(Pausa Manga) – Blame!

Pausa Manga, rubrica a cura di Tommaso Comisi

Tra i tanti manga pubblicati negli ultimi decenni Blame! di Tsutomu Nihei riesce sicuramente a distinguersi dagli altri. Pubblicato tra il 1997 e il 2003, è una delle opere più emblematiche del cyberpunk giapponese. Lontano dai canoni narrativi tradizionali, Nihei ci trascina in un viaggio che è più sensoriale che logico, un’esperienza visiva che predilige l’atmosfera e l’immaginario architettonico alla narrazione verbale. Al centro della storia c’è Killy, un misterioso viaggiatore alla ricerca del “portatore del gene di rete”, in un mondo dove l’umanità ha perso il controllo della propria creazione: la Megastruttura.

L’ambientazione di Blame! è uno dei suoi aspetti più caratterizzanti. La Megastruttura è un labirinto megalitico che si estende oltre ogni comprensione: scale senza fine, città sovrapposte, torri alte chilometri, ponti sospesi nel vuoto. Non esistono confini, non esiste un cielo vero e proprio. L’umanità è dispersa, frammentata, sopravvive come può in anfratti oscuri, tra i residui di una civiltà tecnologica ormai incontrollabile. La scala smisurata degli ambienti riesce a trasmettere un senso di oppressione e impotenza.

Ma ciò che davvero distingue Blame! è il silenzio. I dialoghi sono ridotti all’essenziale, le spiegazioni scarse, i personaggi enigmatici. È il lettore a dover interpretare, a sentirsi spaesato come Killy, ad affrontare lo sconforto di una realtà incomprensibile. In questa scelta narrativa radicale, Nihei ci parla della solitudine esistenziale in un mondo dove l’uomo ha perso la sua centralità.

Quest’opera non racconta semplicemente una storia: trasmette un’emozione. La lettura evoca un misto di stupore, inquietudine, contemplazione. È un viaggio in un futuro remoto e sterile dove sopravvivere è già una forma di eroismo. Il manga parla al lettore attraverso le sue architetture, il suo silenzio e la sua oscurità.

Blame! è molto più di un manga d’azione o fantascienza: è un’opera d’arte visuale e concettuale. Nihei, architetto di formazione, costruisce un mondo che si legge come una rovina futura, è un’esperienza che lascia il lettore svuotato, ma anche affascinato, desideroso di scoprire cosa c’è dopo l’ennesima porta, dopo l’ennesimo livello della Megastruttura. È un’opera che sfida il linguaggio del fumetto stesso e rimane, ancora oggi, un punto centrale nel mondo del manga.