#1Libroin5W
Chi?
Tutto ruota intorno a Sara, donna imperfetta ma testarda, ottimista, dinamica e molto curiosa. Insieme a lei c’è Romeo, un pelosetto goloso e pacioccone che ama indossare i papillon, capace di fingersi morto per ricevere le attenzioni della sua padroncina. Le loro avventure si snocciolano in una Roma caotica e affollata dove la vita di Sara incrocia quella di una segretaria che nasconde un segreto, un capo che sembra Mosè, un fidanzato che fa il bello e brutto tempo e gli amici, sempre pronti a sostenerla.
Cosa?
“La mia vita in un post it” affronta in chiave ironica diversi temi, tutti attuali: l’amore, l’abbandono, il precariato, l’omosessualità, il tradimento e la paura di non essere abbastanza. Il tutto condito con un tocco di esagerazione (che non basta mai) e umorismo, perché credo che si possa parlare di cose importanti con molta leggerezza.
Quando?
Ricordo con precisione il momento in cui ho visto nascere Sara. Ero nella hall di un hotel a Roma, aspettavo un attore per intervistarlo. Come spesso capita, più il personaggio è famoso, più si fa attendere, e così, mentre sgranocchiavo noccioline, è comparsa una giovane, bellissima donna. Teneva un gatto sulle spalle, nello stesso modo in cui faccio io con il mio Memolino. Sono davvero rimasta affascinata da quell’immagine che, in un attimo, si è trasformata in un personaggio. Già vedevo Sara e Romeo passeggiare per le strade di Roma. Ho aperto il tablet e ho iniziato a scrivere…
Dove?
Il testo è cresciuto attingendo da elementi di vita quotidiana. All’interno c’è gran parte delle mie interviste, (la paura nel telefonare a Pippo Baudo è reale!), i miei viaggi, il carattere del mio gatto (è vero, ama i papillon e fa il morto!) e anche uno dei tanti lavori che ho fatto prima di diventare giornalista. La storia d’amore, invece, è completamente inventata. Volevo che il personaggio maschile avesse una doppia anima, che fosse un po’ principe azzurro e un po’ mascalzone. Un uomo con mille fragilità sotto una dura corazza. La storia d’amore è poi diventata una scusa per scrivere altro: dentro il libro c’è anche una storia d’amicizia, la sofferenza nel fare un lavoro che si detesta, la forza di perseguire i propri sogni, il desiderio di emergere e la grande piaga dell’omosessualità.
Perché?
Perché oggi più che mai c’è bisogno di leggerezza. La gente ha bisogno di ridere e di prendersi poco sul serio. Il mondo è già abbastanza triste. Il mio è un romanzo romantico, leggero e divertente ma anche divulgativo, se mi è concesso usare il termine. È un libro pieno di speranza e credo che possa insegnare tanto, soprattutto ai giovani, in quanto offre il ritratto perfetto dei trentenni di oggi: precari ma desiderosi di sentimenti.
Scelti per voi
Osservo il taxi e mi sembra così piccolo. Provo ad aprire il finestrino. Non si apre. Mi manca l’aria. Non capisco perché questo taxi mi sta mettendo paura. «Può aprire il finestrino?». Silenzio. Guardo di nuovo l’autista. Lo prenderei a schiaffi. Devo fargli una foto di nascosto, non si sa mai. Anche se, in quel caso, la prima cosa che farebbe sarebbe buttare il cellulare in una pozzanghera. Ma l’iPhone resiste all’acqua, quindi che ne farebbe? Potrebbe buttarlo a terra e salirci con le ruote della macchina, dopo avermi infilata in un sacco nero e chiusa nel cofano. Okay, sto vaneggiando. Prendo il cellulare. Mentre cerco di scattare la foto a una sagoma, qualcosa cattura la mia attenzione. Possibile che non l’abbia visto prima? Un pupazzetto è appeso sullo specchietto. Tipo l’omino di castagne, ma molto più inquietante. Oscilla avanti e indietro, quasi a scandire il tempo. Qui ho una visione: è la scena inquietante del film Il collezionista di ossa. Voglio urlare. Ho una paura fottuta. Atene 666! 666 il numero del diavolo, cazzo! Mi guardo attorno, non capisco in che strada di Roma mi trovo. Voglio scendere. Mi manca l’aria. Prendo il cellulare e comincio a scrivere un messaggio. Lo manderò a tutta la rubrica. Anzi no, solo alla mia famiglia. Anzi no, solo a Diego. Anzi no, fanculo io voglio scendere da questo taxi. Ho ancora troppe cose da fare. Mi devo sposare. Non accetterò mai l’idea di andare dall’altro lato senza la fede al dito. È fuori discussione. Adesso la rabbia ha preso il sopravvento. Frugo nella borsetta, alla ricerca di un oggetto di difesa, ma, a parte un profumino ecofree, la cosa più pericolosa che ho è lo spazzolino da denti. Sono spacciata, ma non demordo. Devo riacquistare il mio autocontrollo. Cosa dicevano quelle noiose lezioni di meditazione? Trova un punto di riferimento. Osservo il pupo, sarà lui il mio punto di riferimento. Lo stronzetto oscilla e mi guarda. Vuoi giocare con me? No, grazie. Non sono il bambino cretino di It. Fanculo, fanculo, fanculo! Omino schifoso, non mi fai paura, “Io ti spiezzo in due”, come diceva Ivan Drago, ti scippo quella testa inutile che hai. Basta, ho deciso: ora apro lo sportello e, come fanno nei film, cerco di cadere di spalle. Anzi no, di culo è meglio, più morbido e ammortizza. Poi, mentre continuo a vaneggiare intenzioni omicide, sento una voce. Anzi, a pensarci bene la sento già da un po’. «Siamo arrivati». Mi sembra di aver sentito la parola arrivati. Guardo fuori dal finestrino. È via della Concordia. E lì di fronte c’è la redazione del Globus. Il tassametro è fermo. Sono dodici euro e settanta. 75 Il tipo si gira e mi sorride. «Sono dodici euro per te, bellezza. Ho preso una strada secondaria per arrivare prima». «Ah!» riesco solo a dire. Mi ricompongo. Lo credevo un serial killer e lui mi ha fatto pure lo sconto…
(dal cap. 6 pag. 73)
*
Adesso posso fare tutte le cose che solitamente faccio quando sono in aereo: leggere un libro, fare un Sudoku e spazzolarmi i capelli. Nemmeno faccio in tempo a tirare fuori la penna, che Sandokan apre gli occhi. Giuro, sto sentendo persino la canzone dell’esorcista. Si abbassa e apre lo zaino. Tira fuori qualcosa, sembra un libro. Non riesco a vedere bene di cosa si tratti. Mi sembra persino che stia intonando qualcosa. Non capisco se è una canzone o una preghiera. Poco importa perché ormai non ragiono più, ho perso tutta la lucidità mentale che avevo. Moriremo tutti. Vedo già l’aereo disintegrarsi, mentre le urla risuonano forti. Vedo Romeo, con il papillon nero che, piangendo, agita la zampetta cicciottella e si soffia il naso. Vedo persino la bara, con dentro un post-it, perché di me non è rimasto nulla. Devo fare qualcosa. Mi alzo e boccheggio.
(dal cap. 20, pag. 184)
Angela Failla è una giornalista, scrittrice e sceneggiatrice. Collabora con magazine e riviste (“Visto Tv”, “Diva e Donna”, “La vita in diretta magazine”, “Amazing Puglia”, “Cine&Glam”, “Giallo”) e online scrive per “Gioco Pulito”. Ha scritto recensioni per ELLE. Ha pubblicato quattro romanzi: Chissà se si chiamava amore (Giovane Holden Edizioni, 2008); M’ama o non m’ama (Albatros, 2010); Il collezionista di bambole (Graus Editore, 2013); Il giocattolaio (Yume edizioni 2020). “Never with you” è il cortometraggio di cui è autrice e sceneggiatrice, vincitore del Cefalù film festival e premio miglior regia al Marettimo Film Festival. Nel 2023 è stata nella giuria di varietà del festival Tulipani di seta nera. È co-sceneggiatrice e co-autrice del lunometraggio “XX secoli di secondi”, ispirato al romanzo “L’uomo dal turbante rosso” di Carlo Tedeschi. È ideatrice e direttore artistico del Caltagirone Short Filmfest. (www.angelafailla.it)