti dai ciechi passi lenti a cercar la salvezza
gagliardi scattanti furbetti globali a precipitar nella monnezza
liberate gl’occhi da prosciuttaggini e salamine
guardate come siamo ridotti (: genti cretine in pura ebbrezza schifezza)
femmine omologate scosciate dentro sfregiate fuori tutte tirate siliconate
giovani bambini mort’ammazzat’arrotati drogati stuprati
pezzi di ricambio per gl’altolocati
hanno un futuro precario che sgocciolano mese per mese come un rosario
maschi preoccupati solo di vanità superbi interpreti d’un penoso varietà
senza giustizia uguaglianza la libertà dell’economica parità
solo macabro olio di sansa sudditanza della maggioranza
mentre l’aria brucia intorno
insieme al mondo di terra ch’andava preservato
sommo bene per i viventi da lontano congegnato
ai politici politicanti in carta bianca mollato
quest’intorno contorno voila è il godurioso risultato…
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… E se oggi sono qui in questa piazza di carta
amici retrivi è per la speranza incartapecorita
che si possa ancora cambiare questa nostra vita
così m’associo anch’io al tormentone di stagione
e mi candido all’ambita direzione del partito democratico di prossima fondazione
posizione per la verità già da millenni superata
ma per ora nello sfacelo generale sembra la più avanzata
Non va infatti dimenticato che politica e democrazia
hanno nell’origine del nome la loro irreparabile irreparata perversione
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Che la polis tanto osannata era la parte alta del greco agglomerato
quello abitato dal ricco potente fannullone già sfruttatore
che da inventore regio simulò la prodigazione e nominale estensione
all’astu laborioso ai suoi frigidi sterili piedi
per potergliela mettere bene in quel cantone
a chi liberamente in pianura per campare
non aveva alcun bisogno della sua intermediazione imposizione
(: era mercante agricoltore pescatore comunque autosufficiente autonomo lavoratore)
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Quanto al demos d’Atene poi è collana di pene altro che crazìa popolare
senza donne schiavi e meteci a governare erano i soliti proci
col codazzo d’un consenso di grande strombazzo imbarazzo
(: la storia è penna dei vincitori testimoni spergiuri sicuri)
e la rabbia il dolore la sopportazione erano senza locuzione di continuità
per i più di quell’antichità futura ad annichilirsi
nella canzone piramidale attuale con i pochi privilegiati in alto a comandare
(: guai a farglielo notare) e la maggioranza usata bistrattata sfruttata ad oltranza
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La politica democratica amici miei di pazienza rei è stata finora sempre e solo demagogia
favola finta inconsistente fata morgana metropolitana mondana
e chi ci ha veramente creduto non è sopravvissuto (: vedo Gandhi Martin Luther King… e in Italia un’oscura lunga lista nera…)
[…]
Nadia Cavalera, poeta, saggista, è nata a Galatone (Lecce) nel 1950. Laureata in filosofia, si è sempre dedicata all’insegnamento. Dopo 12 anni a Brindisi (dove ha svolto anche un’intensa attività pubblicistica), dal 1988 vive a Modena. È fondatrice del Superrealismo allegorico, nome della sua personale speculazione poetica, concretizzatasi anche figurativamente in alcuni mini cataloghi. Nel 1990 ha fondato, con Edoardo Sanguineti, la rivista Bollettario (tuttora in corso) e dal 2005 organizza e presiede il Premio Alessandro Tassoni. Tra le sue pubblicazioni: I palazzi di Brindisi (1986), Amsirutuf: enimma (1988), Vita novissima (1992), Ecce Femina (1994), Americanata (1994), Nottilabio (1995), Brogliasso (1996), Salentudine (2003), Superrealisticallegoricamente (2005), Spoesie (2010), Corso Canalchiaro 26 (2010).
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