Nostos, ritorno alla parola
Rubrica a cura di Luca Pizzolitto
Da Scolpire il tempo (Ist. Internazionale Tarkovsij, traduzione di V. Nadai)
Per essere liberi è necessario semplicemente esserlo, senza chiedere il permesso ad alcuno. Bisogna avere una personale ipotesi del proprio destino e seguirla senza piegarsi alle circostanze e senza dar loro la colpa. Ma tale libertà richiede all’uomo potenti risorse spirituali, un alto grado di coscienza di sé e la consapevolezza della responsabilità verso se stesso e, di conseguenza, verso gli altri uomini. Ma, ahimè, il dramma consiste nel fatto che non siamo capaci di essere liberi; esigiamo la libertà per noi stessi a scapito degli altri e non vogliamo rinunciare a nulla a loro favore, ritenendo che ciò arrivi a ledere i nostri diritti e le nostre libertà. Oggi siamo tutti caratterizzati da un egoismo incredibile! Non è in questo che consiste la libertà, piuttosto nell’imparare a non esigere niente dalla vita e dagli altri, ma esigere innanzitutto da se stessi e donare senza sforzo. La libertà consiste nel sacrificio in nome dell’amore!
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L’arte esprime tutto ciò che vi è di migliore nell’uomo: la Speranza, la Fede, la Carità, la Bellezza, la Preghiera… Ossia ciò che egli sogna, ciò che egli spera… Quando un uomo non sa nuotare viene gettato in acqua, non è lui, ma è il suo corpo che comincia a compiere movimenti istintivi nel tentativo di salvarsi. Anche l’arte è come un corpo umano gettato in acqua: è, per così dire, l’istinto dell’umanità a non affogare in senso spirituale. Nell’artista si manifesta l’istinto spirituale dell’umanità, e nella sua opera l’aspirazione all’eterno, al trascendente, al divino (…)
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L’arte esiste e si afferma là dove esiste quell’eterna e insaziabile nostalgia della spiritualità, dell’ideale che raccoglie gli uomini intorno a essa. (…)
È impossibile esprimere a parole o descrivere l’idea di infinito: più in là del concetto di infinito, non andremo. L’arte, invece, ci dà questa possibilità, rende l’infinito avvertibile. (…)
L’arte è un metalinguaggio per mezzo del quale gli uomini tentano di entrare in contatto l’uno con l’altro, di comunicare informazioni su se stessi e di far propria l’esperienza altrui. E questo non in vista di un vantaggio pratico, ma in nome della realizzazione dell’idea di amore, il cui senso è racchiuso nel sacrificio che si pone in antitesi col pragmatismo. (…)
L’autoespressione senza la comprensione reciproca non ha senso.
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Ritengo che il mio dovere consista nello spingere a riflettere su ciò che di specificamente umano ed eterno viva nell’anima di ciascuno. Ma questo elemento eterno e fondamentale, il più delle volte, viene ignorato dall’uomo; sebbene il destino sia nelle sue mani, rincorre fantasmi.
Eppure, in ultima analisi, si riduce tutto a questa semplice particella elementare, l’unica su cui l’uomo possa basare la sua esistenza: la capacità di amare. Tale particella può crescere nell’anima di ciascuno fino a costituire l’impostazione centrale della vita, dare un senso alla vita umana. Ritengo che il mio dovere consista nel far sì che l’uomo avverta in sé l’esigenza di amare, di donare il proprio amore, che senta il richiamo del bello nel vedere i miei film.
Quanto più a lungo vivo in Occidente tanto più la libertà mi sembra una cosa strana e ambigua. Pochissime persone hanno bisogno della vera libertà: il nostro compito consiste nel far sì che il loro numero aumenti. Per essere liberi è necessario semplicemente esserlo senza chiedere il permesso a nessuno. Bisogna avere un’ipotesi sul proprio destino. Ma, ahimè, il dramma consiste nel fatto che noi non siamo capaci di essere liberi, che esigiamo la libertà per noi stessi a scapito degli altri e non desideriamo rinunciare a nulla in favore degli altri, ritenendo che ciò sarebbe una lesione dei nostri diritti e della nostra libertà. Ma non è in questo che consiste la libertà: essa consiste nell’imparare a non esigere niente dalla vita e dagli altri, a esigere innanzitutto da se stessi e a dare senza sforzo. La libertà consiste nel sacrificio in nome dell’amore!
L’artista non può rimanere sordo al richiamo della verità poiché è unicamente questa che determina la sua volontà creatrice, che la organizza. Solo in questo caso egli è in grado di trasmettere la sua fede all’altro. L’artista che non ha fede assomiglia a un pittore cieco dalla nascita…il tema matura dentro di lui come un frutto e comincia a richiedere di essere espresso. È come un parto… Perciò non c’è di che inorgoglirsi: egli non è padrone della situazione, è un servo. La creazione è per lui l’unica forma di esistenza possibile e ogni sua opera equivale a un gesto che egli non può fare a meno di compiere…
Lo scopo dell’arte consiste nel preparare l’uomo alla morte, nell’arare e nel rendere soffice la sua anima in modo che sia atta a rivolgersi al bene. Mi sono sempre piaciute le persone che non riescono ad adattarsi alla realtà in senso pragmatico. Nei miei film non ci sono mai stati eroi, solo uomini forti grazie alla propria convinzione spirituale che si fanno carico degli altri. Le persone di questo genere assomigliano sovente a bambini forniti del pathos di un adulto, tanto irrealistica e disinteressata è la loro impostazione secondo il buonsenso.
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Per una biografia dettagliata di Andrej Tarkovskij si rimanda alla pagina di wikipedia a lui dedicata