#1Libroin5W.: Rosario Galli, L’Amico imperfetto, Fila37 edizioni.

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Chi? 

L’Amico imperfetto è la storia di una lunga e profonda amicizia tra il Principe, giocatore professionista di poker, irregolare della vita, pronto a tutto per conquistare una donna che lo colpisce, e Luciano, un Poeta, un intellettuale, studioso che consuma la sua vita sui libri. Il Principe ama le donne, e racconta la sua vita, attraverso dodici capitoli, ognuno dei quali porta il nome di una donna. Il ritratto del protagonista de L’Amico Imperfetto – il Principe – viaggia tra le strade della Capitale, tra le case popolari di Donna Olimpia, di Monteverde Vecchio e di Garbatella, e personaggi in fuga o di passaggio nel viavai romano. Il Principe è un uomo insofferente alle regole, un vero anarchico, che cerca l’imperfezione, il diverso, che preferisce guidare su strade periferiche e sconosciute piuttosto che sulle autostrade. Roma è solo lo scenario di una storia intricata, guidata dalla dissociazione mentale del protagonista e del suo rapporto – indubbiamente turbolento – con le donne, nell’era della crisi del maschio. La tenerezza, la fragilità, la vulnerabilità, del protagonista, dietro a una dichiarazione di forza, di violenza, di apparente invincibilità, diventano specchio di un momento sociale, fornendo un’analisi del contemporaneo, ma al tempo stesso raccontano la sua malattia.

Cosa? 

I temi che affronta il romanzo sono le quattro gambe di un tavolo ipotetico costruito dal Principe nell’arco della sua vita, Amicizia, Amore, Poesia, Lentezza come stile di vita.

Quando? 

Un lontano giorno del 2013 mi venne in mente di scrivere un romanzo che parlasse di un Uomo Perfetto, e questo era il titolo iniziale del romanzo. Passarono 6 anni durante i quali accumulai appunti, idee, frasi, temi, ritratti di donne, e l’architettura, o meglio l’impalcatura del romanzo cresceva e si espandeva… fino a quando nel maggio del 2019 mi dissi che era giunto il momento di dare forma a quel materiale aggrovigliato e incandescente e in sei mesi scrissi la prima stesura che intanto era diventato l’Amico perfetto. Poi lo feci leggere ad alcune persone e cominciò la revisione e il taglio di ciò che era superfluo o ridondante e arrivò anche il titolo attuale. 

Dove? 

Il romanzo nacque in una stanza di un casale della campagna umbra e poi crebbe per molti anni all’ombra del Teatro Palladium di Roma; infine sbocciò a fioritura e giunse a maturazione durante l’estate del 2019, tra una regia a Pescara e una ad Amelia, tra un testo su Carlo Pisacane e la spedizione di Sapri e la prima orazione di Marco Tullio Cicerone, la Pro Roscio Amerino, tra corriere e treni, prove e provini, viaggi di andata e ritorno, così come fa il protagonista del romanzo, felice poi di fermarsi e approdare a una serena contemplazione della vita.

Perché? 

Come diceva uno dei miei Maestri, il Prof, Franco Ruffini, del DAMS di Roma Tre, “ogni artista ha una ferita che sanguina, e i suoi spettacoli non sono che tentativi per cercare di rimarginare quella ferita”. Così come il titolo di un bel saggio di Paolo Nori, finalista al Campiello lo scorso anno, “SANGUINA ANCORA”, che parla della vita di Fëdor Dostoevskij (altro mio Maestro spirituale), anch’io avevo (ed ho ancora), una ferita aperta, che ho tentato di chiudere scrivendo questo romanzo. Il risultato è provvisorio, come tutto, nella vita, perché una volta finito capisci che hai solo allontanato per qualche tempo il dolore, ma poi… Poi ricomincia.

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“…sai cos’è la perla? È la malattia della conchiglia, la perla si forma quando un parassita entra nell’ostrica, e in alcuni casi dopo averle generate le ostriche muoiono. Senza la malattia non nasce la perla e la bellezza di un oggetto così perfetto”

L: un artista pesca cristalli dalla memoria collettiva, il poeta non si ferma al visibile, guarda oltre, con altri occhi, come se fosse cieco, il suo sguardo è superiore, deve andare aldilà di ciò che tutti gli altri vedono, solo così produce arte, si dice che Omero fosse cieco, perché se riesci a raccontare cose talmente grandi come l’Odissea, non puoi esserti fermato a ciò che vedi tutti i giorni, e hai usato un modo di vedere non umano, che trascende e si basa sull’entusiasmo del raccontare, sai da dove viene questa parola così bella? Entusiasmo, vuol dire che hai un dio dentro di te, che sei invasato, sei posseduto da qualcosa che trascende, e di conseguenza il Poeta è un folle che va oltre i margini della normalità, che ama il rischio, sa che per raggiungere la bellezza deve osare, perché la bellezza non è qualcosa di tranquillo, la bellezza è un gioco pericoloso, con la bellezza puoi rivoltare il mondo perché la bellezza inquieta, trafigge, paralizza, pensa a una perla, a te che piacciono tanto, mi dici sempre che la tua donna ideale porta al collo un filo di perle, allora sai cos’è la perla? È la malattia della conchiglia, la perla si forma quando un parassita entra nell’ostrica, e in alcuni casi dopo averle generate le ostriche muoiono, ti rendi conto? Senza la malattia non nasce la perla e la bellezza di un oggetto così perfetto. Così senza entusiasmo, senza invasamento non può nascere l’arte, senza impulso erotico non esiste arte, senza catatonia, senza possessione, produci solo mediocrità, ricorda che la Poesia e la letteratura sono l’arte di evocare i dèmoni, non quelli malvagi di cui parla il cattolicesimo, il demone viene da daimon, un essere divino, o meglio a metà tra umano e divino, e per molti indica il tuo destino, e tu lo devi scoprire, ecco perché facendo arte devi provocare turbamento, contribuire a far scoprire, a chi legge, i suoi lati oscuri, e ci riesci se non pensi di fare qualcosa di carino, ricordatelo sempre amico mio, non puoi limitarti a scrivere in modo carino, metti al bando questo aggettivo, ripudia chi lo usa, fuggi dai romanzi e dai poeti consolatori, da chi vuole redimerti o lasciarti con una speranza che in fondo la vita non è così male, che le cose prima o poi finiranno bene, che alla fine del tunnel c’è sempre la luce, non è vero, tu lo sai quanto me, quando scrivi, se decidi di farlo davvero, devi scegliere da quale parte stare, integrati o apocalittici, consolatori o scellerati.

 

L’autore – Rosario Galli, nel 1980, vince il Premio Fondi La Pastora con Una giornata come oggi e subito dopo il Premio Under 35 con Sottosuolo. È ammesso al Laboratorio di scrittura di Eduardo De Filippo alla Sapienza dall’82 all’84. Nel 1985, con Michele Mirabella e Mario Moretti, assume la direzione artistica della sala Caffè Teatro dell’Orologio. Autore della famosa commedia Uomini sull’orlo di una crisi di nervi, nel 1996 fonda la compagnia teatrale Cubatea, con cui ha prodotto più di 60 spettacoli. Alterna l’attività di teatrante con quella di sceneggiatore. Partecipa alla stesura della fiction televisiva Elisa di Rivombrosa e scrive alcune serie televisive per Bud Spencer. Pubblica un volume dal titolo Eran Trecento, tre testi su Carlo Pisacane e la Spedizione di Sapri. Dal 2014 al 2022 è stato responsabile organizzativo del Teatro Palladium dell’Università Roma Tre. Tra i suoi ultimi testi andati in scena: Donne che vogliono tutto, Sedia sediola, Guerra di bugie, La sottoveste rossa, Uomini Separati, Niente è come sembra.

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