Chi?
LP Le protagoniste di Melusina sono tre donne di diverse età, tre generazioni di una stessa (speciale) famiglia: Marie-Ange, nata in Francia, una figura dalla personalità carismatica, che negli anni Settanta ha fondato una comune di sole donne – le Luci del Nord – su un’isoletta del Centro Italia, e che è anche la custode di un potente e fiabesco segreto; sua figlia Agnès, che rifiuterà quel segreto, romperà i rapporti con la madre e diventerà una brillante docente universitaria, salvo ammalarsi di demenza molto giovane; e la figlia di Agnès, Alice, una ragazza che la madre, per proteggerla, ha tenuto all’oscuro della sua vera natura, e che non riesce a trovare la sua strada. All’inizio del libro, dopo la morte precoce di Agnès, Alice viene contattata da Emma, che si presenta come la persona più vicina a Marie-Ange, a sua volta scomparsa da poco, e chiede di incontrarla. Alice accetta quell’invito e qui, come accade nelle fiabe, – perché Melusina è una fiaba contemporanea per adulti, che riscrive nel mondo di oggi un’antica leggenda medievale – inizia la sua avventura.
Cosa?
LP Melusina parla di metamorfosi, di genealogie femminili, di relazioni trasformative. Racconta una fiaba diversa e attuale, in cui la protagonista diventa pienamente sé stessa scegliendo di accettare, e non di negare o rifiutare, un dono potentissimo che può anche essere interpretato come maledizione. La lettura del mondo e di noi stessi, l’interpretazione che diamo del mondo e di noi stessi, cambia gli occhi con cui guardiamo, cambia (anche) il mondo.
Quando?
LP Il libro è nato dall’invito della casa editrice Hacca a collaborare con Elisa Seitzinger, che conoscevo come bravissima illustratrice in ascesa – e che proprio con Melusina è candidata ai World Illustration Awards – per un progetto che mi ha subito indotto a dire sì: un “cofanetto virtuale” di quattro volumi dedicati agli archetipi del femminile e ai quattro elementi, di cui questa è la seconda uscita mentre la prima, Nome non ha di Loredana Lipperini, è dedicata all’elemento Terra e alla Sibilla marchigiana, la Sibilla del Monte Sibilla. Francesca Chiappa e Silvia Sorana mi hanno chiesto di occuparmi di nuovo, a molti anni di distanza dal mio romanzo d’esordio, Sirene (Marsilio), della figura della Sirena. Per poterlo fare di nuovo, dovevo fare qualcosa di nuovo, e difatti, è la prima volta che scrivo una fiaba. Se in molti considerano una distopia, con Melusina ci troviamo invece dall’altro capo dell’orbita, in pieno territorio dell’utopia.
Dove?
LP Melusina è nata in molti luoghi: in Francia, nella regione del Poitou, dove ha origine l’antica versione della leggenda medievale di questa fata/sirena/drago, come è stata raccontata nel Trecento da Jean d’Arras nel Roman de Mélusine; a Matelica, dove ha sede la casa editrice Hacca; a Roma, dove sono tornata a vivere dopo molti anni in Spagna, a Madrid, e dove ho scritto questo libro; in Val d’Ossola dove vive Elisa Seitzinger, in un paese che ha una sirena come stemma; e sulle isole della Grecia, carissime sia a me che a Elisa, e in particolare sull’isola (segreta) dove ha iniziato a disegnare le sue illustrazioni; e infine, a Nostra Signora della Foresta/Santuario, l’immaginaria isoletta, ispirata alla Glastonbury/Avalon del mito arturiano, su cui il racconto è ambientato e che si trova nelle vicinanze di Stellamarina, la frazione costiera dell’altrettanto immaginario paesino di Stellaria che è al centro di uno dei miei ultimi romanzi, La ragazza selvaggia (Marsilio 2016), con cui ho vinto il Premio Campiello Selezione Letterati.
Perché?
LP Per sognare, per trasformarsi, per vivere un’altra vita – come sempre ci consente di fare la letteratura – per diventare altro da sé, e allo stesso tempo, come scrivevo, pienamente sé. Melusina in un certo senso, come Titanic, è un titolo che svela il finale: sappiamo come andranno a finire le cose, ma in realtà, non lo sappiamo veramente, perché questa versione della leggenda della fata Melusina, vista dall’interno, dalla parte della sirena o della fata, non è mai stata raccontata prima.
domanda/curiosità (per autrice e illustratrice): prima nasce l’immagine o prima nasce la parola? Ci raccontate cosa ‘accade’?
In questo caso sono nate prima le mie parole, anche se io ho scritto il testo pensando a come Elisa avrebbe potuto illustrarlo – in totale libertà, e a distanza, dato che ci siamo conosciute, per una serie di circostanze, solo quando il libro era già uscito, a Domodossola, al finissage della grande mostra intitolata appunto Seitzinger alchemica. Avevo letto Nome non ha di Loredana Lipperini e avevo ben presente lo stile araldico e riccamente simbolico di Elisa, che in qualche modo mi ha ispirato nello scegliere la variante Melusina della figura della Sirena. Le illustrazioni di Elisa hanno la densità e la ricchezza delle miniature che istoriano i codici medioevali, a cui rimanda, come in uno specchio nello specchio, il libro delle Melusine che Alice riceve da Emma, a un certo punto nel racconto, e che narra la loro storia. E dato che tutto confluisce in tutto, se avete presente l’illustrazione, molto potente, che Elisa ha realizzato per l’edizione di quest’anno del Premio Strega, noterete che a un certo punto tra i simboli che irradiano dalla grande Strega dai lunghi capelli azzurri compare anche una coda di Sirena…. (Laura Pugno)
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Noi illustratori per definizione siamo chiamati a dare lustro, luce a un testo, quindi nasce prima il testo. In questo caso però “Melusina” è il secondo libro di una collana che nasce con “Nome non ha” e come Laura stessa dichiara la storia di “Melusina” è stata scritta per essere illustrata da me. Quello che accade quando si illustra una fiaba contemporanea ha del magico, ci si lascia andare all’immaginazione. Nel caso di Melusina la parte visivamente più interessante è stato mantenere quel climax di mistero insito nel racconto e non svelare la vera natura delle protagoniste fino quasi alla fine. Le Melusine di Laura hanno un character design molto particolare per metà donne bellissime, eteree, nordiche, delle fate di alabastro, per l’altra metà sono mostruose, ferine, spietate. Mantenere l’eleganza e la potenza di questa dualità è stata una vera sfida. Spero di esserci riuscita, l’elemento perturbante è sempre un ambito che m’interessa indagare. (Elisa Seitzinger)