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Cesare Viviani è nato a Siena nel 1947. Vive a Milano. I suoi libri di poesia pubblicati presso Einaudi sono: Silenzio dell’universo (2000), La forma della vita ( 2005), Credere all’invisibile (2009), Infinita fine (2012), Osare dire (2016), Ora tocca all’imperfetto (2020) e Dimenticato sul prato (2023).
Da molti anni Viviani è uno dei piú significativi poeti italiani. Nella sua opera si sono alternate due istanze apparentemente contrastanti: la decostruzione dei valori e dei significati dati per acquisiti e la ricerca di una parola nuda, essenziale, concentrata in sentenze dal tono ieratico e sapienziale. La nuova raccolta di Viviani trova l’equilibrio tra queste due tensioni, tra l’assertività aforismatica e l’ambiguità luminosa della poesia, o del sogno. Tra enunciazione impersonale e autobiografia. Se questo libro è un punto di incrocio nello stile di Viviani, è perché qui vengono illuminati i passaggi definitivi dell’esistenza e le verità inesorabili dell’esperienza individuale. Gli stessi temi erano affrontati in Ora tocca all’imperfetto, ma in Dimenticato sul prato c’è un ulteriore passo, molto suggestivo: l’io e gli oggetti consueti sono trattati come ricordi che riaffiorano improvvisamente («sono tutti militi ignoti»), toccati da una forma di nostalgia per qualcosa che non si sa più bene cos’è. È come se il poeta fosse già da un’altra parte, ma con legami percettivi e affettivi difficili da sciogliere. In questo trascolorare delle cose, in questo mutamento di sensibilità, la stessa poesia è un «oggetto» da guardare con occhi diversi: non più una ricerca estetica, ma «il punto più profondo | oscuro», un anticipo e una guida per gli snodi e le metamorfosi decisive.
Tre poesie
La conversione
non fu sradicamento
o eccelsa mutazione,
ma quel leggero movimento
di volgersi indietro, mentre
ti allontanavi,
facendo comparire appena il profilo
del sorriso.
—
Dice di un pensiero antico
«Se desideri avere un amico
e lo vai cercando,
desideri Dio»
—
(La perdizione era mirare
a costruirsi la vita).