Piero Guccione
Piero Guccione

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Era un maggio odoroso di menta e di attesa,
quando il declivio del Monte Pellegrino
mi ha dato il benvenuto con leggiadria di cedri
e gelsomini in fiore…
Posato a terra il piede, io ho percepito il lamento
del gigante Tifeo: supplizio eterno
a sostenere Peloro, Pachino e Lilibeo,
e ancora oggi i silenti i floridi putti
dall’Ottagono del Sole
mi invitano a non riesumare
misteri e misfatti sepolti nelle loro bocche,
e l’arte nuda a Piazza della Vergogna
si copre di arcani significati
che la colorano di infinito!

Rieccomi a Ballarò, il mercato antico:
panelle e cazzilli
caldi come il cuore dell’Etna,
melanzane a quaglia e cacuocciuli ‘a pastedda,
e l’eco delle abbanniate
– schiamazzo di vita, prece, litania –
e i dolci d’araba memoria,
cannoli, cassate e Martorana,
fatica di monache e suffragio ai trapassati!
Mi inebria l’aroma di pistacchi e frangipane,
granita e riso nero,
nero come il velo delle donne fiere
nel lutto sterminato,
che i luminosi volti pietrifica nell’atrio.

Tam tam di suoni e silenzi
accompagnavano il mio cammino
da Erice a Segesta a Selinunte,
dove agavi e ulivi secolari
chini dinanzi a templi pensosi,
si lasciavano cullare dal verso delle cicale,
coriste ignare di storie antiche,
amori contrastati e gesta d’eroi…

Un’arcana indomita malìa
mi trascinava tra ninfe e pastori,
fino ad Etna, possente figlia di Urano,
che il sandalo sputa
assieme a lapilli di poesia!
E in dolce balìa dell’indicibile,
ero tentata dai sussurri del mare inquieto
oltre l’abisso del tempo!

Approdata all’isola di Ortigia,
ho percepito l’eterno abbraccio d’amore
di Alfeo ed Aretusa
e nell’ansito gorgogliante del fiume
si è infranta la mia voce,
e ancora cerco le sillabe, oh Sarausa!

Thrinakìa, mèsse di grano e di passione,
giaciglio di sonno e leva di Archimede,
odori di lava e di accoglienza…
Sicilia sempre diversa e sempre uguale,
Sicilia ardente e vorace,
cantilena di mulattieri, eco di lupara
grande nel bene e pur nel male,
mia (anche mia) terra sempre cara!
Culla di contrasti e identità,
Sicilia babba e sperta,
Sicilia del carretto e dei pupari,
reliquiario di Agata e Lucia,
anima pudica, folle e misteriosa,
perennemente in bilico fra ragione e magia,
per chi ti ha vista una volta
sei piacere e condanna senza fine!

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