Veronica Tomassini
Sangue di cane
i Delfini, pag. 281, prezzo 18€
La nave di Teseo, 2024
Trascorsi quattordici anni, con La nave di Teseo, da oggi, torna in tutte le librerie Sangue di cane, il primo romanzo di Veronica Tomassini pubblicato nel 2010 (con Laurana Editore, su utili consigli di Giulio Mozzi).
“Finalmente un’autrice dimostra come dovrebbe essere la letteratura.”
(il Giornale)
Ogni città contiene al proprio interno una città-ombra, nascosta e quasi invisibile: la città di chi cerca di sopravvivere fino all’alba successiva, di chi è senza dimora, di chi è arrivato da lontano e si trova incagliato tra i bassifondi. Sangue di cane è la storia dell’amore impossibile e inevitabile tra una ragazza della città reale e un uomo della città-ombra. Sławek, un tronco d’uomo che di professione fa il semaforista, per sopravvivere allunga la mano chiedendo: “Poco spicci, prego”. Vive ai margini della città, finché trova in una giovane ragazza di Siracusa una nuova speranza, e forse un futuro. Veronica Tomassini trascina il lettore in una storia che scuote gli animi come un fiume in piena, seguendo l’energia pulsante di un amore impossibile.
Veronica Tomassini, siciliana di origini umbre e abruzzesi, esordisce nel 2010 con Sangue di cane, accolto come un caso letterario. Nel 2012 pubblica Il polacco Maciej; nel 2014, Christiane deve morire; nel 2017, L’altro addio; nel 2019, Mazzarrona, che viene candidato al premio Strega; nel 2020, il romanzo epistolare Vodka siberiana, che ottiene un ottimo riscontro di pubblico e critica. Presso La nave di Teseo ha pubblicato L’inganno (2022). Scrive per “il Fatto Quotidiano”, “Pangea News” e “MowMag”.
Un estratto dal libro
Tornare a Sangue di cane: il chiavistello che svela la profonda verità. Ciò da cui provengo, ciò in cui vorrei precipitare, la Grazia di un perdono e l’indicibile dietro cui intercettare il paramento sacro, la misericordia. L’eminenza di una vita intestina non era più l’origine di uno scandalo, la trave di mezzo tra me e il pensiero perbene. La mia deregolamentazione, che non avrebbe trovato requie o una qualche assoluzione, finanche in contumacia, fu l’inizio, l’esordio ufficiale, magniloquente. Fu un romanzo. L’amore antiborghese ebbe un qualche effetto sui lettori, la critica, fu il cosiddetto caso letterario. Uscì a settembre, il 10 settembre del 2010. I lettori lo chiedono ancora. Tornare a Sangue di cane è ricondurvi oltre il velario di anni non riferibili se non a brani, se non in una sincopata successione documentata ed emotivamente febbrile di quel che forse non riuscirò mai a raccontare del tutto. Ero finita in un mondo capovolto, non so come spiegare, la pozzanghera mirgorodiana di Gogol, eroi capovolti e stralunati, nel mulinello di circostanze inaudite; il senso parossistico dell’esistenza mi aveva investito, a metà tra riso e pianto, la mia vita aveva sbadatamente incontrato la Storia, l’esodo epocale e proveniente dall’Est, la mestizia, lo strazio, un dolore epico. Era troppo, quel che vedevo, quel che avrei dovuto affrontare, e la sostanza dell’esito: essere una testimone.
Dovevo raccontare, non era possibile che raccontare. Era l’unico senso forse di quella vita eretta in bilico, la pietra di scarto che indossava l’orrore per gli altri. Io la chiamerei pietà. Continuo a pensare che Sangue di cane abbia un che di miracoloso, perlomeno di inspiegabile.
Ǫualcosa che non smette, sapete.
Per questo oggi è di nuovo qui.
V.T. 2024