#1Libroin5W.: Fabrizio Morlando, “I passi base”, Fallone Editore

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Chi?

“I passi base” è una raccolta di racconti popolata da una serie di personaggi che, sebbene differenti per storia e contesto, condividono un tratto comune: la prossimità alla morte. La morte, in queste narrazioni, non rappresenta solo l’evento finale per eccellenza, ma un processo continuo che penetra e plasma le esperienze stesse. Smentendo Epicuro, in questi racconti ci sono, allo stesso tempo, sia i protagonisti che la loro morte, fianco a fianco. Non sono figure eccezionali, ma tutte trascendono la loro individualità in un’unica grande biografia collettiva. Riconoscono negli altri specchi di sè stessi, magari deformanti. Come affermava Walter Benjamin, “Il vero paradiso, se c’è, è la nostra lotta contro la morte.” I protagonisti di “I passi base” cercano di dare significato e valore al loro confronto con la morte, attraverso azioni che riflettono una ricerca di significato più profonda.

Quando?

Fuori dalla storia, fuori dalle dinamiche sociali che rimpinzano la storia. I personaggi di questi racconti sono gettati in un mondo di un tempo indefinito, in una realtà che non è né antica né moderna, ma spudoratamente classica. Essi rifiutano di essere parte di un grande racconto lineare, evolutivo o storicamente contingente, essi mirano alla complessità dell’esperienza. A formulare atti di resistenza e creazione di senso mediante la parola che gli da vita. Come dice bene il filosofo francese Emmanuel Lévinas: “Le parole sono la forma più alta di resistenza all’annichilimento”.

Cosa?

“I passi base” affrontano la morte come un elemento centrale della nostra esperienza umana. I racconti si nutrono di quel vuoto che la perdita crea, poichè, citando Sant’Agostino, “coloro che ci hanno lasciati non sono degli assenti, sono solo degli invisibili: tengono i loro occhi pieni di gloria puntati nei nostri pieni di lacrime.”

Perché?

Come cantava Tenco: perché non avevo altro da fare. Quella era la mia deliberata urgenza di quel momento.
In una condizione esistenziale in cui ci si sente persi o privi di direzione, scrivere resta sempre il miglior tentativo da fare per trasformare l’angoscia in parole che restano, anche quando tutto il resto svanisce. Il titolo “I passi base” evoca l’immagine della danza come metafora della vita. Vivere è come eseguire una coreografia complessa, dove ogni passo rappresenta un tentativo di orientarsi e rispondere ai ritmi dell’esistenza. Ogni movimento è essenziale per affrontare il rischio e l’incertezza, adattarsi e proseguire nonostante le sfide. Come dice Beckett, “Dance first. Think later. It’s the natural order” – nella danza della vita, è l’azione a precedere il pensiero, guidata dalla spontaneità e dall’istinto. Come osserva Obi-Wan Kenobi a Luke Skywalker, “Molte delle verità che affermiamo dipendono dai nostri punti di vista.” Questa riflessione è cruciale per comprendere i miei protagonisti, che vivono e lottano in un mondo dove il significato è continuamente rimesso in discussione. Ogni loro passo è una parte di una danza perpetua, un movimento che cerca di bilanciare la vita e la morte, l’individualità e la collettività. Attraverso queste storie, esploro la ricerca universale di senso, una danza che affronta la complessità e la fragilità dell’esistenza, e la sfida di scavalcare il linguaggio delle norme, delle convenzioni e dei pregiudizi per raggiungere una verità più profonda.

Dove?

In qualsiasi esperienza della realtà. In quelle per cui tutto è una mina che deflagra sottopelle.

Ai margini. Negli orli del quotidiano, lì dove l’ordinario cede il passo all’irruzione del destino. È qui che la scrittura prende vita, nei momenti di stallo, di sospensione tra un atto e il successivo, in quegli interstizi temporali in cui si avverte l’impossibilità di un controllo. Il linguaggio non è mai fisso, è sempre in movimento, sempre pronto a tradire la stabilità che promette. È in questo dove che i racconti si sono sviluppati, nel tentativo di far esplodere il linguaggio delle convenzioni. Il linguaggio delle convenzioni cerca di domare la morte, di renderla distante, accettabile, quasi astratta. Nei racconti, però, si fa il tentativo opposto: disfare questo linguaggio per riportare la morte a un livello più intimo, diretto, ineluttabile, e al tempo stesso liberatorio. In questo senso, il testo non si accontenta delle narrative convenzionali che cercano di rendere la morte un momento di passaggio ordinato o di semplice accettazione. C’è uno sforzo costante nel decostruire queste facili rappresentazioni, nel mostrare come la morte possa essere una sfida lanciata contro la vita stessa, un atto di superamento e ribellione. Come scriveva il poeta Giovanni Raboni, “la morte fa parte della vita, la completa e le dà senso: senza il pensiero della morte la vita è una vita fasulla.”

Scelti per voi

Come un animale braccato e indifeso, io sono uno che è andato alla deriva. Uno sufficientemente scafato da sapere bene che, tutto sommato, la maggior parte delle cose che ti capitano in questa vita sono semplicemente e brutalmente attribuibili all’influenza che hanno su di te le persone che ti sono state vicine e i fatti contingenti, le storie che ti hanno visto invischiato. Ma anche quelle persone che ti hanno solo sfiorato un momento per poi proseguire il loro cammino altrove hanno un loro motivo di essere buttate nel mucchio. La solitudine è fatta di tante piccole vite tenute assieme da un filo invisibile, come grossi pacchi polverosi ammassati l’uno sull’altro, poggiati al muro in un angolo buio nel seminterrato della nostra mente.

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La solitudine è fatta di tante piccole vite tenute assieme da un filo invisibile, come grossi pacchi polverosi ammassati l’uno sull’altro, poggiati al muro in un angolo buio nel seminterrato della nostra mente.
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Lo sappiamo bene tutti che non c’è “per sempre” che possa mai durare per sempre eppure non esitiamo a dircelo, a sentirne il bisogno.

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Voglio andare fino in fondo a questo palinsesto, sporgermi e vedere che c’è dopo la seconda serata. Prendere e chiamarti nel bel mezzo della notte per dirti che due o tre cose alla fine le ho capite pure io e che tutto è un faticoso riprendersi da una brutta botta che si abbatte imperterrita su di noi sconosciu­ta ma allo stesso tempo familiare. Un meteorite che attraversa l’atmosfera, prende così tanta velocità che, seppur esiguo, quando si schianta lascia un cratere. È la pagina bianca. La testa ovattata. Lo sguardo di­stolto dal foro che ha lasciato a terra. Non ti interessa più perché lo fai, perché a un certo punto qualcosa accade sempre. E ogni volta mi salva dalla fine.

Fabrizio Morlando (Spilimbergo (PN), 1984) vive a Capua (CE). Dopo la laurea in matematica consegue il dottorato di ricerca in matematica presso l’Università di Roma Tre. Lavora come ricercatore presso il Centro Italiano Ricerche Aerospaziali (CIRA) sito in Capua. Alcuni suoi testi sono stati pubblicati su blog letterari, tra cui Inverso – Giornale di poesia, Poetry Factory, Critica Impura, Poesia Ultracontemporanea, nella rubrica Osservatorio poetico di Versante Ripido e in antologie cartacee di diversi premi come l’agenda poetica “Il segreto delle fragole” (LietoColle Editore, 2017). Un suo testo è stato tradotto in spagnolo sulla pagina del Centro Cultural Tina Modotti. Nel 2017 ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie “Caramelle dagli sconosciuti” per LietoColle Editore, collana Erato. Nel Novembre 2021 pubblica la seconda raccolta intitolata “Percorsi marginali” per Nolica Edizioni. Ad Ottobre 2022 esce la raccolta di frammenti poetici intitolata “Marginalia. Conversazioni con la lucidità” per Nolica Edizioni. Esce a Settembre 2023 per Fallone Editore, all’interno della collana “La Sorgente di Satyria”, la raccolta di racconti brevi “I passi base”. Per questo testo è stato realizzato anche un booktrailer dal regista Raffaele Zanframundo. Lo si può visionare su YouTube alla pagina della casa editrice

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