#1Libroin5W.:Tesio Giovanni, Nel bosco dei libri. Dentro le vite dispari della lettura, Lindau.

Chi?

I protagonisti del libro solo i libri, i libri e solo i libri, insieme tuttavia ai suoi lettori, a coloro che se ne fanno un feticcio, a coloro che semplicemente leggono per piacere, a coloro che leggono per sapere, a coloro che leggono per viaggiare con la fantasia e l’immaginazione. Insomma i tanti volti e risvolti dei libri, che ho voluto raccogliere nel titolo, Nel bosco dei libri. Perché? Perché nel bosco c’è la varietà, c’è l’intrico, c’è l’incrocio, c’è la crescita e c’è la caducità, ci sono i tronchi e c’è la ramaglia. Nel bosco ci si può perdere, come racconta Primo Levi nella Tregua e come raccontano le fiabe. Si possono fare incontri meravigliosi e incontri incresciosi. Nel bosco ci sono le diramazioni, che sono sempre ricchezza; ci sono i sentieri che portano a radure e a riposi e ci sono sentieri che s’interrompono lasciandoci interdetti. Insomma, il bosco sta al libro come metafora perfetta, mi pare.

Cosa?

Tanti i temi possibili, tanti i temi affrontati o anche soltanto accennati. Il libro come valore, il libro come minaccia, il libro come ingombro, il libro come incontro, il libro come rifiuto, il libro al rogo, il libro franco di retorica, a cui spesso si associa. Culturalmente i libri hanno certo un’importanza decisiva, ma non un’importanza esclusiva. Io odio la retorica, anche quando si fa sulla lettura. Il mio papà non leggeva, ma “faceva”. Faceva il contadino e sapeva i saperi suoi. Non per questo era un uomo dimezzato; direi anzi, al contrario, che fosse più intero di quanto lo sia oggi io. Non tutto passa per la lettura, anche se molto passa per la lettura. A stringere molto, il mio libro parla di quanto il lettore entri nel mondo stesso della scrittura, parla dei distinguo necessari dentro un mondo non indenne da contraddizioni e tensioni spiazzanti, parla della presenza dei libri nell’arte, parla anche di alcuni precetti che possono accompagnare la lettura senza che vengano trasformati in obblighi e costrizioni. E alla fine indica una buona guida di testi utili ad approfondire ciò che nessun libro da solo è mai in grado di dare.

Quando?

Posso dire: da sempre? Io avevo già pubblicato anni fa presso Interlinea di Novara un libro intitolato I più amati, in cui riflettevo già su un argomento che nel tempo mi è cresciuto – si fa per dire – tra le mani, e ora m’è parso che fosse tempo di mettere su carta quanto nel tempo sono venuto riflettendo in materia. Va da sé che ho anche cercato di essere sintetico, di non annoiare troppo usando troppa insistenza e non pretendendo di esaurire – assurdità – l’intero argomento- libro, che scappa da tutte le parti. Prenderne e stringerne qualche aspetto è già qualcosa. Nessuna presunzione di esaustività, ma se mai un invito a integrare, a dire la propria, a sostenere anche il contrario.

Dove?

Credo di avere già almeno in parte risposto. Ma anche il dove è lontano. Eh sì, la lettura per me – fin da ragazzino, per non dire da bambino – è sempre stata un ippogrifo, un cavallo alato che mi ha portato lontano, sulla luna, magari per scoprire – ma questo è avvenuto più tardi – le cose che già aveva scoperto Astolfo.. Occorre ben dire che un conto è leggere per il piacere di farlo, un altro è leggere per il dovere di farlo. Ci sono letture aride (o che tali giudichiamo secondo il metro individuale) che sono necessarie per procedere nella conoscenza e nelle carriere, e altre ce ne sono di completamente sganciate dalla loro più stretta funzione. Sono queste a darci gioie speciali, a immergerci in quegli altrove che ci concedono l’emozione del nostro essere universali. Non si dimentichi, infine, e sempre fuor di retorica, che il libro è anche “polvere” e in polvere finire.

Perché (questo libro)?

In ogni libro c’è sempre molto di ciò che chi lo scrive è: sia negli argomenti sia nel modo di trattarli. Io ho l’illusione di essermi un po’ denudato scrivendolo.  Volendo alla fin fine – tra le tante più note e magari scontate – dire due o tre cose essenziali. La prima: che non basta essere lettori per essere migliori. Georges Steiner ha ben tratteggiato la questione. I nazisti che leggevano Goethe non erano vaccinati contro il pregiudizio. Quelli che ascoltavano “Viaggio d’inverno” di Schubert non erano più teneri dei nazisti più corrivi e grossolani. Ma sì potrebbero fare molti altri esempi. Essere uomini migliori può trarre linfa dalla lettura, ma da sé la lettura non basta. La seconda: che la lettura resta in ogni caso un privilegio. Privilegio di chi ha tempo, di chi ama trovarlo anche se pare non averne, di chi nella lettura trova consolazione e gioia, emergendo paradossalmente dalle immersioni più incresciose e dolorose. Un apparente paradosso. Non dimentico mai ciò che Olmi mi ha insegnato. Morenti, è preferibile stringere tra le mani un libro oppure un’altra mano? Ecco, per me la lettura di un libro dovrebbe spingerci a stringere mani. La terza non la dico, sfidando uno dei miei cinque eventuali lettori a scoprirla da sé.

 

scelti per voi

#1Libroin5W.:Tesio Giovanni, Nel bosco dei libri. Dentro le vite dispari della lettura, Lindau, 2024.
#1Libroin5W.:Tesio Giovanni, Nel bosco dei libri. Dentro le vite dispari della lettura, Lindau, 2024.

 

 

 

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