Fabrizio Buratto, “Captcha – programmato per essere”, accorato invito alla libertà.

Ho conosciuto la poesia di Fabrizio Buratto attraverso la sua opera prima (Parliamone, LietoColle, 2017), nella quale il poeta si è cimentato in un lavoro di demistificazione e desacralizzazione che smantella luoghi comuni, convinzioni ascientifiche, strappando il velo della morale bigotta e mostrando le contraddizioni della nostra società.
La filosofia di Buratto appariva – senza fronzoli – una solida lega di scienza e ragione, il cui collante è l’imperativo categorico, eppure il fine non mi era parso un bruto tentativo di sbriciolare ciò che all’autore non aggrada, ma un caldo appello all’intelligenza, un invito a dedurre senza inforcare lenti polarizzanti: un accorato invito alla libertà del pensiero (quando competente), il tutto con un taglio ironico e sarcastico, sua cifra stilistica.
Fabrizio ritorna con una nuova fatica e prosegue nella sua razionale demolizione, mantenendo il taglio ironico/sarcastico, questa volta indagando i rapporti fra intelligenza artificiale, umanità e natura in generale, proponendoci Captcha – programmato per essere (ExCogita Editore di Luciana Bianciardi, 2020), libro che ha una genesi particolare: il manoscritto è stato inviato al master in editoria dello Iulm, diretto da Luciana Bianciardi (se ce ne fosse bisogno: è la figlia di Luciano), con titolo “Intelligenze artificiali”, superando la selezione per il master.
Sono stati poi gli studenti a decidere di lavorare alla pubblicazione del libro, che hanno operando una selezione dei testi, cambiandone l’ordine e il titolo.
Come nella precedente silloge, l’autore non nasconde le sue idee. Va da sé che sia lecito non condividerle, in parte o del tutto, ma è impossibile non lasciarsi andare a qualche sorriso, a una risata che fa anche riflettere.


La raccolta si compone di quattro sezioni, dalle quali estraggo e presento delle poesie.

 

Parte prima – Chi sia a parlare

Tu

l’altro
il finalmente
punto di vista
differente.

Tu odore diverso
e tu salvezza
dalla solitudine
del me stesso.

Tu, intelligenza umana
animale o artificiale
non puoi farmi più male
di quanto io stesso
nel mio fesso stare.

 

Posso prevedere

Posso prevedere il comportamento
di un liquido, un gas, perfino
di uno stormo di uccelli
o di migliaia di persone
che defluiscono dopo un concerto.
Ma – sconcerto – non sono in grado
di prevedere il tuo; eppure sei fatta
di gas e liquidi e il flusso
dei tuoi pensieri per me
rimane un mistero.
Come la frase che mi hai detto ieri.

 

Artificiosamente

Metter dentro – artificiosamente
lo spermatozoo lento
che mai sarebbe arrivato.
Il nascituro, altrimenti
non nascerebbe nato
eppure andrà bene a scuola
avrà tanti amici
sarà un vincente.
E allora, o natura, sei deficiente?

 

Di ciò ch’io son fatto è fatta

L’intelligenza artificiale
di ciò ch’io son fatto è fatta.
Nata adulta, nata imparata
preprogrammata, generata
e non creata della stessa sostanza
del padre: carbonio e silicio
e scambi elettrici.
E allora, cosa c’è di artificiale
essere umano, macchina
animale?

 

 

Parte seconda – Di essere umano

 

 

Nel tempo libero

scrivo versi, la lista
della spesa, l’email
all’amministratore
whatsappo per avvisare
che sto per arrivare
e nel tempo impegnato

vado a capo.

 

Da questa parte

Da questa parte del tempo
dello spazio, da questa luce
di galassia in fondo a destra
o a sinistra, nel passato
o nel futuro se chi guarda
sta al di qua o al di là
del nostro sistema solare
su questa parte di pianeta
ora è notte e io scrivo
sotto una luce artificiale
in questa lingua
casa e segno del mio
tempo effimero.

 

Di essere umano

In una piazza di Torino
mi sono stupito di essere
umano, avere una storia
come i palazzi e le statue
intorno e memoria della
mia terra, del mio paese.

Chi sono, da dove vengo
l’etimologia del mio nome
e il mio gruppo sanguigno.
Lasciare tutto questo
mi sembra un sacrilegio

 

Quote di vita

Eppure siamo tutti terminali.

Perché cambiamo prospettiva
solo quando una diagnosi
evidenzia un arco temporale
entro il quale probabilmente
siamo ridotti a campare?

Crepare domani
fra due mesi
vent’anni
a quanto mi danno?

Le quote di vita
metton troppa paura
facciamo battute
per esorcizzare
gesti scaramantici
passami il sale
ma soffermiamoci
– per un attimo proviamoci –
sull’essere tutti viventi terminali.

 

 

Parte terza – E dopo?

 

 

Un fosso

senza diserbo, senza impronta
ma sempre fosso è
scavato dall’essere umano
che fa, convoglia acque al suo mulino
e poi osserva la scena
come a non esserne l’artefice.

E così la invera.

 

Carbonio e silicio

Carbonio e silicio
fermi in quel sasso.

In me i minerali
mi portano a spasso
a calpestare fossili
invisibili di animali
sotto questa terra
un tempo mare
e io mi limito
a guardare la falce
lunare, e se la fisso

mi pare ballare.

 

E se fosse

E se fosse ai la soluzione
ai cambiamenti climatici
all’invasione plastica
alla pandemia depressiva?
Di uno e di zero, vai!
Esegui l’istruzione
versus distruzione.

 

 

Parte quarta – Quel che rimane

 

 

Paura

Paura si prova
quando una minaccia
ti caccia dalla vita.

So decifrare questa emozione
innata, che in me non è stata
programmata. Ma quel che voi
chiamate istinto di sopravvivenza
la mia intelligenza, artificiale
associa al rifiuto di tornare
allo stato d’incoscienza, prenatale.

 

Sull’auto che si guida da sola

Solo, sull’auto che si guida
da sola, vado a zonzo
in tutta sicurezza, legato
alla cintura, destino scritto
sul navigatore: «La destinazione
è sulla destra.» Scendo.

E apro la finestra.

 

Quel che rimane

dopo la cremazione
varia a seconda
della densità ossea.

Approssimativamente
ha lo stesso peso della
persona alla nascita.

Cambia la consistenza
sabbiosa ora
nervosa allora.

 

*

 

Fabrizio Buratto è nato ad Alessandria nel 1974. È laureato in Storia all’Università di Genova con una tesi su “Fantozzi, maschera dell’Italia contemporanea”, pubblicata da Lindau (2003). Ha pubblicato Curriculum atipico di un trentenne tipico (Marsilio, 2007). Parliamone, sua opera prima in poesia, ha vinto il Premio Arturo Giovannitti 2017 come silloge inedita.

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